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Nessuno mi può giudicare? Le risposte del Regno Unito

Pubblicato il: 22/09/2011 18:42:54 -


Esperienze e riflessioni sulla prassi, diffusa in Regno Unito e in altri Paesi europei, di osservare le lezioni per valutare gli insegnanti sia durante la loro formazione iniziale sia lungo il resto della loro carriera. È possibile che qualcuno venga in classe e ci dica “quanto siamo bravi” a insegnare? Può essere utile? A quali condizioni e con quali criteri?
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Le polemiche estive sulle prove Invalsi hanno riacceso la discussione sulla valutazione dell’azione educativa di scuole e insegnanti. Come si valuta? Chi deve valutare? È possibile valutare l’azione del singolo insegnante isolandola dal contesto scolastico e sociale? Come valutare il “valore aggiunto” dall’azione educativa rispetto alle condizioni di partenza del ragazzo?

Mi sembra utile condividere la mia esperienza di insegnante in Inghilterra su questo punto. Durante la mia formazione iniziale come insegnante in UK, sono stato continuamente valutato sul mio modo di stare in classe e interagire con gli studenti. A tutt’oggi, nella scuola di Londra Est dove lavoro, sono regolarmente valutato per come insegno e per i risultati che ottengo.

COME SI VALUTA UN INSEGNANTE IN UK? Uno dei sistemi più utilizzati per valutare la professionalità di un insegnante è l’osservazione formale: in pratica qualcuno viene a vederti intanto che insegni, prende appunti e ti dà un “voto” (di solito da 1 – eccellente a 4 – insoddisfacente) sulla base di criteri pubblici. Sei osservato continuamente durante la formazione iniziale, poi nell’anno in prova almeno due volte a trimestre e negli anni successivi una volta a trimestre. Se un’osservazione è formale, la scuola deve darne notizia tempo prima all’insegnante in modo che si possa preparare. Un altro elemento di valutazione sono i risultati che gli studenti ottengono negli esami che sono, in larga parte, basati su prove oggettive. Di questo aspetto, tuttavia, spesso non risponde un solo insegnante ma piuttosto il suo dipartimento e la sua scuola.

FRA CORSO DI ABILITAZIONE, ANNO DI PROVA E ANNI DI SERVIZIO IN UK, sono stato osservato decine di volte. Alcuni di questi momenti sono stati discretamente stressanti, soprattutto all’inizio, quando essere osservato era un “esame” da passare. Dimostrare di saper “gestire il comportamento”, tenere sotto controllo i tempi della lezione, coinvolgere tutti i ragazzi e occuparsi delle loro esigenze individuali il meglio possibile. Persino in quel periodo, tuttavia, essere osservato è stata un’esperienza utile e nel complesso positiva. Adesso che non c’è la mia abilitazione in ballo, è anche meglio! Ogni volta che vengo osservato, la discussione su cosa è andato bene e cosa si potrebbe migliorare mi aiuta a essere un insegnante migliore. Capire cosa “funziona” e perché vedendoti con gli occhi di un altro ha un valore inestimabile, e penso che questa opportunità sia uno dei punti di forza del sistema inglese, nel contesto generale di una maggiore attenzione alla efficacia “pratica” dell’insegnante e non solo alle sue conoscenze accademiche.

E DOPO COSA SUCCEDE? Un insegnante che venga regolarmente valutato “outstanding” da vari superiori, si trova ovviamente in posizione privilegiata per una promozione o un aumento. In più può essere utilizzato con compiti di formazione e sostegno con altri insegnanti. Se si prende “unsatisfactory” di solito si è invitati a fare un’altra lezione osservata nel periodo successivo. Nel sistema inglese c’è un obbligo formale di fornire opportunità di formazione al docente, sia organizzando momenti formativi a scuola sia mandando l’insegnante a corsi brevi o lunghi – in cui la scuola paga per lui! Gli aspetti critici che emergono da un’osservazione possono fornire indicazioni sugli aspetti in cui l’insegnante ha bisogno di formarsi. Se molti insegnanti della scuola si mostrano deboli sotto un certo punto di vista, la scuola può organizzare un corso di formazione “ad hoc”. In genere, non ho mai visto nessuno subire conseguenze gravi per un’osservazione andata male. Il sistema inglese è migliorabile sotto molti punti di vista ma, secondo me, dimostra che è possibile valutare continuamente gli insegnanti e insieme rispettare la loro professionalità e dignità. Quando si fa domanda per una promozione interna o per un posto di livello pari o superiore in un’altra scuola, l’osservazione formale è sempre parte del processo. In particolare, se una scuola non ti conosce e sta valutando se assumerti, osservarti per una mezzoretta gli da un’idea di come sei tu in classe. Ultimamente ho affrontato un colloquio per lavorare in una nuova scuola, e la mia lezione di prova è stato il fattore più importante nel determinare la mia assunzione.

COSA VALUTIAMO? Tuttavia, se accettiamo il principio che qualcuno entri in classe e ci metta un “voto” per come insegniamo, restano da definire i criteri di successo. Quando insegnavo in Italia, essendo nuovo del mestiere amavo discutere con i miei colleghi su cos’è una “buona” lezione. Ricordo di aver ricevuto le risposte più disparate. È un monologo in cui l’insegnante spiega con chiarezza e profondità di contenuti? È una serie di attività ed esercizi efficaci nell’attivare le risorse del ragazzo? È una discussione animata? E se può essere tutte queste cose, come sappiamo quando “funziona”? Sono consapevole – e penso che ogni insegnante lo sia – che insegnare non è una scienza esatta e, di conseguenza, qualunque risposta abbia carattere provvisorio e indicativo. Tuttavia, la pratica di insegnare e valutare stimola una discussione e incoraggia tutto il sistema scuola a condividere alcuni elementi di base.

