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“Nove” e “nuovo”: alcune considerazioni di carattere storico-etimologico

Pubblicato il: 13/09/2012 17:23:02 -


Alcuni studiosi statunitensi sono dell’avviso che, svolgendo il pollice una funzione tutta particolare nell’uso della mano, un tempo l’appellativo “dito” non fosse propriamente di sua pertinenza. Onde si denominavano “dita” soltanto le altre quattro, che per le due mani davano un totale di otto dita.
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Periodicamente gli organi di informazione portano alla ribalta una congettura che, tuttavia, dalla maggior parte dei filologi e dei glottologi è considerata destituita di ogni fondamento. Vale a dire: l’analogia tra il termine indicante il numero “nove” e quello indicante l’aggettivo “nuovo”, che si riscontra non solo in italiano ma anche in altre lingue, dipenderebbe dal fatto che originariamente l’organizzazione dei numeri era legata – in mancanza di termini adeguati – a un modo particolare di usare le dita in funzione di indicatori numerici. Noi abbiamo avvertito la necessità di parlarne qui perché la notizia – che è stata oggetto di un articolo di J. Lambek su “The Mathematical Intelligencer”, un’importante rivista di divulgazione matematica – potrebbe diffondersi in maniera inappropriata.

In breve, alcuni studiosi statunitensi sono dell’avviso che, svolgendo il pollice una funzione tutta particolare nell’uso della mano – si pensi, per esempio, al fatto che solo il pollice può toccare agevolmente, e quindi contare (come è stato riscontrato presso alcuni popoli primitivi) i polpastrelli di tutte le altre dita della stessa mano – un tempo l’appellativo “dito” non fosse propriamente di sua pertinenza. Onde si denominavano “dita” soltanto le altre quattro, che per le due mani davano un totale di otto dita. Ciò avrebbe portato all’adozione di una numerazione ottale (basata sull’otto), forse prima ancora di quella di tipo decimale. Di conseguenza, il termine “nove” starebbe a indicare – dal latino “novus”, ma anche da altre lingue indoeuropee – “nuovo numero”, o anche “nuovo conteggio”.

A detta di questi studiosi, una conferma della loro teoria risiederebbe nel fatto che, come osserva lo stesso Lambek, in francese per le nostre parole “nove” e “nuovo” si ha un solo termine, “neuf”; e inoltre quasi uguali fra loro sono le corrispondenti parole tedesche “neun” e “neu”.

A conforto di ciò segnaliamo quanto riportato dall’autorevole dizionario etimologico “Die Ettymologie der deutschen Spache, Der grosse Duden”: “La parola ‘neun’ (nove) discende dalla parola idg. *[e]neuen (nove, vedi lat. novem, greco ennéa); essa forse proviene da ‘neu machen’ (fare nuovo), quindi nove sarebbe ‘nuovo numero’ nella terza serie del quattro. […] La parola ‘acht’ (otto) proviene dalla parola idg. *oktou (vedi il latino octo e il greco okto); essa è una forma duale e significa propriamente ‘entrambe le punte del quattro’, cioè le due mani senza i pollici”…

PER APPROFONDIRE:
Alcune considerazioni di carattere storico-etimologico sul legame tra i termini nove e nuovo”, di Cosimo De Mitri

Cosimo De Mitri

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One thought on ““Nove” e “nuovo”: alcune considerazioni di carattere storico-etimologico

  • Gentile Cosimo De Mitri,
    l’informazione e l’ipotesi discussa sono molto interessanti. Un’ipotesi alternativa, proposta da Alinei-Benozzo (Dizionario Etimologico DESLI) -più mistica e meno logica- risale invece alla scoperta -grazie all’allevamento di bestiame- dei tempi di gestazione che, nel caso degli umani, sono di 9 mesi. Alla fine di questo periodo avviene la nascita di un neonato, di un individuo “nuovo”. Grazie, Antonio Romano

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One thought on ““Nove” e “nuovo”: alcune considerazioni di carattere storico-etimologico

  • Gentile Cosimo De Mitri,
    l’informazione e l’ipotesi discussa sono molto interessanti. Un’ipotesi alternativa, proposta da Alinei-Benozzo (Dizionario Etimologico DESLI) -più mistica e meno logica- risale invece alla scoperta -grazie all’allevamento di bestiame- dei tempi di gestazione che, nel caso degli umani, sono di 9 mesi. Alla fine di questo periodo avviene la nascita di un neonato, di un individuo “nuovo”. Grazie, Antonio Romano

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