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Le migrazioni viste in 2.0

Pubblicato il: 30/07/2013 17:18:55 -


Nel trattare il tema della migrazione in una classe multietnica, nell’ambito della sperimentazione 2.0 si è utilizzata una metodologia innovativa, che unisce scienze e umanesimo invitando a uno sguardo creativo e coerente sul futuro attraverso l’analisi del presente. L’esperienza è stata presentata al III Convegno di Education 2.0.
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Lo scorso anno scolastico, attraverso la costituzione di una classe 2.0, la 2D del Liceo Scientifico (opzione Scienze Applicate) dell’ITT “T. Sarrocchi” di Siena, abbiamo avuto modo di fare uso delle nuove tecnologie (lavagna interattiva, ipad e relative applicazioni) e quindi di metterci a confronto con un nuovo tipo di didattica, la didattica digitale.
Inutile dire quanto positivamente incentivi del genere abbiano subito operato sulla motivazione di insegnanti e studenti.
Il rischio che questa motivazione calasse dopo i primi entusiasmi era però molto alto, in quanto gli alunni mostravano di non comprendere a fondo le potenzialità didattiche che un esperimento del genere avrebbe offerto.
In più la classe, al cui interno c’erano numerosi alunni con esperienze di migrazione dall’estero e da altre zone d’Italia, si presentava poco amalgamata e frammentata in piccoli gruppi facilmente in antitesi l’uno con l’altro.

Noi docenti abbiamo subito colto l’urgenza di alimentare la motivazione iniziale con un progetto didattico forte, capace di trasmettere il valore e i saperi di ciascuna disciplina e allo stesso tempo di creare spirito di cooperazione e inclusione nell’intero gruppo classe, docenti compresi. Volevamo riuscire a rispondere con successo alle aspettative giovanili con un metodo che rendesse gli alunni protagonisti nella scelta dell’approccio da usare, nell’applicazione pratica di ciò che si apprendeva teoricamente e consapevoli del raccordo inscindibile fra i diversi assi culturali.
Il nostro intento, in breve, era quello di sfruttare al massimo i benefici della “tecnologia” attraverso una “metodologia” didattica mirata.

Lo “Scenario Based Method” (d’ora in poi SM) ci è parso la risposta più calzante ai nostri obiettivi, costruiti attorno a un tema che stava particolarmente a cuore a tutti, date le peculiarità della classe: la Migrazione e la Coesione.

Lo SM è un percorso operativo che invita all’analisi dei problemi del presente attraverso uno sguardo creativo sul futuro. Gioco di guerra nei primi del Novecento, il metodo è stato successivamente sviluppato in varie multinazionali (tra cui la Shell). Introdotto poi in ambito universitario in Olanda, la sua prima sperimentazione nelle scuole superiori è stata condotta dal 2004 al 2007 con un progetto Comenius1, al quale il “Sarrocchi” ha partecipato assieme a scuole inglesi, olandesi, spagnole.

Alla classe è stato chiesto di identificare, attraverso l’ausilio del discorso socratico condotto da un docente del CdC, due coppie di tendenze future antitetiche inerenti al tema della migrazione.
Gli alunni hanno scelto l’omologazione contrapposta alla diversificazione e lo sfruttamento contrapposto all’equità.
Poste in un “riferimento cartesiano ortogonale”, queste tendenze hanno fatto emergere quattro possibili scenari di vita futura.

Gli studenti sono stati poi suddivisi in quattro gruppi; a ciascun gruppo è stato affidato uno scenario e chiesto di tracciare il profilo di un mondo in cui dominassero i due fattori che lo caratterizzavano. I ragazzi, stimolati a dar voce al loro spirito creativo, dovevano produrre elaborati coerenti in cui convergessero le variabili che dirigono la storia: le tendenze, i giochi di potere, i cicli, gli sviluppi scientifici e tecnologici. La ricerca era interdisciplinare in quanto il gruppo poteva basarsi sulla pluralità degli assi culturali.

Dal discorso socratico conclusivo, svoltosi con alunni e docenti, si sono delineati lo scenario più probabile e quello più ambito. Il lavoro di ciascun gruppo è stato incluso in un e-book interattivo che presenta i quattro scenari e le riflessioni conclusive emerse, attraverso filmati autoprodotti, interviste, brani di musica e film, storie di migrazione, narrazioni avveniristiche e non.

L’esperienza è risultata particolarmente positiva. Ciò è valutabile attraverso l’e-book, ma anche attraverso il cambiamento personale di ciascun membro del gruppo classe. Gli alunni, posti davanti a un’esperienza di autonomia di apprendimento, si sono responsabilizzati, mostrando uno spiccato senso di laboratorialità.
Il tema presentato, poi, ha dato modo di ridiscutere i loro confini sociali e culturali e apprezzare il valore della diversità.

Noi docenti, attraverso lo SM, ci siamo posti una sfida particolarmente ardua: riuscire a stare in silenzio. Nello SM, infatti, solo in una prima fase l’insegnante trasmette i contenuti specifici della propria materia che aiuteranno la classe nell’ideazione degli scenari, ma nellaboratorio operativo agisce in parità con i suoi studenti, si esprime se interpellato, riconosce con serenità ciò che non sa fare.

Pensiamo che lo SM, per la sua particolare duttilità, per l’equilibrata integrazione di scienze e umanesimo che propone e per le sfide che pone al modo di fare didattica, possa costituire un prezioso strumento di crescita per docenti e alunni di ogni ordine scolastico.

ENGLISH ABSTRACT:
In order to deal with the theme of Migration in a multiethnic group, the use of modern technologies offered by the 2.0 programme has been supported by the “Scenario Based Method”, an innovative methodology which includes science and humanism while leading to a creative and coherent view of the future through the analysis of the world at present.

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Immagine in testata di Pixabay (licenza free to share)

Emanuela Pierguidi Elisabetta Fabbri Emilia Petrocelli

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