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ClanDESTINI (cinquantottesima puntata)

Pubblicato il: 28/02/2014 12:47:20 - e


“E mi sarà ancora più grato per quanto sto per dirle” il Generale nel suo studio a Roma stava utilizzando il telefono satellitare, la cui intercettazione si era dimostrata impossibile “e, dato che la linea di comunicazione è sicura, sarò anche prodigo di dettagli”.
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La piccola yemenita era entrata nella stanza della scuola-ospedale e aveva ascoltato la lettura dell’e-mail di Suor Annunciazione e il resto delle chiacchiere.

“Ma allora, salvo rare eccezioni personali, il colonialismo ha fatto sempre da padrone?”

Totuccio si era documentato su Wikipedia “Era, e in gran parte è ancora, il modo per il dominio economico sulle risorse, il lavoro e il commercio di alcuni paesi da parte di altri. Prima però era legittimato dalla superiorità dei valori culturali e religiosi dei colonizzatori che dimostravano comunque un’inferiorità di valori etici”.

“Cos’è, volete far scuola da soli?” chiese Linda sorridendo.

La bambina yemenita ingenuamente fece segno di sì, mentre Totuccio scosse violentemente la testa, timoroso di scandalizzare le docenti.

“Perché quello che ha scritto ‘Il libro della giungla’ ha parlato di fardello dell’uomo bianco?” disse la bambina spostando l’attaccachemio a rotelle che si portava appresso.

“Vuoi dire Kipling” Tina chiuse gli occhi e cominciò la lezioncina. “Diversi Stati europei hanno creato e mantenuto un dominio coloniale su vasti territori extraeuropei, spesso africani. Tutto è cominciato nel XVI secolo, contemporaneamente alle esplorazioni geografiche… Gli europei come Stanley esploravano e assoggettavano come in guerra…”.

“Sempre per i soldi, immagino!?” azzardò Totuccio che pensava alle ragioni e agli obiettivi della Mafia, un argomento che ancora lo riguardava troppo da vicino.

“Insomma… Le ragioni economiche sono comparse raramente nei discorsi e nelle posizioni di politici, intellettuali, imprenditori che volevano l’espansionismo coloniale. Eppure tutti ci trovavano il loro tornaconto, ci guadagnavano.”. Kipling forse ci credeva davvero, pensava a giustificazioni nobili, alla ‘missione civilizzatrice’ che dovevano assumersi le nazioni occidentali sviluppate e di razza bianca nei confronti dei cosiddetti ‘selvaggi’. L’idea base, l’ideologia era che all’Europa fosse assegnato un compito storico, il fardello di civilizzare e aiutare nuovi “barbari” dell’Asia e dell’Africa. Era quello che pensava la gente in buona fede”.

“Ma aveva ragione la nostra amica yemenita”, intervenne Linda “questo non era comprensibile allora come ora. Così ‘The white man’s burden’, poesia tradotta come ‘il fardello dell’uomo bianco’ è stata presa come bellissimo strumento di propaganda, dato che rappresentava l’immagine del buon colonizzatore bianco come voleva essere considerato: un benefattore dell’umanità, un civilizzatore che invece che a sé pensava alle sue vittime, un santo che si sente pieno di responsabilità ed è incredibilmente ripagato dall’ingratitudine di ribelli come Gandhi”.

“Era il manifesto del colonialismo e dell’imperialismo”, continuò Tina “il mio prof di storia e filosofia diceva che nei suoi versi Kipling spiega la posizione di superiorità dell’uomo bianco sulle popolazioni appena colonizzate. Era convinto che la storia avesse affidato agli inglesi la missione di espandersi, di conquistare nuove terre e altri popoli, in virtù della loro superiorità – culturale e razziale – sugli altri popoli”.

“Ma è strano, Kipling ha scritto anche ‘Il libro della giungla’ intervenne Totuccio “non l’ho letto ma ho visto il film a cartoni animati di Walt Disney e lì l’uomo bianco è giustamente il ‘cattivo’ della situazione. Chissà cosa scriverebbe Kipling se vivesse oggi…; anzitutto trasferirebbe le sue storie in Africa, ci sono quasi tutti gli animali dei suoi libri e le sue straordinarie figure di piccoli eroi come Kim…”.

