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Imparare ad autopercepirsi, per accogliere, conoscere e apprendere

Pubblicato il: 17/09/2014 22:27:20 -


Un viaggio nel mondo delle relazioni interpersonali attraverso un percorso teatrale, finalizzato al potenziamento di una didattica delle competenze.
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Nella nostra classe di scuola primaria, attualmente una terza, abbiamo sempre cercato di privilegiare l’aspetto formativo della didattica. Siamo fermamente convinte che senza serenità di pensiero non ci possa essere capacità di apprendimento. Già da tre anni abbiamo intrapreso un percorso teatrale in modo da coinvolgere i nostri alunni in un lavoro di spettacolo che possa avviare i bambini alla piena consapevolezza della propria fisicità.
Diventa sempre più importante nella scuola dedicare più tempo all’oralità, all’ascolto di sé, alla percezione del proprio corpo e all’accettazione dell’altro. È sempre più forte l’esigenza di creare uno spazio dove poter porre domande, dove rifiutare i ruoli codificati e i movimenti stereotipati, dove potersi scoprire.

Muoversi in un laboratorio di movimento-espressione ha permesso di sperimentare un nuovo modo di ascoltare gli altri e se stessi e di avviarsi verso un’integrazione che partisse proprio dagli strumenti più naturali, che una persona possieda: il corpo sensibile. Attraverso lo studio e la ricerca di un movimento, di un gesto come linguaggio non verbale capace di esprimere un’idea, viene sviluppata la crescita di un’espressività più consapevole, che potenzia e sostiene processi di tipo educativo, formativo, sociale oltre che artistico.
A ogni incontro teatrale, attraverso lo studio del movimento, ogni parola pensata veniva rappresentata, messa in movimento, concepita e assimilata in un modo nuovo , più consapevole e creativo, ma soprattutto più emozionante.

Tutto questo lavoro ha preso spunto dalla consapevolezza di quanto stiano cambiando le dinamiche relazionali: siamo immersi in un mondo di parole, parole che raramente ascoltiamo, che piovono e che appena ci sfiorano, a malapena comprendiamo. Facciamo sempre più fatica ad ascoltare. La nostra capacità di ascolto è a rischio perché le parole scivolano, spesso, sulla nostra mente, senza lasciare alcuna traccia. Come fare a generare nel bambino il desiderio di esprimere le proprie emozioni, di comprendere le parole registrate nell’ambiente in cui vive, come poter avviare i bambini alla consapevolezza di ciò che in ogni momento ascoltano e come guidarli all’acquisizione di competenze finalizzate alla produzione scritta, libera e personale di poesie nate dalle proprie riflessioni.
L’incapacità di scrivere spesso coincide con la poca attitudine a osservare, a sentire, ad ascoltare il mondo che ci circonda, ma soprattutto all’incapacità di sapersi ascoltare, di auto percepirsi.

Il laboratorio teatrale condotto dall’associazione Armunia nella nostra classe terza elementare è stata l’occasione per fare tutto questo.
Era necessario un contesto dove, con rigore , si potesse dare importanza assoluta all’ascolto, alla riflessione su parole piovute dall’immaginazione dei bambini. Tale progetto, appunto chiamato “Piovono parole”, si è svolto da gennaio a maggio 2014 ed ha avuto come genesi l’incontro con la poetessa Chiara Carminati, la quale ci ha insegnato che le parole possono essere messe in movimento e che ognuna delle parole pensate può generare un mondo piccolo ma pieno di emozioni: l’Haiku.

Per i bambini è stato divertente scoprire che le parole possiedono un movimento e ancora di più scoprire che un Haiku si muove nella mente fin da quando lo penso, lo invento e lo scrivo e così lo vedo e non lo dimentico e, continuerà a vivere dentro di me. Ogni incontro con l’esperta di teatro iniziava con una pioggia di parole che i bambini liberamente pensavano e che io insegnante gelosamente custodivo in una scatola magica. La scelta casuale di alcune di queste parole, l’elaborazione di piccoli versi liberi hanno costituito il canovaccio per poter realizzare un Haiku in movimento.
La sorpresa più grande e inaspettata è stata vedere con quanta facilità tutti i bambini riuscivano a rappresentare una parola con un gesto, un movimento non casuale, ma sensato. Ognuno con serietà e rigore ha cercato di movimentare parole quali primavera, leggerezza, profonda e allegria.

L’adulto ha ormai perso la capacità di associare un movimento a una parola. Noi insegnanti non avevamo mai pensato alle parole come a un fluido che si muove. Insieme ai nostri alunni, grazie all’intervento di Paola Consani, abbiamo capito che una parola detta non nasce solo dal pensiero, non è solo espressione di un concetto, ma è movimento. Quando “i grandi” parlano, spesso rendono la discussione arida e statica. I nostri alunni ci hanno insegnato a rendere interessante il nostro corpo che mentre parla si esprime. Nel momento in cui il concetto viene intrappolato nella parola perde gran parte della sua efficacia. Ma il mio respiro il mio sguardo, la mia espressione, il mio sentimento e l’intensità, la passione con cui mi propongo agli altri dona a chi mi ascolta un contesto accattivante e motivante, ma soprattutto rilassante ed emozionante.

I bambini già sanno fare tutto questo, e pretendono dai loro interlocutori questo tipo di approccio, ma la fretta delle relazioni spesso spazza via la spontaneità dei loro gesti, genera in loro l’insofferenza all’ascolto, unica responsabile del fallimento della lezione frontale. Crediamo che si debba ripartire da loro, imparare dalla loro spontanea capacità di parlare con il corpo. Crediamo che si debba valorizzare il loro corpo, mantenerlo in movimento, anche durante un momento come l’ascolto, che purtroppo è ancora oggi ritenuto momento statico. Il bambino non sa ascoltare mantenendo immobile il suo pensiero ed è più bravo dell’adulto a mettere in movimento una parola.
Questo tipo di laboratorio linguistico in classe ha aiutato l’integrazione di quei bambini che mostrano una capacità d’ascolto minima, bambini che non riescono a controllare il proprio movimento o semplicemente bambini che prediligono il movimento alle parole e che attraverso il gesto, sono stati capaci di maturare la consapevolezza di ciò che pensano e di ciò che dicono.

La presentazione del progetto “Piovono parole” con tutte le tappe del percorso.

Paola Mainardi

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