Come scombussolare le categorie, ovvero elogio dell’ornitorinco
L’apprendista filosofo, esempi e bizzarrie dei filosofi per un percorso didattico decisamente eterodosso. Un libro-quaderno su cui appuntare osservazioni, disegnare, rispondere e interrogare gli insegnanti di tutte le materie, dall’Italiano alle Scienze, perché le domande dei filosofi non risparmiano nessuno.
E dopo il mesozoico dei Progetti e il cenozoico della Qualità, venne il neozoico dell’Autonomia. E con l’Autonomia vennero i Cicli, più o meno riordinati. E ognuno si sbizzarrì in proposte con i pezzi del puzzle caduti per terra, come i fogli del taccuino sul quale Kant annotava gli appunti negli ultimi anni di vita, sfuggiti di mano all’ “orologio di Königsberg” e mai ricomposti, nell’Opus postumum, secondo le sue intenzioni.
Chi avrà il coraggio di scombussolare quei curricoli consolidati al limite della mummificazione? chi oserà ridiscutere materie e scansioni, scompigliandole con una manata affettuosa, come si fa con i capelli di un bambino troppo pettinato? Insomma, chi rischierà di scompaginare le categorie, e diventare ornitorinco?
Forse si è già tentato tutto, da quando esistono metodi per insegnare a leggere a tre anni.
Eppure la filosofia sembra riservare ancora qualche promessa, specialmente per i più piccoli. O piuttosto i più piccoli riservano sorprese alla filosofia. È ora di azzardarsi ad ascoltare le loro trovate straordinariamente filosofiche, come Dewey e compagni hanno fatto da tempo con la “Philosophy for children”.
È questa la nuova sfida accolta con entusiasmo dalla Media “Galmozzi” di Crema, che ha deciso di stampare e sperimentare l’utilizzo didattico di un testo appositamente pensato e scritto per i suoi ragazzi: “L’apprendista filosofo”, che nel sottotitolo esempi e bizzarrie dei filosofi annuncia un percorso decisamente eterodosso. Un libro-quaderno su cui appuntare osservazioni, disegnare, rispondere e interrogare gli insegnanti di tutte le materie, dall’Italiano alle Scienze, perché le domande dei filosofi non risparmiano nessuno. Un libro che, se funziona, parte in bianco e nero e arriva colorato alla fine dell’anno, parte basso e arriva alto, come i diari scolastici o gli album dei ricordi, magari con una pagina più “vissuta” delle altre: quella dell’amico del cuore. Ma attenzione! non tutti i bambini di tre anni imparano a scrivere: solo quelli che, in gergo pedagogico, sono motivati. Praticamente solo quelli che ne hanno voglia. Così “L’apprendista filosofo” funziona solo a condizione di affidarlo alle amorose cure di insegnanti motivati, che in questo caso non sono solo quelli che ne hanno voglia, ma anche coloro che ne hanno la capacità. Sì, perché il libro va maneggiato con competenza: non crea gabbie, è anomico, irrispettoso di regole, benché corretto nelle informazioni, un po’ bizzarro, come i filosofi di cui racconta frasi celebri, paradossi, aneddoti e concetti, suggerendo di volta in volta spiegazioni possibili, senza costringere a intraprendere alcun sentiero obbligato. In compagnia dei filosofi, i ragazzi dovrebbero trascorrere un’ora di piacevole riflessione su se stessi e il mondo, confrontandosi con il pensiero dei saggi del passato, da Talete a Marsilio da Padova, dove il cammino momentaneamente si ferma, in attesa di prove sperimentate, di conferme o smentite. Saranno gli studenti a decidere se ci sarà un secondo volume, con il seguito della storia.
L’importante è non cercare di ingannare gli apprendisti filosofi con la penosa bugia del divertimento. Ragazzi, ve lo dico subito: la filosofia è tosta. Ma voi siete ancora più tosti, non è vero? E allora, avanti l’ornitorinco!
Rosy Freri ha coordinato anche un esperimento di esame delle competenze nella scuola media di cui è dirigente.
Qui il link della videotestimonianza.
Rosy Freri