IMPARARE… Attualmente, nel sistema inglese c’è un importanza preponderante data all’apprendimento. Visto che i ragazzi sono a scuola per imparare, ci si aspetta che l’insegnante osservato renda esplicito il fatto che, effettivamente, hanno imparato qualcosa. Quando venivo osservato di continuo per la mia formazione iniziale (qualcosa di simile dovrebbe avvenire in Italia con il TFA), una domanda ricorrente era: cosa hanno imparato? E insieme: quanti hanno imparato “abbastanza” rispetto alla loro abilità e conoscenze pregresse? E soprattutto, come fai a sapere che hanno imparato? E come lo sanno loro? Dunque, una lezione tipo dovrà comprendere una serie di occasioni in cui l’insegnante valuta “dove stanno” i ragazzi o, ancora meglio, facilita una loro autovalutazione. Quest’idea, che in linea di principio mi sembra molto convincente, a volte rischia di essere applicata in modo pedante – per esempio: in una lezione eccellente bisogna mostrare che la maggioranza dei ragazzi fanno due punti di progresso. Questo non rende conto del fatto che apprendere non è un processo lineare e prevedibile. Tuttavia, l’enfasi su “ciò che loro imparano” piuttosto che su “ciò che io faccio” è una forma mentis preziosa e uno degli aspetti più importanti che mi porterò via da questa esperienza in UK.

Un altro criterio importante è il comportamento dei ragazzi. Oltre a un certo livello di disciplina, l’osservatore giudica quanto essi sono coinvolti, quanto si impegnano nelle attività proposte, in che modo interagiscono gli uni con gli altri e con l’insegnante. Anche questo criterio, se applicato con eccessiva rigidità, può essere un’arma a doppio taglio, attribuendo agli studenti il potere indebito di “far bocciare” l’insegnante comportandosi male. Tuttavia, un buon osservatore valuterà soprattutto in che modo l’insegnante sta facilitando un comportamento costruttivo e cooperativo attraverso le attività che ha preparato e il modo in cui si relaziona ai ragazzi.

Chiaramente le tecniche utilizzate e lo stile comunicativo sono una parte importante del processo di valutazione. Dimostrare creatività, un sapiente uso di diversi tipi di stimoli e attività, un certo “ritmo” e varietà all’interno della lezione, come saper parlare con entusiasmo, usando diversi registri e una certa dose di humour sono tutte cose che possono far giudicare “eccellente” una lezione. Tuttavia, un’esibizione teatrale a uso dell’osservatore non basta: un buon osservatore andrà a cercare segni che attività e comunicazione stanno effettivamente coinvolgendo i ragazzi e li stanno aiutando a imparare. Una delle cose più preziose che ho imparato dall’essere osservato è proprio compiere questa “rivoluzione copernicana”, concentrandomi meno su me stesso – quasi la lezione fosse una mia performance – e più su ciò che “loro”, gli studenti, fanno e dimostrano.

CHE DIFFERENZA FA PER UN INSEGNANTE essere osservato periodicamente e valutato anche in altre maniere? Parlando per me, mi sento più sotto pressione ma anche maggiormente sostenuto, incoraggiato a dare il meglio e a crescere continuamente. Quando insegnavo in Italia, ricordo a volte un’atmosfera abbastanza depressa che veniva dalla consapevolezza che se si lavora duramente per offrire un insegnamento di qualità non si viene premiati. E, specularmente, se si lavora il meno possibile non si viene quasi mai puniti.

Durante il mio percorso di formazione iniziale, a volte, ho sentito un po’ di nostalgia della maggiore libertà che avevo nello scegliere metodologie e contenuti in Italia. Tuttavia, passata la formazione ho avuto molto più “margine di manovra” e le cose che ero stato addestrato a fare, magari un po’ rigide, mi sono servite da punto di partenza per sviluppare il mio repertorio di strategie per l’apprendimento. A tutt’oggi, mi fa un po’ sorridere l’idea di dare un “voto” alla lezione. D’altra parte, non sono mai stato particolarmente appresso ai voti neanche quando ero studente io.

È possibile che il mio atteggiamento – sostanzialmente positivo – dipenda anche dal mio rapporto di fiducia e stima con le persone che mi hanno osservato. Immagino che sia difficile accettare un giudizio critico da qualcuno che non si stima come insegnante, e a maggior ragione seguire i suoi consigli, ma questo fortunatamente non mi è mai capitato. Mi è capitato, tuttavia, durante la mia formazione iniziale, di essere esageratamente sotto pressione per mostrare miglioramenti in questo o quell’aspetto, in un tempo stabilito. E ho saputo di persone che, mentre si formano, sono tenute a seguire le “direttive” che seguono in modo abbastanza rigido. Come molte cose con buone potenzialità, anche questa dipende molto da chi la applica e come.

Immagino che in Italia questa descrizione suoni come proveniente da un altro mondo… Chi dei lettori accetterebbe qualcuno in classe a valutare come insegna? E perché?

Marco Martinelli

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