Le lunghe ferie della scuola italiana. E in Europa cosa si fa?
In questi giorni le Giunte regionali stanno definendo il nuovo calendario scolastico, che entrerà in vigore a partire dall’a.s. 2014/2015, con validità anche per gli anni successivi, fissando le date di inizio e di fine della scuola e i giorni in cui le lezioni saranno sospese.
In realtà sono poche le sorprese: si tornerà a scuola il 15 settembre 2014 e le lezioni termineranno l’8 giugno 2015 (in quasi tutte le regioni).
La vera novità (ma basta farsi due conti col calendario alla mano) è che dal prossimo anno scolastico gli studenti, ad eccezione della scuola dell’infanzia che terminerà il 30 giugno, avranno una settimana di vacanza estiva in più rispetto agli anni precedenti.
Prima di queste decisioni, e sulla scorta di quelle attuate negli anni precedenti, si era stimato che la scuola avrebbe chiuso le sue porte per 13 settimane. In realtà la nuova definizione dei calendari scolastici cambia la situazione e già da questa estate – dopo aver stabilito il primo giorno di scuola del prossimo anno scolastico – si conteranno addirittura 14 settimane. Unica eccezione è quella della Provincia autonoma di Bolzano, che terminerà le sue lezioni il 16 giugno per riprendere l’8 settembre, contando – solo – 12 settimane di pausa estiva.
E se c’è chi propone di aprire le scuole anche d’estate, scatenando le polemiche d’insegnanti e studenti, allora è il caso d’interrogarsi su come sono distribuite le vacanze estive in Europa.
I paesi europei[1] differiscono notevolmente per quanto riguarda l’articolazione dei calendari scolastici.
Partiamo dal primo giorno di scuola dopo le vacanze estive: negli stati del nord (Danimarca, Finlandia, Svezia, Norvegia e Islanda) generalmente si ritorna a scuola tra la seconda metà e la fine del mese di agosto, mentre nel sud Europa la data d’inizio della scuola di solito cade nella seconda metà del mese di settembre (Grecia, Portogallo, Turchia e Italia).
Non solo gli studenti europei ritornano a scuola in periodi differenti, ma hanno anche vacanze estive di differente durata: si va dalle 6 settimane di Danimarca, Germania e Regno Unito, alle 13 settimane di Italia, Lettonia, Lituania e Turchia.
FONTE: Rielaborazione da Eurydice (2013), i dati fanno riferimento all’a.s. 2013-2014
Per questo è interessante confrontare le pause scolastiche dell’Italia con quei Paesi che invece propongono una pausa estiva più corta.
Generalmente le vacanze estive sono molto più brevi in quei Paesi dove si preferisce alternare a periodi di lezione un maggior numero di pause scolastiche distribuite nell’arco dell’anno (Danimarca, Germania e Regno Unito), evidenziando così un calendario scolastico più discontinuo. Infatti oltre alla pausa estiva, ci sono altri cinque momenti di stop, ma non per l’Italia, che presenta invece un anno scolastico denso d’impegni e con meno pause per studenti e insegnanti.
Confronto dei calendari scolastici di alcuni Paesi europei con pause estive differenti (Danimarca, Germania, Regno Unito e Italia)
FONTE: Rielaborazione da Eurydice (2013), i dati fanno riferimento all’a.s. 2013-2014.
In un precedente articolo è stata già sollevata la riflessione sul fenomeno Summer Learning Loss (SLL), riferendosi a un panorama di ricerca già ben avviato negli U.S.A., che da anni evidenzia come dei lunghi periodi di pausa possono tradursi per alcuni studenti in evidenti difficoltà.
La ricerca sul SLL non si pone l’obiettivo di ridurre la pausa estiva italiana, poiché questo porterebbe a dover riflettere su almeno due aspetti fondamentali:
1. le strutture scolastiche italiane non sono chiaramente adeguate per permettere un’azione didattica anche nei mesi più caldi (anche se esistono delle realtà virtuose, come Trento)[2], e questo apre a un’altra e necessaria riflessione, l’emergenza edilizia delle stesse scuole (altro elemento di debolezza della scuola italiana);
2. gli insegnanti, chiamati a prolungare ulteriormente l’attività didattica anche d’estate, dovrebbero trovare il modo di giostrare le lezioni tra scrutini ed esami conclusivi.
Forse una cosa più logica sarebbe quella di rivedere il calendario scolastico, guardando al modello di altri Paesi (Regno Unito e Germania) con l’introduzione di più pause durante l’anno scolastico (evitando in questo modo di concentrare, per studenti e insegnanti, il carico di lavoro) e la riduzione così di qualche settimana durante l’estate (effettivamente 14 non sono poche).
E se la mancanza di stimoli ed esperienze significative può arrugginire maggiormente alcuni studenti, questo dovrebbe in realtà spingere a riflettere sulla definizione di programmi estivi mirati e di attività didattiche da svolgere proprio durante le prime settimane dell’anno, in modo da ridurre quel gap che si osserva tra gli studenti di diversa estrazione sociale e culturale.
Dalla ricerca di dottorato sul Summer Learning Loss[3] è inoltre emerso che l’aver vissuto determinate esperienze estive (come ad esempio viaggi, viaggi-studio, campeggi, oltre alla lettura di libri) porta gli studenti ad osservare delle performance migliori non solo dopo l’estate, ma anche dopo un anno di scuola (evidenziando in questo modo anche degli effetti a lungo termine non poco trascurabili).
La questione legata ai “disapprendimenti”[4] al termine dell’estate suscita grande attenzione anche in Italia, ma non si può dimenticare il peso dei diversi protagonisti nell’ampliare la complessità del problema, come insegnanti, famiglie e studenti. Ovviamente a questo si devono associare le condizioni strutturali delle scuole, la tradizione scolastica e il clima tipicamente italiano, che spingono verso una lunga vacanza estiva, ma le lunghe pause fanno male all’equità.
La questione dunque rimane aperta, ma richiede un intervento che possa arginare il problema: costruire condizioni per vacanze più brevi, ma sparse durante l’anno o concentrarsi sul rientro a settembre degli studenti?
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Note:
[1] I dati sui calendari scolastici sono tratti da EURYDICE, (2013), “Organisation of school time in Europe. Primary and secondary general education. 2013/2014 school year, Education and Training”, che ha fatto delle previsioni sulle pause estive, sulla base di quelle degli anni precedenti.
[2] Legambiente, (2013), “Ecosistema Scuola. XIV Rapporto di Legambiente sulla qualità dell’edilizia scolastica, delle strutture e dei servizi”.
[3] Sabella M., (2013), “Primi della classe si nasce? Indagine longitudinale sul Summer Learning Loss nella scuola secondaria di I grado”.
[4] De Mauro T., (2012), Le buone vacanze
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Morena Sabella