Home » Politiche educative » La riforma della filiera tecnico professionale, un labirinto di Escher

La riforma della filiera tecnico professionale, un labirinto di Escher

Pubblicato il: 24/09/2024 21:00:36 -


Print Friendly, PDF & Email
image_pdfimage_print

Incurante dello scarsissimo interesse suscitato dalla sperimentazione della filiera tecnologica professionale introdotta con il decreto ministeriale del 7 Dicembre 2023 (appena 1.669 iscritti, ovvero circa lo 0,6% del complesso degli iscritti al primo anno degli Istituti tecnici e professionali!) il Parlamento ha portato a termine il percorso normativo predisposto dal Governo approvando, durante l’estate, il testo di legge che istituisce formalmente la riforma della filiera tecnologica professionale.

Bene, potrebbe pensare chi ha avuto la pazienza di leggere i precedenti interventi presentati su questa rivista riguardo alla “Riforma che non c’è”, adesso si potrà finalmente  conoscere qualcosa di più sul merito di questa riforma: quali sono gli ordinamenti di questa nuova area del sistema educativo italiano, quali sono le figure professionali in uscita da questo comparto, quali sono le connessioni con gli istituti tecnici superiori, ecc.. Nel precedente decreto istitutivo della sperimentazione il Ministero si era limitato ad enunciare i grandi obiettivi general generici della filiera, lasciando alle scuole la responsabilità di disegnare i nuovi curricoli, in assenza di qualsivoglia indicazione strutturale. “Si trattava di una sperimentazione-potrebbe osservare qualcuno-la cui finalità era proprio quella di aprire un nuovo percorso affidandone la formulazione dei nuovi contenuti all’esperienza ed alle competenze di dirigenti scolastici e docenti”; benissimo, anche se sarebbe stato opportuno almeno far precedere la nuova sperimentazione da una valutazione degli esiti degli analoghi percorsi quadriennali che il Ministero aveva cercato di avviare negli anni passati.

Adesso abbiamo la legge, ma non si fanno passi in avanti: il testo di legge afferma che “la filiera formativa tecnologico-professionale è costituita dai percorsi  sperimentali  del secondo ciclo di istruzione”, ovvero, come ci spiega nel dettaglio il secondo comma dell’art. 1 del provvedimento,dai percorsi quadriennali sperimentali di istruzione secondaria di secondo  grado, che dovranno assicurare  agli  studenti  il  conseguimento  delle competenze di cui al profilo educativo, culturale e professionale dei percorsi di istruzione secondaria di  secondo  grado,  nonché  delle conoscenze e delle  abilità  previste  dall’indirizzo  di  studi  di riferimento”. Dunque la riforma coincide con la sperimentazione di cui però, dato che viene avviata quest’anno, non solo non si conoscono i risultati, ma neanche la fattibilità. Credo sia la prima volta in cui una legge codifica e sancisce come ordinamento  dello Stato un percorso che ancora non esiste! E se, per una malaugurata ipotesi, tra quattro anni dovesse emergere che i passati estensori dei curricoli quinquennali avessero avuto tutto sommato ragione, non essendo possibile comprimere in quattro anni le conoscenze, abilità e competenze previste dagli attuali indirizzi? Avremmo fatto una legge che formalizza nell’ordinamento statale l’esistenza di un percorso non praticabile. In ogni caso, per bene che vada, emergerà una pluralità di percorsi e di proposte, alcune delle quali praticabili, mentre altre a vicolo cieco. Viene da pensare ai labirinti di Escher!

Naturalmente, dato che comprimere in soli 4 anni le conoscenze e le  abilità  previste  dall’indirizzo  di  studi  di riferimento non sembrava un obiettivo sufficientemente complesso da raggiungere, le sperimentazioni “prevedono anche l’adeguamento e l’ampliamento  dell’offerta  formativa,  con particolare  riferimento  alle competenze linguistiche e logico-matematiche e alle  discipline  di  base”; le sperimentazioni possono, altresì, prevedere “l’introduzione nelle istituzioni scolastiche dell’apprendimento integrato dei contenuti delle attività  formative programmate in lingua straniera e di compresenze con il conversatore  di  lingua straniera  nell’ambito  delle  attività  di  indirizzo,  oltre   che  nell’insegnamento della lingua  straniera”. Insomma in 4 anni non ci facciamo mancare nulla!

Rimane poi l’interrogativo sulle modalità di accesso dei diplomati quadriennali all’Istruzione Tecnica Superiore, accesso che costituisce il secondo grande obiettivo della legge, che intende costruire un sistema 4+2. Eravamo preoccupati riguardo alla eventualità che un massiccio afflusso di studenti alla nuova filiera non fosse successivamente assorbibile dall’Istruzione Tecnica Superiore, dato che i ridotti numeri degli ITS non sembrano ancora decollare. Ma  questa eventualità non si è verificata, dato che abbiamo poco più di 1.600 iscritti, per cui i futuri diplomati dei corsi quadriennali dovrebbero, se vogliono e se arrivano fino in fondo al percorso scolastico e formativo, poter trovare accesso nei corsi superiori. 

Ma sugli ITS e sul loro mancato decollo, nonostante le riforma, il PNRR e gli investimenti fatti, torneremo in un successivo contributo.

 

Giorgio Allulli Vicepresidente della Rete europea della qualità dell'Istruzione e formazione professionale (EQAVET); già direttore delle aree sistemi formativi del Censis, dell'Isfol e della Conferenza dei Rettori.

85 recommended

Rispondi

0 notes
701 views
bookmark icon

Rispondi