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Una scuola meno precaria [parte terza]

Pubblicato il: 13/03/2015 00:27:40 - e


L’imperdibile occasione che la “buona scuola”, con le sue ingenti misure economiche, sta per fornire, ci impone una riflessione su nuovi modelli che coinvolgano il percorso scolare fino all’educazione per gli adulti.
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Le prospettive d’innovazione
Con le attuali assunzioni e con quelle derivanti dai futuri (ma non troppo) concorsi la scuola si confermerà l’impresa italiana che assume il maggior numero di laureati in discipline umanistiche e scientifiche e, poiché l’impegno economico sarà notevole e il personale neo stabilizzato e neo-assunto occuperà le diverse posizioni della scuola per molti anni, questo sarebbe il momento utile per una fase di elaborazione e di sperimentazione di modelli, almeno su alcuni punti:
1. Prima di tutto la riqualificazione del tempo pieno nel primo ciclo, cogliendo occasione dei nuovi insegnamenti di arte e musica, per ridisegnare un fare scuola quotidiano in cui non si sommano ore dedicate a diverse attività, ma si affiancano e si armonizzano elementi coerenti a percorsi di crescita, calibrati sui bisogni di bambini e di adolescenti;
2. una sperimentazione guidata in modo scientificamente controllato nel biennio della secondaria superiore perché diventi il luogo delle scelte consapevoli per i ragazzi, sostenuti nella difficile fase in cui le opzioni di oggi peseranno sul loro futuro (sperimentazione delle modalità attraverso le quali l’acquisizione di conoscenze ben definite consente lo sviluppo di competenze fondate su una molteplicità di approcci al sapere);
3. la definizione, nel triennio, di modalità di lavoro di team di docenti che imparino a mettersi in gioco, tutti insieme, per rendere disponibili ai giovani quelle “ costellazioni” di sapere e saper fare, che devono essere riconosciute e riconoscibili come articolazioni di discipline criticamente padroneggiate;
4. un paradigma educativo rivolto agli adulti che hanno una pluralità di bisogni di riqualificarsi, di apprendere nuove conoscenze e di arricchire i propri patrimoni di conoscenze.

Infine, la costruzione di uno stabile sistema in grado di offrire al Paese la prospettiva di una scuola veramente buona dovrebbe significare la disponibilità di luoghi di lavoro in cui, in modo equilibrato e senza fumoserie lessicali, si mettano alla prova modelli nuovi e responsabilità nuove, che superino la rigidità, più che obsoleta, delle disciplinarità del passato e dia spazio alla costruzione di percorsi che intrecciano curiosità, gusto della scoperta e piacere di apprendere. L’incremento di personale diventerà una risorsa, se sarà collegato a una prospettiva responsabile e credibile, capace di coinvolgere vecchio e nuovo personale, perché il nostro sistema non può correre il rischio di veder replicare obsoleti e stanchi rituali, che niente hanno a che vedere con i bisogni di giovani che vivono, in un mondo molto complicato, la fase più critica dell’esistenza.

Approfondimenti:
– Gallina V., Letteralismo e abilità per la vita, Roma 2006.
– Isfol Ocse PIAAC – Rapporto nazionale 2013.

Articoli correlati:
Una scuola meno precaria [parte prima], di G. Fiori e V. Gallina
Una scuola meno precaria [parte seconda], di G. Fiori e V. Gallina

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Immagine in testata del Corriere della sera/Sociale

Giuseppe Fiori e Vittoria Gallina

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