L’innovazione dell’Education nel nuovo libro di Luigi Berlinguer
Attraverso un organico e riflessivo sguardo d’insieme, Luigi Berlinguer, il direttore di Education 2.0, nel suo nuovo libro “Ri-creazione. Una scuola di qualità per tutti e per ciascuno”, riprende le esperienze di buone pratiche didattiche di cui la rivista si è occupata negli anni.
Una grande prospettiva per l’innovazione dell’Education è presentata nel nuovo libro del direttore della nostra rivista Luigi Berlinguer. Il faro acceso da “Ri-creazione. Una scuola di qualità per tutti e per ciascuno” (in collaborazione con Carla Guetti, Liguori ed., Napoli 2014) s’incentra sulle attuali esperienze di buone pratiche didattiche disseminate a macchia di leopardo nelle diverse realtà scolastiche del Paese, con l’auspicio che contagino dal basso l’intera istituzione e che possano coinvolgere tutti e migliorare ciascuno.
Questo non significa semplificare o ridurre i problemi in campo ma, senza sminuirne la complessità, vuol dire rilanciare l’idea democratica che le buone idee possano essere vettore d’innovazioni positive che s’impongono dal basso come straordinaria leva per costruire una dinamica di reale cambiamento e germinativa di sviluppi fecondi.
Ne emerge, a tutto tondo, l’immagine di una scuola capace di strutturarsi a partire da se stessa, costituendosi come laboratorio permanente d’apprendimento per riscrivere i curricoli formativi in modo sinergico-globale, tramite l’affiancamento e la connessione con le più avanzate metodologie didattiche e con le nuove tecnologie della comunicazione.
Affrontare efficacemente le sfide complesse che attanagliano il mondo scolastico significa soprattutto crederci, senza peraltro nascondere le difficoltà della gestione e dell’amministrazione della scuola: dalla fatica di sburocratizzare e di semplificare, all’incompiuta realizzazione della revisione del quadro normativo.
Dietro le buone pratiche didattiche ci sono sempre, in modo più o meno esplicito, buone idee che guardano alla soluzione dei problemi sulla base di un dialogo costruttivo, alla ricerca delle ragioni e delle esigenze di un mondo, quello scolastico, che sta vivendo una profonda crisi.
Queste le direttrici basilari per una scuola riflessiva, moderna e democratica:
1. la società della conoscenza e dell’apprendimento è sempre più globale e sempre più locale. L’indispensabile “sguardo di sistema” impone che la scuola ritrovi un’identità forte anche nella prospettiva europea e multiculturale;
2. sono necessarie più strategie efficaci di didattica orientativa, sia per offrire una formazione di qualità non marginale a tutti i giovani, sia per far partecipare gli adulti ai processi di educazione continua;
3. la scuola, anche in rete, deve aprirsi di più a un modello di radicamento nel territorio e di partecipazione integrata alle realtà socio-culturali e al mondo produttivo, con particolare riguardo al rapporto con il mondo della formazione professionale superiore e dell’Università;
4. la società italiana contemporanea ha bisogno di una scuola più forte e centrale, che esca dall’impasse tra conservazione e innovazione, e ritrovi al suo interno la capacità di fare ricerca didattica e di ottimizzare i propri processi di autovalutazione, di efficienza e di efficacia, condotti secondo i dettami delle scienze dell’organizzazione;
5. serve una scuola con un forte carattere di organicità che superi le ormai logore forme tradizionali della didattica e dell’organizzazione della didattica che ingabbiano gli itinerari formativi nei frantumi logici delle discipline;
6. c’è bisogno di superare la discontinuità segmentaria dei cicli scolastici e l’operazione d’identificazione rigida e forzata tra livelli e fasce d’età, dando spazi e tempi adeguati alla continuità e alla flessibilità dei processi di apprendimento;
7. è necessario guardare all’autonomia scolastica come a una realtà organizzativa complessa, fondata sulla democrazia delle scelte educative e sulla capacità di monitorare il successo scolastico di ciascuno e di tutti;
8. vanno valorizzati i docenti e tutti i soggetti professionali facenti parte della scuola, mettendoli in grado di sviluppare un alto tasso d’innovazione didattica, metodologica e contenutistica, nonché di raggiungere competenze ottimali rispetto a una migliore gestione dei processi formativi;
9. la scuola deve costituirsi quale laboratorio permanente di formazione anche attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie della comunicazione, sia come veicoli sia come linguaggi. Deve peraltro saper riconoscere e sviluppare processi per sollecitare la creatività e l’immaginazione anche attraverso l’insegnamento pratico delle arti e della musica;
10. la scuola può assumere un’effettiva centralità nel Paese, in termini di riferimento culturale e di legittimazione etico-sociale, solo se è in grado di sviluppare i suoi legami col contesto storico, scientifico e tecnologico avanzato, attraverso l’elaborazione di un progetto educativo fondato sulla ricomposizione del sapere e del saper fare, selezionando, riconoscendo e ricomponendo i frammenti sparsi e irrelati della cultura della modernità.
In questi anni, Education 2.0 è stata protagonista nel diffondere la cultura delle buone pratiche connesse a queste tesi di fondo.
Ritengo, altresì, che chi collabora alla rivista condivida la convinzione che per superare la crisi attuale, per formare l’autocoscienza collettiva, per la partecipazione responsabile e per il governo del futuro, sia necessario passare in modo privilegiato dall’innovazione della scuola; che il movimento d’esperienze germinato dalle realtà scolastiche autonome sia fondamentale per il rilancio dell’Education legato allo sviluppo del Paese.
Un solo auspicio: che già da oggi Luigi Berlinguer cominci a scrivere un altro libro, i cui capitoli continuino a dare voce ed energia alla scuola in cammino, rendendo sempre più visibile la necessità che il Paese ne sostenga l’impegno e sappia investire sul suo cambiamento.
Daniela Silvestri