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“Note di classe” con musica sui banchi

Pubblicato il: 21/01/2014 12:12:59 -


Con “Note di classe. Ricerca sull'insegnamento della musica nelle scuole” (2013) di Ludovica Scoppola si torna a parlare di musica nella scuola. Nella presente recensione del libro si mette a fuoco il ruolo pedagogico dell'esperienza musicale e oggi, dopo la scomparsa di Claudio Abbado – agguerrito sostenitore del valore educativo della musica –, si può dichiarare ad alta voce che il tema è fra i più importanti per lo sviluppo dei giovani e del nostro paese.
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“Come pochi libri che vale la pena leggere a fondo, questo volume e il lungo lavoro di ricerca che vi è sotteso non hanno voluto costruire risposte o trarre conclusioni. Al contrario, hanno circostanziato domande scomode ma sempre meno eludibili su metodi e strumenti della formazione che mostrano elementi strutturali di fragilità, a fronte della palese evidenza di quanto risulti necessario un radicale cambio di passo” (dalla prefazione di Michele Trimarchi).

Il libro di Ludovica Scoppola – “Note di classe. Ricerca sull’insegnamento della musica nelle scuole” (Franco Angeli, Milano 2013, con prefazione di Michele Trimarchi e introduzione di Pietro Lucisano) – analizza il ruolo educativo dell’esperienza musicale, partendo dal presupposto che la musica e il suo apprendimento hanno sempre svolto una funzione particolare nell’evoluzione umana e che, oltre a suscitare emozioni profonde e significative nell’individuo, assumono una posizione centrale nella vita sociale e religiosa in tutte le civiltà del mondo.

La parte introduttiva del libro delinea in modo sintetico alcuni riferimenti sul pensiero e sul ruolo dell’educazione musicale dal mondo antico fino alla nascita del Conservatorio. L’insegnamento della musica in Italia è inoltre comparato con le direttive nazionali di alcuni Paesi europei. In particolare si esaminano i curricula d’insegnamento della musica nella scuola secondaria di primo grado (o livello Isced 2) del Regno Unito, della Germania e della Spagna. Segue una rassegna della normativa scolastica italiana in materia musicale degli ultimi decenni, pertinente i tratti scolastici interessati alla ricerca: la scuola d’infanzia, quella primaria e secondaria di primo grado, nonché gli Istituti Magistrali oggi Licei Psicopedagogoci.

Il tema si sposta quindi sul ruolo che la musica ricopre nella scuola italiana, spesso, per molti studenti unico momento di relazione con questa materia. Dall’analisi della letteratura appare evidente che, nonostante la musica ricopra un ruolo di notevole importanza nella vita quotidiana e nelle relazioni tra gli adolescenti, risulta piuttosto negletta tra le mura scolastiche. La cultura musicale degli adulti e dei giovani subisce da tempo una frattura che riduce le opportunità di dialogo e non riesce a incidere su scelte spesso condizionate dagli orientamenti indotti dal sistema delle industrie culturali. A ciò contribuisce anche la sostanziale assenza delle giovani generazioni da tante occasioni di fruizione musicale del repertorio classico, che provoca la perdita progressiva di un patrimonio musicale inestimabile e limita sostanzialmente le opzioni di socialità intergenerazionale.

Il secondo capitolo entra nel vivo della ricerca descrivendo la metodologia, la costruzione degli strumenti di rilevazione e il campionamento degli studenti e dei docenti coinvolti. Partendo dall’ipotesi che suonare uno strumento musicale possa essere un idoneo mezzo per appassionare i giovani ai diversi repertori musicali e, comunque a questa disciplina, il terzo capitolo presenta in modo dettagliato l’analisi dei dati, corredata dagli strumenti di rilevazione e da numerose tabelle e grafici che ne facilitano la comprensione.

La metodologia originale elaborata nel corso di questa ricerca è replicabile e costituisce un mezzo innovativo di misurazione del proprio operato per i docenti che ne vogliano fare uso.
L’indagine di cui dà conto nel volume è stata svolta nell’ambito del Dottorato di ricerca in Pedagogia sperimentale dell’Università di Roma “Sapienza” ed è stata realizzata nelle scuole secondarie di primo grado del Comune di Roma. La ricerca sul campo ha coinvolto oltre mille studenti, con i relativi docenti, attraverso questionari e prove strutturate, per comprendere lo stato dell’arte dell’insegnamento musicale, in relazione a variabili socio-culturali e curricolari. I risultati del lavoro fanno emergere il grande valore delle classi a indirizzo musicale che in tutte le scuole ottengono risultati migliori anche sugli elementi del curriculum comune e mostrano come lo stesso insegnante ottenga risultati significativamente migliori quando può fare riferimento a un contesto che rende i ragazzi più motivati. Se ne ricava un interessante quadro dell’ora di musica a scuola, analizzato da diverse angolature, che offre la possibilità di individuare potenziali margini di miglioramento e innovazione rispetto ai programmi e alle metodologie didattiche.

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Immagine in testata di Pixabay (licenza free to share)

Anna Salerni

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