Giocare con il sapere. Sulla ‘eccitante’ storia del pepe
Il sapere non è necessariamente noioso. E quando il sapere è divertente, non vuol dire necessariamente che sia “superficiale”, anzi è motivante e permette di apprendere e insegnare con efficacia.
“Allegro ma non troppo” di Carlo M. Cipolla è nato per gioco. Cipolla racconta la storia del medioevo fino agli inizi del Rinascimento attraverso l’interessante storia del commercio e il consumo del pepe. Citando Marx, considera il pepe il motore della storia (che, per umiltà, non la scriviamo con la ‘S’ maiuscola). Nel bugiardino del libricino quest’operazione culturale è definita un gioco sul “filo del paradosso e dell’assurdo”, una “ilare parodia della storia economica e sociale del Medioevo” (non tanto buio per i ‘barbari’, dice Cipolla), un giocoso funambolismo intellettuale. Un atto di comicità, un dovere dell’umorismo.
Il prof. Cipolla, noto economista, è sicuro di voler giocare e ricostruisce una ‘massa dati’ – raccolta con la sua “Storia economica dell’Europa preindustriale” – in un modo estremamente originale. Ma, giocare con il sapere non è sempre un’operazione umoristica.
Come tutti coloro che hanno letto il saggio, al termine della piacevole lettura, si ha la profonda sensazione che ci sia molto di più che un semplice e appagante “sorriso”. Si, molto di più che una scrittura fluida e avvolgente; molto di più che la dimostrazione di una sagace intelligenza.
La scelta del pepe come organizzatore concettuale nella ricostruzione storica del Medioevo consente di guardare la storia da una prospettiva diversa. Il pepe è un afrodisiaco e le popolazioni crescono per i suoi effetti collaterali, ma in seguito alla distruzione degli acquedotti romani per opera dei ‘baroni’ e a causa, quindi, di una diffusissima cattiva igiene, ratti e pulci (secondo una nota sequenza) diffusero la peste, la quale ridimensionò l’impennata della ‘riproduzione assistita’ (ovviamente dal pepe). Cipolla fa una trattazione di 40 pagine che risulta al lettore esauriente e esaustiva.
Come il piombo decise il crollo dell’impero romano; così il pepe, la lana e il vino determinarono le sorti del Medioevo con il fiorire, da una parte, del commercio europeo ed internazionale e, dall’altra, della metallurgia in Europa e della industria manifatturiera in Italia. La guerra dei cent’anni tra Inghilterra e Francia ebbe la sua vera ragione nel commercio di questi prodotti che arricchirono veneziani e fiorentini fino a quando i regnati non poterono più pagare i loro debiti, così, decidendo sulle sorti di Venezia e Firenze che abbandonarono commercio e banche e,si dedicarono alla pittura, alla cultura e alla poesia inaugurando l’avvento del Rinascimento.
Una storia da leggere e da meditare. Si legge d’un fiato.
Ora, guardiamo questa ricostruzione dal punto di vista squisitamente didattico e non con il piglio professionale (ma, sulla figura dello storico e il suo modo di scrivere la storia avremmo molto da dire).
Siamo convinti che la storia, scritta e letta così, è assolutamente più motivante (agli occhi di uno studente) di quanto non lo sia raccontata con date e battaglie. Questa storia è motivante perché divertente ed è stimolante perché inattesa e ricca di quesiti. Ci si chiede: è proprio così? Il sesso indotto dal pepe, il piacere del vino, la necessità della lana, l’inquinamento da piombo hanno avuto un ruolo così determinante?
La rapida crescita del reddito (per il commercio del pepe, del vino e della lana o dei capi di abbigliamento realizzati con quest’ultima) sull’incremento della popolazione nelle città (interessante il piccolo modello matematico di Cipolla) furono all’origine del declino del feudalesimo e della proprietà fondiaria?
Si pone il prerequisito per scatenare nella didattica l’azione creativa che oggi manca: la ricerca. Lo studente interessato al pepe (perché al sesso), quello al vino (perché all’alcool), quello incuriosito da Pietro l’Eremita e dalle prerogative religiose alle origini delle Crociate e della nascita della cintura di castità sono indotti a fare ricerche sulla verità o meno di certe tesi, a collaborare insieme (peer to peer) per scoprire quanto le tresche indotte tra i regnanti dal commercio delle spezie fossero le vere cause foriere di guerre sanguinosissime e, magari, capire se la storia raccontata in questo modo è finita o continua ancora, se oggi molte situazioni sociali, economiche e, soprattutto, politiche si possono decodificare in questo modo.
La scelta di opportuni organizzatori concettuali è alle origini di una nuova didattica.
In questo senso l’ebook è estremamente innovativo. Partendo da trame molto semplici – costruite dai docenti – come fili conduttori delle proprie discipline si può avviare un “lavoro dal basso” dove la partecipazione alla spiegazione diventa apprendimento acquisito di tutti, dello studente e del docente (che tra l’altro ritrova l’intrigo della ricerca sul campo e l’importanza del suo ‘ruolo guida’).
Qual è il risultato più grande di tutti? Il docente e lo studente si divertono “lavorando insieme”, costruendo l’apprendimento congiuntamente. E, più di ogni altra cosa, si auto-valutano e si misurano continuamente giocando e crescendo insieme.
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Arturo Marcello Allega