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Regione Toscana, i Laboratori del Sapere Scientifico

Pubblicato il: 16/11/2012 16:34:07 -


Il progetto sollecita il rinnovamento dell’insegnamento scientifico, in linea con le nuove Indicazioni della scuola di base. La scommessa è lo “sviluppo assistito” (strutturato, sostenuto, monitorato, verificato e valorizzato) della professionalità docente.
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Le nuove Indicazioni della scuola di base affermano che la costruzione del curricolo è un “processo attraverso il quale si sviluppano e organizzano la ricerca e l’innovazione educativa”, cioè un cammino di costante miglioramento dell’aspetto centrale della scuola, il processo di insegnamento-apprendimento.
Sono inoltre indicate le condizioni necessarie per la realizzazione della scuola del curricolo: la trasformazione di tutte le scuole in comunità professionali caratterizzate da “partecipazione” e “apprendimento continuo”. “Questo processo richiede attività di studio, di formazione e di ricerca da parte di tutti gli operatori scolastici e, in primo luogo, da parte dei docenti. Determinante al riguardo risulta il ruolo del dirigente scolastico”. Le norme innovative sono indispensabili ma, come sempre, insufficienti di per sé a garantire trasformazioni significative; le nuove Indicazioni per il curricolo della scuola di base potranno essere effettivamente attuate se le scuole diventeranno istituzioni caratterizzate da ricerca e innovazione educativa, ma tutto ciò impone una lunga azione di “accompagnamento” da parte di tutte le istituzioni che hanno responsabilità di governo e di gestione del sistema scolastico.

L’esperienza della Regione Toscana è, in questo senso, emblematica e costituisce un esempio per eventuali iniziative di sostegno alle nuove indicazioni sia da parte del Ministero che di altre Regioni.
Si tratta di un’iniziativa per il rinnovamento dell’insegnamento scientifico (delle scienze sperimentali e della matematica) a cui la Regione Toscana più di dieci anni fa diede avvio, partendo dall’idea che le “buone pratiche” condotte da insegnanti delle scuole toscane avrebbero fornito un contributo importante. Venne conseguentemente costituito un comitato scientifico (formato da rappresentanti delle tre università toscane e delle principali associazioni degli insegnanti) con la funzione di mettere a punto i criteri [1] con cui definire l’esistenza di pratiche innovative nell’insegnamento scientifico e matematico delle scuole della Regione, per poi validarne i percorsi più significativi. Durante dieci anni di attività, sono stati individuati quasi un centinaio di percorsi, dalla scuola dell’infanzia alla secondaria superiore, inseriti in un’apposita Banca Dati regionale [2].

Dopo alcuni anni, emerse nel comitato la consapevolezza che i “percorsi” validati – anche se valorizzati in numerose iniziative pubbliche – rappresentavano una goccia nel mare della scuola toscana, dove restava prevalente un insegnamento trasmissivo e nozionistico, e che essi, da soli, non sarebbero stati in grado di contribuire a modificare le pratiche prevalenti. Ebbe inizio allora, dopo una lunga discussione, una seconda attività del comitato scientifico finalizzata a individuare esperienze di scuole che – a partire dall’autonomia scolastica – si fossero date un’organizzazione funzionale al coinvolgimento di più insegnanti di discipline matematico-scientifiche in esperienze di ricerca/sperimentazione Questa attività di ricognizione portò all’individuazione di un numero limitato di scuole: si comprese infatti che le scuole, prevalentemente, avevano interpretato l’autonomia scolastica nella direzione dei progetti aggiuntivi e non del rinnovamento dell’insegnamento. Ma quello che fu possibile vedere in alcune scuole e la stessa discussione sul cosa e con quali strumenti il comitato era andato ricercando nelle scuole stesse, furono sufficienti a elaborare un “modello” di organizzazione per dar vita a quella attività di “ricerca/sviluppo” prevista dall’Autonomia Scolastica, alla costituzione di quella “comunità professionale” di docenti necessaria ad estendere, sistematicamente, la pratica dell’innovazione negli insegnamenti scientifici. Il “modello” organizzativo fu discusso e perfezionato nel corso di un’iniziativa di formazione per Dirigenti scolastici (figure la cui “messa in gioco” fu ed è ritenuta decisiva nell’Azione regionale) organizzata, a livello regionale, in collaborazione con la Direzione Scolastica.
La realizzazione del modello fu successivamente proposta a tutte le scuole dalla Regione Toscana attraverso un “Avviso pubblico per la realizzazione di gruppi di lavoro a carattere permanente di ricerca/sviluppo di una didattica innovativa nelle discipline matematiche e/o scientifiche denominati Laboratori del Sapere Scientifico”.
Alle scuole che si offrono di realizzare i Laboratori così come proposti nell’Avviso regionale viene offerto per tre anni un contributo (da utilizzare per l’acquisto di materiali, per l’incentivazione degli insegnanti e per il pagamento di esperti esterni per la formazione) e il sostegno del comitato scientifico che “accompagna” le scuole “concorrenti” (ciascun membro del comitato ne segue, online, un certo numero), valuta annualmente gli esiti dell’attività dei Laboratori – documentati attraverso un attento monitoraggio – e comunica le proprie valutazioni alle scuole.

Nel primo anno (2010) le scuole che hanno avuto il finanziamento sono state circa 40 , nel secondo anno (2011) se ne sono aggiunte 35. A luglio 2012 la Regione Toscana ha emesso un ulteriore Bando che prevede di estendere con le stesse modalità la costituzione dei Laboratori in altre 40 scuole [3].
Un bilancio provvisorio permette di evidenziare il coinvolgimento di più di 1.500 insegnanti, dalla scuola dell’infanzia alle superiori, in un processo di rinnovamento dell’insegnamento scientifico che scommette sullo “sviluppo assistito” (strutturato, sostenuto, monitorato, verificato e valorizzato) della professionalità docente.

NOTE:
[1] I 3 criteri individuati sono in totale consonanza con quelli indicati dalle indicazioni: 1. approccio fenomenologico-induttivo ai contenuti delle discipline (né libresco né sistematico-deduttivo), attraverso il quale ricostruire con gli alunni il percorso cognitivo che ha portato a quei contenuti; 2. “percorsi di apprendimento” individuati sulla base di contenuti epistemologicamente fondanti questa o quella disciplina; 3. introduzione di elementi di concettualizzazione/teorizzazione (la definizione, la regola, la legge, il principio) come risultati di un processo di osservazione-problematizzazione-formulazione di ipotesi-verifica-generalizzazione e non come verità precostituite.
[2] http://eduscienze.areaopen.progettotrio.it/index.asp

[3] http://www.regione.toscana.it/regione/export/RT/sito-RT/Contenuti/sezioni/istruzione_ricerca/visualizza_asset.html_1478266641.html.

Fiorentini Paoletti Sbordoni

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