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ClanDESTINI (trentottesima puntata)

Pubblicato il: 01/06/2012 15:18:44 - e


“Quando senti partire la raffica di Nino corri dai due ragazzini a terra e con il tuo telefonino fagli una foto per uno, che si veda bene la testa. Poi le foto le confrontiamo con quella di Didier che mi hanno dato all’aeroporto di Kigali e spediamo quella che è la prova della missione compiuta.” Il giallo a puntate di Education 2.0 ambientato nella scuola in ospedale. La storia di Didier, bambino soldato sfuggito alla guerra e alla morte.
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Era una Panda verde con a bordo una figura incappucciata di nero e tre ragazzini, uno solo di loro era bianco… almeno così sembrava di vedere. La figura incappucciata aveva un braccio al collo e…guardò meglio… in testa portava una cuffia da monaca. Era una monaca. Il bambino nero che guidava avvicinò l’auto al Terminal e spense i fari.

L’uomo premette un tasto del suo cellulare “Tutto tranquillo, il carico procede veloce, senza problemi… tranne che ho visto arrivare un’auto con una suora a bordo e tre ragazzini, due sono negri… uno di più quello che guida, l’altro di meno.”

Don Gerlando s’impietrì “Tre picciriddi e una monaca…” respirò, era sicuro ma fece lo stesso la domanda “quello bianco ti sembra malato? voglio dire lo aiutano a camminare?”

“Sì e no. La suora gli sta vicino, come per proteggerlo… e lui ogni tanto si tocca la pancia gonfia, deve avere qualcosa…” Non era proprio sicuro e non disse niente al boss ma gli pareva il figlio malato di don Calogero.

Don Gerlando scosse la testa “Tre picciriddi e una monaca, minchia,” mormorò “così li chiamava il Chiller bianco, e non è riuscito a fermarli!”

“Che vuol dire che non li ha fermati?” chiese l’autista.

“Vuol dire che loro hanno fermato lui.” concluse il Ragioniere “Che cosa hai con te?”

L’autista non confessò gli strumenti e le armi che aveva con sé. Il boss non voleva che andasse in giro molto carico, s’era raccomandato e l’autista fu reticente. “Il mio borsone, col mio fucile mitragliatore e un po’ di serbatoi per la ricarica, non posso fare un tiro di precisione… e poi mi avevate detto solo che, al massimo, avevo un compito di copertura dall’alto…”

“Quieto, dimmi piuttosto se sei in grado di fare una sventagliata controllata, mi serve una cosa chirurgica… che fai fuori uno dei negretti, anzi, no, ammazzali pure tutti e due, ma la suora la risparmi e l’altro è Totuccio, il figlio di Calogero il traditore, la buonanima non se lo merita ma in fondo è stato dei nostri, risparmiamogli il figlio. Stanotte, con quello che sto per guadagnare, voglio essere generoso.”

Era proprio Totuccio! L’autista guardò nella borsa e controllò se c’era il cannocchiale ad intensificazione di luce notturna che poteva essere montato sul fucile “Posso farlo, boss, anche a colpo singolo spara, però…” rise fra sé “poco preciso è, di più li lascio avvicinare, in modo che li vedo anche a occhio nudo… ma non garantisco. Anche gli altri qualche danno possono avere.” Meglio fargli capire che era una cosa molto difficile. Sarebbe stato più contento ancora, quando li avrebbe ammazzati… e l’avrebbe tolto dalla guida della macchina. Poi con la mira non era tanto forte…così si faceva una giustificazione in anticipo.

Don Gerlando alzò gli occhi verso il faro come se volesse dirglielo in faccia “Nino! Io per garantire ti pago, non per premere il grilletto a casaccio!”

Nino annuì e prese il cannocchiale “ERS-45 M”, mentre il boss ancora lo rimproverava provò a montarlo sulla slitta Weaver/Picatinny dell’arma. Era un cannocchiale meraviglioso e davvero come diceva la pubblicità, poteva essere montato con estrema semplicità e rapidità, ci riuscì con una mano sola. “Come vuole vossia. Ce la posso fare perché una buona mira ho.” mentì “Una raffica intelligente”.

Il boss scosse la testa, gli serviva come autista e quello era fissato per le armi. Ora però, sarebbe stato lui che lo avrebbe liberato del negro. In fondo, se poi ammazzava qualcun altro non era un grosso problema. Uno dei tre uomini della scorta si avvicinò a Cascio Ferro. “Hanno ammazzato il Chiller bianco?”

Il boss mafioso annuì. “C’era motivo se la morte del caruso valeva tanto, lo dicevo io! Poi per un motivo e per l’altro sempre scampata l’aveva! Io glielo avevo detto al Chiller bianco, quello del Ruanda è nato all’inferno, finora niente è riuscito a fermarlo, ma adesso…” Don Gerlando tacque per qualche istante, poi fissò il suo picciotto di scorta “qui siamo distanti, ma avviati subito, quando senti partire la raffica di Nino corri dai due ragazzini a terra e con il tuo telefonino fagli una foto per uno, che si veda bene la testa. Poi le foto le confrontiamo con quella di Didier che mi hanno dato all’aeroporto di Kigali e spediamo quella che è la prova della missione compiuta.”

“E se non sono morti?”

“Sai quello che devi fare, colpo di grazia e scappi, ma non prima di averli fotografati.”

“E se arriva qualcuno mentre li fotografo.”

Il ragioniere sorrise. “Passi per uno di quei vastasi che si fermano a guardare e a fotografare le disgrazie. Ora se mi dici un’altra volta ‘E se’ dico a Nino di completare la serata e ti faccio ammazzare pure a te!”

