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Riordino del secondo ciclo: quali competenze? (seconda parte)

Pubblicato il: 04/05/2010 19:24:21 -


Profili di uscita, Risultati di apprendimento, Indicazioni nazionali... molto rumore per nulla. Il commento di Maurizio Tiriticco sulla riforma della scuola superiore. In due articoli.
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(Continua) I Profili di uscita ricordano il contestatissimo periodo della Moratti, quando si vollero indicare solo vaghe e moralistiche finalità educative, che finivano con il proporre agli insegnanti una modellistica di giovani assolutamente decontestualizzati dalla difficile realtà del presente momento storico e sociale. In effetti facevano un felice pandant con quel portfolio, sempre di ispirazione morattiana, che tutto era fuorché un reale portfolio. Per non dire che, se ci si vuole veramente orientare verso un sistema di istruzione centrato sulle competenze, sono queste quelle che contano e non improbabili profili!

I Risultati di apprendimento già nel titolo costituiscono un’espressione assai vaga, anche se viene adottata in molte nostre università. Nel linguaggio comune europeo si adottano terminologie molto più mirate, quali knowledge, skills, attitudes, competences, knowledge and understanding, learning skills e altre ancora. E ciascuna rinvia a un preciso referente concettuale. Sorprende poi l’espressione, costantemente ripetuta nelle epigrafi, per cui i risultati di apprendimento sono specificati in termini di competenze (sic): sembra un gioco di parole! Quando poi li si vanno a leggere, molti di questi sono di fatto obiettivi, ora operativi, ora cognitivi; sono eccessivamente numerosi e spesso approssimati e ripetitivi. Le competenze, invece, per loro natura, devono essere poche, trasparenti, esaurienti, inequivocabili, anche perché devono essere proposte con chiarezza agli studenti, perseguite nei percorsi di studio, accertate e certificate e leggibili da altri soggetti di altre realtà di lavoro e di studio, non solo del nostro Paese.

Con le Indicazioni nazionali, la confusione è al massimo. A nostro avviso, avrebbero dovuto indicare semplicemente i contenuti dell’insegnare-apprendere, eventualmente anche aggregati in nuclei fondanti. La logica vuole che a determinate competenze – fatte salve le specificità della persona – corrispondano determinati contenuti, mono- o pluri-discilinari che siano, anche distesi nel progress del quinquennio, per evitare che un dato contenuto in un istituto si affronti in prima e in un altro in quinta! Com’è noto, tale confusione sui contenuti già si verifica nel primo ciclo, a seconda che nelle scuole si seguano i programmi del ’79, o dell’85 o le Indicazioni nazionali della Moratti o i Curricoli di Fioroni o… il semplice fai da te! Tutto ciò con grave disagio per gli insegnanti, per gli editori dei libri di testo e per gli alunni che si trasferiscono da una scuola a un’altra!

In effetti, nelle Indicazioni, invece dei contenuti, ritroviamo il dettaglio delle competenze relative ai diversi indirizzi, però dei soli istituti tecnici e professionali. Nei licei la voce competenza è bandita! Forse le competenze sono cose che riguardano cuochi e meccanici, non davvero futuri chirurghi o magistrati! Quando invece tutto ciò che attiene alle competenze avrebbe dovuto trovare posto nei Risultati di apprendimento e tutto ciò che attiene ai contenuti avrebbe dovuto trovare posto nelle Indicazioni. Ne consegue che chi insegna deve saltare costantemente dai Risultati di apprendimento alle Indicazioni, se vuole evitare che insegnamenti comuni e insegnamenti di indirizzo costituiscano due aree separate e distinte! Si potrebbe obiettare che la logica che governa l’intera macchina riformatrice è la coerenza che corre – e deve correre – tra conoscenze, abilità e competenze, che non solo ritroviamo nelle Indicazioni dei tecnici e dei professionali, ma che è anche la scelta adottata in sede europea. Ma una scelta di questo tipo avrebbe condotto a una diversa impostazione dell’intera documentazione riordinatrice. In effetti, sarebbe stato necessario adottare una documentazione così concepita:

– i Regolamenti, l’insieme delle norme attuative;
– le Indicazioni nazionali, in cui dovevano figurare unitariamente contenuti e competenze, o meglio – stando all’indicazione europea – conoscenze, abilità e competenze, sia quelle comuni che quelle di indirizzo;
– le Tabelle di confluenza;
– i Quadri orario.

E si poteva fare a meno benissimo sia dei Profili di uscita che dei Risultati di apprendimento! Ma tutto ciò non si è verificato, perché la fretta provoca solo pasticci e confusione! Di fatto i gruppi degli esperti hanno lavorato sulla base di indicazioni sommarie, frettolose e scorrette sotto il profilo metodologico, perché l’amministrazione si è fatta carico anche di compiti che non le sono propri! Se un’intera operazione di riordino condotta da esperti deve solo preoccuparsi di far quadrare i conti della spesa della committenza, è solo il disordino il risultato che ci viene proposto!

In questo bailamme va anche sottolineato che nelle Indicazioni dei licei le competenze, semplicemente, non ci sono! Le epigrafi sono ripetitive all’infinito e così recitano: Profilo generale e competenze e poi Obiettivi specifici di apprendimento. La scorrettezza concettuale è abnorme! Un profilo è altra cosa rispetto a una competenza! E non si può non rilevare che i singoli testi sono generici, ridondanti e buoni per tutte le stagioni. E poi ritornano gli Osa, i tanto contestati Osa, l’hardcore della “riforma Moratti”! Va ricordato che quegli Osa nascevano da una scelta precisa in fatto di insegnare-apprendere! Era la scelta della personalizzazione di marca morattiana, che contestava la scelta del curricolo adottata nella nostra scuola fin dagli anni Settanta, perché, a dire della Moratti, il curricolo darebbe vita a percorsi rigidi imposti dalla scuola agli alunni! Mentre invece è assolutamente il contrario! Ma la Moratti non lo sapeva! Con quella scelta, tra i mille Osa proposti, gli insegnanti avrebbero adottato quelli più rispondenti alle capacità e alle attese dei singoli alunni! Con il rischio di una frantumazione delle conoscenze e competenze di uscita. Onde evitare confusioni e infausti richiami, non sarebbe stato più semplice limitarsi ad adottare l’espressione Obiettivi di apprendimento? Concludendo su questo punto, è difficile dire che cosa ci riserverà il futuro circa lo sviluppo del riordino. È certo che tecnici e professionali si arrampicheranno su centinaia di competenze mal scritte e che i licei gongoleranno nell’estrema genericità degli Osa!

Maurizio Tiriticco

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