Sullo schermo del computer qualcosa gorgogliava, così Totuccio si bloccò a metà della frase.

“C’è una chiamata su Skype” disse Linda avvicinandosi al tavolo “non è un numero che conosciamo”.

Accettò la chiamata e sullo schermo comparve il volto di Didier.

“Sono contento rivedere dopo tanto tempo le vostre facce e Kamal dov’è? e suor Annunciazione?”

“Sono partiti per venirti a cercare, non riuscivano più a sopportare” si affrettò a dire la maestra Tina “l’idea che tu corressi incontro alla morte”.

“L’ho scampata bella, infatti, mi stavano per staccare netta questa testa che vedete sul pc!” Didier sorrideva soddisfatto indicando lo schermo, dietro di lui nel grande camerone si muovevano figure di adulti e di bambini, come se stesse in una famiglia super allargata.

Poi, con calma, Didier raccontò tutto quello che aveva vissuto in quella cucina dell’orrore nel ristorante del boss mafioso a Chisimaio.

“Allora Hansen è in combutta con la mafia?” chiese Linda.

“Certo, fanno giganteschi affari insieme, chissà da quanto tempo? È per questo che vi ho chiamato, dovete smascherarlo, strappargli dalla faccia quella maschera da poliziotto…”.

“E far vedere a tutti il suo vero volto con il ghigno dell’assassino.” completò la frase Totuccio “Io, alla fine, l’avevo capito… e certamente è anche il responsabile della morte di mio padre. Ma tu, ora, dove sei?”

“Non posso dirvelo, non mi fido: penso sempre che nella giungla si nascondano occhi e orecchie pronti a spiare i tuoi passi. Però posso dirvi che dopo la mia fuga dalla Somalia ho avuto la fortuna d’incappare in un piccolo gruppo che era stato ai miei comandi…”.

“I bambini soldato?!” inorridì Tina.

“Non lo sono più, da parecchio tempo, non puoi immaginare, maestra Tina, quanti piccoli Didier ci siano da queste parti. Soprattutto in quelle aree dove le guerre tribali sono finite o, almeno, dove c’è parecchia cenere sopra le braci, i piccoli combattenti sono potuti tornare da qualche loro parente… quelli che vedete dietro di me sono i componenti di quattro gruppi familiari che ora vivono e lavorano pacificamente. E per mia fortuna hanno anche un computer comune a ventidue persone”.

“Che cosa possiamo fare per te?” gli chiese Linda.

“Solo quello che vi ho detto, smascherare Hansen, andate da un giudice, c’è stato un morto anche nelle loro fila, raccontategli tutto quello che sapete e che vi ho detto”.

“Ma tu che farai, tornerai da noi?” Totuccio aveva un velo di commozione nella voce.

“Non per il momento Totuccio, devo incontrare l’Uomo Mascherato, solo lui può fermare Buruli, il Fratello maggiore della morte, che ora ha un’imponente carico d’armi. È certamente diretto verso il Ruanda per fomentare nuovi disordini e prosperare sui conflitti. La morte violenta è il suo brand!”

“Come farai a trovare l’Uomo Mascherato?”

Didier sorrise “Lui ha i suoi Bandar ma io ho i miei ex bambini-soldato, le nostre sono come fitte reti, estese su queste zone, più d’internet. O lui troverà me o io lui”.

Linda si piazzò in primo piano “Se riusciamo a contattare Suor Annunciazione e Kamal cosa dobbiamo dire?”

Didier ci pensò su “Non lo so, ma non devono correre pericoli inutili perché…”.

L’immagine di Didier scomparve dallo schermo all’improvviso. Un sipario nero era calato sull’emozione suscitata da quella scena.

* * *

“Mister Clumper finalmente abbiamo ristabilito i contatti”.

Il Generale aveva potuto risalire al numero del cellulare che l’uomo mascherato aveva comprato all’aeroporto di Kigali.

“Le sono grato per avermi fatto recuperare in mare e…”.

