Ci vorrebbe un cane…
articoli correlati
Il campo dell'educazione (ma anche della riabilitazione) dei bambini è vastissimo e ricco di idee e buone pratiche. L'ultima mia scoperta in tal senso è stato il programma R.E.A.D., ovvero: “Reading Education Assistance Dogs”.
La “mission” del programma è quella di migliorare l’alfabetizzazione dei bambini attraverso un team che li invogli a leggere ad alta voce, alla presenza di un cane. Avete capito bene: il cane diventa un compagno di lettura per il bambino. L’organizzazione no-profit Intermountain Therapy Animals ha lanciato il programma R.E.A.D. nel 1999 partendo dall’idea che leggere con un cane sarebbe stato più divertente e rilassante, soprattutto per quei bambini che con la lettura hanno problemi, come i dislessici, i balbuzienti o, ancor più, i bambini disabili in genere. Il programma, da allora, si è diffuso rapidamente negli Stati Uniti, in Canada e nel Regno Unito. Proprio in America, da allora a oggi, quasi 1400 cani hanno visitato le scuole e le biblioteche “incoraggiando” i bambini nella lettura. I volontari che scelgono di aderire al programma devono avere un cane e seguire una serie di indicazioni, fra le quali iscriversi a un gruppo che faccia terapia insieme agli animali, per acquisire alcune conoscenze di “pet-therapy”. Un buon “Reading Education Assistance Dog” deve essere innanzitutto un “Therapy animal” (animale per la terapia) certificato. Perché il successo di questo approccio alla lettura? Ai bambini (e credo anche a noi adulti) non piace fare una cosa nella quale non riescono bene in presenza di una persona (insegnante, genitore o compagno) che lo valuta per la sua prestazione, o che gli dice di continuo come deve fare. Il cane, da sempre amico dell’uomo, rappresenta colui che non giudica, non ti fa domande, non sgrida e non ride degli errori, sta vicino al bambino fisicamente, dà segni di incoraggiamento e di approvazione attraverso una scodinzolata o una leccatina. Tutto ciò agisce sul bambino tranquillizzandolo, dandogli un senso di sicurezza e, dicono gli operatori coinvolti, infonde nel piccolo una maggiore autostima, favorendo l’interesse per la lettura. E fin qui, se vogliamo, niente di nuovo. Ma se ci pensate bene, tuttavia, il cane è solo il tramite di un adulto empatico che dedica il suo tempo e il suo animale per stare insieme a un bambino che trae beneficio da un’attività che non ha l’aspetto formale dell’apprendimento. Questo significa che la presenza di un adulto significativo, non giudicante, disponibile e che crede nella possibilità che il bambino possa farcela è il primo vero protagonista del successo che sta avendo questo programma. Un modo per dirci che laddove non si arriva con le parole (“fai questo, dici quello”) si può arrivare in modo più diretto e coinvolgente, grazie a un cane!
Rossella Grenci