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ClanDESTINI (quarantaquattresima puntata)

Pubblicato il: 22/12/2012 12:08:09 - e


“È come se si fosse svuotata una delle nostre città: donne e uomini di tutte le età, bambini… Tutti finiti nel frullatore del Canale di Sicilia. […] Libici, tunisini, egiziani, somali, perfino ruandesi, credo. L’unica cosa comune è la disperazione che li ha fatti salire sui gommoni”.
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Dall’Ospedale erano partite le uniche due ambulanze disponibili con medici e infermieri a bordo per i primi soccorsi d’urgenza. A loro si era accodata la macchina del prof. Natis con la scritta dell’ONG Urgently sulle fiancate.
Linda, la volontaria di Curiamoci studiando, aveva avvisato l’amico di quello che era avvenuto e aveva ottenuto un passaggio verso il porto. Era parecchio tempo che non c’era uno sbarco di quelle proporzioni e tutti erano impreparati ad affrontare la situazione, ma era chiaro che bisognava muoversi in fretta.
“Questo sbarco non ci voleva!” borbottò Natis contento di poter parlare con l’amica.
“Un imprevisto tragico! – commentò Linda – Facciamo il possibile, adesso! Suor Annunciazione ha mobilitato tutto l’ospedale e la stampa!”
Natis annuì preoccupato.

Il dottor Gemito raggiunse suor Annunciazione che era riuscita a selezionare i casi più gravi di bambini fortemente denutriti e con lesioni evidenti.
“Siamo già in grado di riempire una delle due ambulanze – disse Gemito – a bordo possono già assumere il composto salino reidratante e le ferite possono essere medicate.”
“Dottore! Si deve far consegnare tutte le auto disponibili dalla Capitaneria di porto.”
“I miei stanno provvedendo, adesso con medici e paramedici debbo selezionare i casi che hanno bisogno di un trasporto immediato.”
“Utilizziamo i mezzi dell’ONG! Vedo Natis, con la nostra Linda!”
Natis scese dalla macchina e si avvicinò ai due: “È come se si fosse svuotata una delle nostre città: donne e uomini di tutte le età, bambini… Tutti finiti nel frullatore del Canale di Sicilia.”
“Vuoi dire” gli chiese Linda “che vengono tutti dalla stessa regione?”
“No, certamente, si vede che sono appartenenti a etnie diverse e diversi paesi: libici, tunisini, egiziani, somali, perfino ruandesi, credo. L’unica cosa comune è la disperazione che li ha fatti salire sui gommoni.”
Il tenente di vascello Gigetto stava parlando concitatamente con il dottor Gemito, improvvisamente si voltò verso Natis: “Professore, quando vuole, mi raggiunga in Capitaneria, questa storia ha troppi lati oscuri. E lei qualche torcia l’ha sempre saputa tirar fuori al momento opportuno.”
“No, la suora ci serve qui, all’organizzazione dell’accoglienza!” consigliò Bepo, vedendo che Gigetto avrebbe voluto portarsela via.
“A sua disposizione, tenente – disse Natis collaborativo – Viene con me anche una volontaria dell’Ospedale che è a conoscenza, per quanto sappia, dell’antefatto di almeno uno dei lati oscuri – Natis s’interruppe – ma non sono tornate indietro tutte le navi?”
“No, solo tre sono qui in porto, come vede, le altre tre hanno proseguito verso la Somalia interrompendo tutti i contatti radio, e questo è un altro dei lati oscuri da rischiarare.”
Linda si avvicinò a Natis “Hai visto Didier qui sul molo? Kamal eccolo laggiù, ma non vedo Didier.”
“Hai ragione, sembra scomparso.”
“Potrebbe essere salito su una delle navi” intervenne Gigetto.
“Già, su una delle tre che non hanno fatto ritorno” concluse Natis.