***

Il finestrone dell’ultimo piano della Capitaneria di porto era fiocamente illuminato, dietro si stagliavano le figure di quattro uomini.

“Ti sei portato il binocolo a visione notturna?” chiese Hansen.

Salvatore guardò il suo capo con aria colpevole, ma il guardiamarina Bepo intervenne in salvataggio porgendo un binocolo nella custodia “Eccovi il nostro Nightvision, così potrete controllare tutto il corso delle operazioni di scarico dai vagoni e di carico sulle navi.”

Il suo collega si fece avanti “A questo proposito, maggiore, cioè…colonnello….ecco…qualche elemento in più di quanto ci hanno comunicato da Roma “ il tenente di vascello Gigetto esitò nel proseguire “dovrebbe pur fornircelo…”

“Dato che stiamo chiudendo entrambi gli occhi su tutto ciò che stanotte accade nel nostro porto.” completò la frase Bepo.

“Dovrei fornirvelo?!” Hansen sottolineò con stizza le parole “Credo che il Servizio, con la voce autorevole del Generale a capo del settore sulla sicurezza internazionale, sia stato sufficientemente esauriente.”

Guardò Salvatore avvicinarsi al finestrone e puntare il grande binocolo in direzione delle navi nel porto “Tuttavia, considerato che è la prima volta che in questo piccolo porto vedete passare un traffico d’armi, qualche spiegazione in più può essere utile anche per l’avvenire.”

Hansen si sedette su una poltroncina di plastica verde mentre Bepo e Gigetto si sistemavano dietro le rispettive scrivanie.

“Le nazioni non soggette ad embargo e che dispongono, in senso lato, di un assetto sostanzialmente democratico, sono nostre potenziali acquirenti in un mercato non solo fortemente competitivo , ma la cui regola aurea è l’assoluta segretezza delle operazioni. Chi compra armi, una delle merci più richieste del mondo, non ha soltanto intenzioni difensive nei confronti di qualcuno, ma anche offensive nei confronti del medesimo o di qualcun altro.”

“Questo lo sappiamo,” gli ribattè Gigetto “come sappiamo che con il rigore della legge del 1990 le esportazioni di armi hanno bisogno di una preventiva autorizzazione del governo e di una serie di controlli… per arginare le deviazioni che alcuni dei nostri spioni avevano lucrosamente messo in atto. E’ successo così, non è vero?”

“Già, già” lo interruppe Hansen ”ma noi, in alcuni casi e per alcune aree del pianeta, avvertiamo comunque la necessità di poter contare sul non intervento degli organi di controllo, per poter assicurare una rete di copertura che faccia acquisire al Servizio, con gli affari del traffico, nuovi amici e salde relazioni internazionali.”

L’apparecchiatura radio, collocata dall’altro lato dell’ufficio prese a ronzare, Gigetto si alzò e andò a verificare.

Hansen scrutò il guardiamarina Bepo che sembrava immerso nei suoi pensieri.

“Mi scusi, ma…che io sappia” esordì Bepo “solo Singapore e pochi altri esportano armi per questioni puramente economiche, la maggior parte dei paesi esportatori ha sempre utilizzato il traffico di materiale bellico come strumento di influenza politica. E qualche volta perfino lo stesso embargo , come è accaduto nella crisi balcanica, è stato reso più elastico.”

“Proprio così, e da qui nasce la necessità di un vostro non intervento questa notte, che naturalmente sarà apprezzato nel dovuto conto…”

La voce di Salvatore si impose sulle altre “C’è un’anomalia giù al porto!”

“Di che si tratta ?” chiese il maggiore avvicinandosi al finestrone.

“Di una Panda verde… sono scesi una monaca e tre ragazzini, due sono neri.”

TUTTE LE PUNTATE PRECEDENTI



IL CALENDARIO 2012
Di Lidia Maria Giannini, studentessa. Dono per tutti i lettori e le lettrici di Education 2.0.

L’intervista agli autori, Il giallo d’appendice


La video presentazione di Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori, Un giallo prezioso: ClanDESTINI


Calcerano e Fiori: il viaggio di Didier, un video riassunto che svela scenari inediti sulla storia di Clandestini

È in libreria “Teoria e pratica del giallo“, la nuova fatica di Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori per le stampe di Edizioni Conoscenza.

Qui le modalità per l’acquisto del libro.

Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori, narratori e saggisti, vivono e lavorano a Roma. Hanno scritto insieme numerosi romanzi polizieschi. Per ulteriori informazioni si possono consultare:
http://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Calcerano

http://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Fiori_(narratore)

http://www.luigicalcerano.com

http://www.giuseppefiori.com


GLI EBOOK DI CALCERANNO E FIORI SU PINOCCHIO 2.0

2011 – “Battere il ferro finché è caldo”, di Luigi Calcerano
2011 – “Che fine ha fatto il principe azzurro?”, di Luigi Calcerano
2011 – “La spia di Tel Aviv”, di Luigi Calcerano
2011 – “Un fantasma detective”, di Luigi Calcerano
2012 – “Gratta e Fiuta”, di Filippo Calcerano e Luigi Calcerano
2012 – “Meminisse Iuvabit – Sarà bene ricordare”, di Luigi Calcerano
2012 – “Solo un’altra vita”, di Luigi Calcerano
2012 – “Come ti racconto il doping”, di Luigi Calcerano
2012 – “Il breve addio”, di Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori
2012 – “Sherlock Holmes a Roma”, di Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori

Calcerano e Fiori

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