“E mi sarà ancora più grato per quanto sto per dirle” il Generale nel suo studio a Roma stava utilizzando il telefono satellitare, la cui intercettazione si era dimostrata impossibile “e, dato che la linea di comunicazione è sicura, sarò anche prodigo di dettagli”.

“L’ascolto con attenzione.” L’uomo mascherato era accampato insieme al piccolo gruppo di guerrieri pigmei rimasti con lui in una zona impervia dopo il confine Nord del Ruanda.

Gli altri, secondo le sue indicazioni, si erano diretti a Sud, verso la Tanzania. Quel telefono era l’unico contatto che stava mantenendo con il resto del mondo.

“Che cosa sia accaduto” riprese il Generale “dopo l’arrivo di Hansen in Somalia resta per me un mistero che un giorno forse riusciremo a chiarire. Mi ha chiamato, un po’ di tempo prima, dicendo di voler sventare un traffico d’armi in cui sono coinvolte imprese italiane… ma non mi ha convinto”.

“Perché un mistero? Possiamo tranquillamente ipotizzare che Hansen abbia venduto il carico d’armi secondo le intese già stipulate con Buruli. Il ruolo della mafia poi…

“Lasci perdere la mafia” lo interruppe il Generale “c’è qualcosa che non quadra in questa sua ipotesi”.

“Cosa?”

“Uno dei nostri dispositivi standard che si avvale del GPS è stato sistemato sul primo di un convoglio di camion che sta spostando le armi dal porto di Chisimaio verso l’interno”.

L’uomo mascherato ebbe un sussulto “E chi l’ha piazzato?”

“Solo Hansen può averlo fatto! Questo è pacifico… ma non mi chieda una spiegazione, perché dovremo cercarla insieme”.

“Allora, in questo momento è in grado di dirmi dove si trovano quelle armi?”

“Torno adesso dal nostro centro comunicazioni, dove stanno seguendo il viaggio del convoglio, dopo un lungo spostamento ora sono fermi a Nairobi, in Kenia”.

“Hanno fatto un bel tratto di strada dal confine con la Somalia”.

“Un bel tratto di strada verso quale direzione?”

“La risposta, Generale, è fin troppo ovvia: verso il Ruanda”.

“Dove lei li sta aspettando, immagino”.

“Sì, ma ho già varcato il confine con l’Uganda. Nel frattempo, però, ho mandato il grosso della tribù dei Bandar a Sud, perché la ritengo la pista migliore. Io ho deciso di spostarmi, invece, verso il lato Nord del Lago Vittoria”.

“Da una delle due coste dovrà pur passare… a meno che non voglia traghettare le armi sulle acque del grande Lago da Est a Ovest”.

“Molto improbabile, dato il notevole peso…” un pigmeo si avvicinò all’uomo mascherato richiamando la sua attenzione.

“Quando Buruli ripartirà da Nairobi” proseguì il Generale “capiremo, finalmente, che percorso intende seguire”.

“Debbo lasciarla Generale, dobbiamo smobilitare il campo. Forse siamo stati avvistati”.

(continua)

(La storia di ClanDESTINI è frutto della fantasia degli autori: qualsiasi riferimento con la realtà, fatti, luoghi e persone vive o scomparse, è puramente casuale).

TUTTE LE PUNTATE PRECEDENTI


L’intervista agli autori, Il giallo d’appendice


La video presentazione di Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori, Un giallo prezioso: ClanDESTINI


Calcerano e Fiori: il viaggio di Didier, un video riassunto che svela scenari inediti sulla storia di Clandestini

È in libreria “Teoria e pratica del giallo“, la nuova fatica di Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori per le stampe di Edizioni Conoscenza.

Qui le modalità per l’acquisto del libro.

Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori, narratori e saggisti, vivono e lavorano a Roma. Hanno scritto insieme numerosi romanzi polizieschi. Per ulteriori informazioni si possono consultare:
http://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Calcerano

http://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Fiori_(narratore)

http://www.luigicalcerano.com

http://www.giuseppefiori.com


GLI EBOOK DI CALCERANNO E FIORI SU PINOCCHIO 2.0
http://www.descrittiva.it/calip/ebook-pinocchio2punto0.htm

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Immagine in testata di wikimedia commons (licenza free to share)

Calcerano e Fiori

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