La solita ricetta: umiliazioni e bocciature!
Da quando il Ministero dell’istruzione ha cambiato nome ed è diventato MIM non sembra che molte nuove idee stiano circolando a viale Trastevere. Meglio forse sarebbe dire che “molto” circola e talora trova anche collocazione in forma di proposta di legge, decreto, circolare … ma purtroppo si tratta di disposizioni di incerta formulazione o di ancora più incerta attuazione. Alla scuola vengono infatti presentate proposte vagamente formulate che, alla prova dei fatti, appaiono poco credibili proprio a quei soggetti cui sono / sarebbero rivolte, evidente, da ultimo, il flop di iscrizioni per il liceo del made in italy. Per viale Trastevere la soluzione a questo problema, ben lungi dal richiedere un minimo di analisi sul perché della scarsissima rispondenza alle attese ( in termini di qualità della proposta, della poca chiarezza di contenuti e finalità, di comunicazione nei tempi stretti tra presentazioni del percorso e scadenza per le iscrizioni ecc. ecc.) , per difenderne il preteso successo, e quindi la attuazione, si preannunciano iscrizioni forzate di studenti, iscritti ai licei delle scienze sociali e trasferiti d’ufficio nelle nuove prime (?) !!!! Se si passa poi alle “prescrizioni” relative ai comportamenti, che le singole istituzioni scolastiche dovranno assumere di fronte alle occupazioni con conseguenti interruzioni di lezioni, danni alle cose e agli ambienti.. non si va al di là dei primi concetti programmatici enunciati dal nuovo ministro e via via riconfermati: sempre e solo umiliazioni e bocciature. Esemplare di questa vocazione pavloviana di un ministero che reagisce puntualmente sempre con le stesse ricette per dimostrare di essere in grado di rimettere “ordine e pulizia”. Non si cercano occasioni per capire, interpretare, discutere su cosa sta succedendo, ci si limita a denunciare la ritualità delle occupazioni; si perde puntualmente l’occasione di rivolgersi a tutti i soggetti/protagonisti ( in primis ai docenti e agli studenti, a chi gestisce la scuola, ai genitori ecc.) e di coinvolgerli in una riflessione sulla scuola come laboratorio sociale, capace di dimostrare attenzione ai problemi del diritto allo studio di tutti e per tutti, al significato di garantire questo diritto e alla consapevole responsabilità di tutto quel mondo che vive, lavora, cresce nelle scuole e dovrebbe essere avviato a collocarsi nel mondo adulto. Quale migliore occasione potrebbe essere questa per esercitare e esercitarsi, tutti,alla educazione alla cittadinanza?
La nota 485 (5 febbraio 2024) “Occupazione delle istituzioni scolastiche”, firma del capo dipartimento Carmela Palumbo può essere riassunta in pochi punti: il dovere di denunciare eventuali reati in presenza di danneggiamenti ecc.; il reato di interruzione di un pubblico servizio ( lezioni, funzioni amministrative ecc.) e violazione del diritto costituzionale allo studio; il risarcimento dei danni a carico dei responsabili e dei loro genitori per evitare che sia la collettività a sostenere ulteriori spese; invito ai dirigenti ad applicare delle misure disciplinari previste dal Regolamento interno di ciascun istituto.
Nei giorni successivi il Ministro Valditara propone al consiglio dei ministri e fa approvare, con procedura di urgenza, un disegno di legge volto all’istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale e di revisione della disciplina in materia di valutazione del comportamento delle studentesse e degli studenti.
Così il cerchio si chiude, ma uno straccio di documento che , prima di tutto, dia informazione al di là della “notiziona” sulla entità dei danni in alcune ( una , due, dieci …? ) scuole non pare necessario. Cosa esprimono, chiedono/non chiedono gli studenti? Occupano solo gli studenti liceali delle grandi città? Perché tecnici e professionali sono assenti ovvero non fanno notizia? queste solo per esemplificare le tante cose della scuola e degli studenti che si ignorano, ma che dovrebbero essere oggetto, almeno, di osservazione. Infine basta indicare alle scuole che, usando i vari tipi di patti educativi, di cui le scuole si sono dotate, stabiliscano il voto di condotta su una scala definita e le bocciature o la mancata ammissione agli esami finali: questo, secondo viale Trastevere, dovrebbe essere sufficiente ! Ora che i ragazzi sono rientrati in classe, pare non resti altro da fare che tornare ai consueti adempimenti … aspettando il prossimo anno. Veramente deludente rispetto ai tanti che, lavorando nella scuola e per la scuola, si impegnano per educare e sostenere la formazione di personalità responsabilmente critiche, capaci di collocarsi con consapevolezza nei diversi contesti sociali, in cui vivono oggi e dovranno vivere domani.
Vittoria Gallina