Kamal aveva cercato di aiutare suor Annunciazione, muovendosi in mezzo alla folla per cercare ragazzini senza nessun aiuto. Qualcuno era partito da solo, perché i dollari per il viaggio bastavano appena per il più giovane della famiglia e qualcun altro aveva perso i genitori durante il viaggio. Kamal cercava, con difficoltà di radunarli, anche se non erano feriti: avrebbe voluto farli arrivare tutti all’Ospedale scuola, com’era accaduto per lui e Didier.
Si sbracciò per chiamare Linda, aveva bisogno di lei per incanalare quel piccolo flusso verso un posto più sicuro, prima di essere inquadrati come clandestini.
Linda si svincolò da Natis e dai due della Capitaneria e gli si avvicinò, sentì che dietro qualcuno le toccava la mano. Si voltò e vide un ragazzo che le stava mostrando il suo polso destro rotto. La mano gli penzolava inerte e nello sguardo aveva un’espressione di dolore contenuto.
“Da dove vieni….che ti è successo?” provò a chiedergli in francese.
L’altro scosse la testa, ma qualcosa doveva aver capito perché si batté con l’altra mano sul petto e pronunciò una sola parola: “Ruanda”.
Kamal si voltò di scatto e gli si avvicinò: “Sei arrivato da solo?”
Il ragazzo ruandese fece cenno di sì con la testa e continuò a guardare il suo polso rotto.
“Ha bisogno di una fasciatura provvisoria” disse Linda “ vado a cercare un’infermiere.”
I due ragazzini si salutarono con gli occhi, avevano lo sguardo di chi riconosce un pezzetto di se stesso nella pupilla dell’altro.
“Cosa sta succedendo in Ruanda?” gli chiese Kamal.
“Mio fratello piccolo è morto a casa! Mio padre è affogato!”
Kamal rimase ammutolito, avrebbe voluto chiedere di più.
“Con la bomba sono morti in tanti – proseguì il ragazzino ruandese – alla stazione radiofonica di Kigali… e mio fratello piccolo è morto per primo.”
Kamal si ricordò di quando con Didier in ospedale avevano sentito della strage a Radio Kigali e rabbrividì: “Ho sentito, è scoppiata dove si registrava Musekeweya, la radionovella sulla difficile riconciliazione tra Utu e Tutsi… ma come sai che tuo fratello è morto per primo?”
“Mio fratello portava la bomba!”
Arrivò Costantin l’infermiere dell’Ospedale che guardò la mano e il polso del ragazzino “Kamal aiutami, reggigli la mano mentre io faccio una fasciatura stretta, poi in ospedale, dopo la radiografia, lo ingessiamo.”
Prese da una borsa a tracolla un grosso rotolo e cominciò l’operazione con mosse esperte.
“L’ho visto, ero anch’io fuori dagli studi, in strada, e ho visto la Land Rover fermarsi – proseguì il piccolo ruandese – Mio fratello si è avvicinato e gli hanno dato un pc portatile con la manovella per ricaricare la batteria, una meraviglia! E il biglietto per la trasmissione che andava in onda con gli attori che recitavano in costume, un’altra meraviglia. Io non ho fatto in tempo ad avvicinarmi che lui è scappato a vedere la puntata… dopo poco un boato e un incendio spaventoso.”
“Di cosa state parlando?” chiese Costantin.
“Del suo paese, il Ruanda” rispose Kamal, che guardava la mano bendata del ragazzino.
“Appena possibile – disse l’infermiere – lo ficco in una macchina che va in ospedale, ora vi lascio.”
“Tu hai visto chi c’era nella Land Rover?” chiese Kamal.
“Sì, per questo sono scappato dal mio paese e dall’Africa e sono riuscito ad arrivare fino a qui.”
“Chi c’era?”
“Buruli, l’uomo pertica con una cicatrice sul volto che gli traversa la mandibola e arriva sul collo.”
Kamal pensò a Didier che in quelle ore stava facendo il viaggio inverso, per andare a uccidere il fratello maggiore della morte.

(continua)

La foto in testata, sotto licenza Creative Commons, è di “linksicilia”, utente Flickr.

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IL CALENDARIO 2012
Di Lidia Maria Giannini, studentessa. Dono per tutti i lettori e le lettrici di Education 2.0.

L’intervista agli autori, Il giallo d’appendice


La video presentazione di Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori, Un giallo prezioso: ClanDESTINI


Calcerano e Fiori: il viaggio di Didier, un video riassunto che svela scenari inediti sulla storia di Clandestini

È in libreria “Teoria e pratica del giallo“, la nuova fatica di Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori per le stampe di Edizioni Conoscenza.

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2011 – “Un fantasma detective”, di Luigi Calcerano
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2012 – “Meminisse Iuvabit – Sarà bene ricordare”, di Luigi Calcerano
2012 – “Solo un’altra vita”, di Luigi Calcerano
2012 – “Come ti racconto il doping”, di Luigi Calcerano
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2012 – “Sherlock Holmes a Roma”, di Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori.

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