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L’integrazione nella scuola italiana, nella società, nel mondo del lavoro

Pubblicato il: 01/12/2010 17:59:53 -


Un’integrazione finalizzata al successo formativo di tutta la popolazione residente. Un saggio di Maurizio Tiriticco, in calce, da scaricare in PDF.
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1. UN’INTEGRAZIONE FINALIZZATA AL SUCCESSO FORMATIVO DI TUTTA LA POPOLAZIONE RESIDENTE. Le indicazioni contenute nella Convenzione internazionale dei diritti dell’infanzia e nel Trattato di Lisbona costituiscono per il nostro Paese il fondamento su cui si è venuto costruendo il nostro Sistema educativo nazionale di istruzione e formazione. È in un contesto di questo tipo che nella scuola italiana è venuto maturando il concetto di un inserimento positivo, assistito ed orientato al successo anche degli alunni che presentino particolari difficoltà. Per quanto riguarda gli adulti, italiani e stranieri, in ordine a quanto sancito dall’articolo 64 della legge 133 del 2008, si sta procedendo ad una riorganizzazione dei Centri territoriali e dei Corsi serali, finalizzati alla costante domanda di istruzione e di integrazione di questo livello di età.

2. LA SCUOLA DELLA COSTITUZIONE. Il nostro Paese, fin dalla nascita della Repubblica (1946) e dal varo della nuova Costituzione (1947) ha sempre dimostrato una particolare sensibilità per tutti i cittadini, di qualsiasi cittadinanza, in quanto “riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo sia come singolo, sia nelle formazioni sociali in cui si svolge la sua personalità” (art. 2). Occorre anche dire che il nostro Paese è giunto tardi, rispetto ad altri Paesi avanzati, ad erogare l’obbligo di istruzione di otto anni a tutti i cittadini, con una legge del 1962: tale ritardo va imputato alle difficoltà del dopoguerra e alla necessità di dare la priorità alla ricostruzione fisica, amministrativa ed economica del Paese. Importanza nuova e particolare ha assunto da alcuni anni a questa parte l’inserimento nelle classi di bambini stranieri, portatori di culture, lingue e religioni diverse. La scelta dell’inserimento è stata di fatto dettata dalla nostra stessa Costituzione in cui leggiamo che “lo straniero, al quale sia impedito nel suo Paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge” (art. 10).

3. LO STATO DEI FATTI. In ordine al principio costituzionale, il concreto diritto del minore straniero di accedere alle nostre scuole trova la sua fonte normativa nella legge sull’immigrazione, n. 40 del 6 marzo 1998 e nel decreto legislativo del 25 luglio 1998, che riunisce e coordina gli interventi in favore dell’accoglienza e integrazione degli immigrati, ponendo particolare attenzione all’integrazione scolastica. La legge n. 189 del 30 luglio 2002 ha confermato le procedure di accoglienza degli alunni stranieri a scuola. Nelle Linee guida dirette a favorire e a sostenere l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri, leggiamo tra l’altro che i percorsi formativi rivolti ad alunni stranieri vanno realizzati nel contesto di attività che devono connotare l’azione educativa nei confronti di tutti. Nello stesso 2006, con un decreto del 6 dicembre, è stato istituito presso il Ministero dell’Istruzione l’Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri e l’educazione interculturale con l’obiettivo di individuare soluzioni organizzative efficaci e utili orientamenti per il lavoro delle scuole. Occorre aggiungere che, con la circolare del Ministero dell’Istruzione n. 139 del 2007 l’obbligo di istruzione ottonnale è stato innalzato di due anni, anche per adeguare la nostra scuola a ciò che accade in quasi tutti i Paesi dell’Unione in cui l’obbligo termina almeno al compimento dei quindici anni di età, ed in alcuni casi addirittura al compimento dei diciotto (Ungheria, Belgio francofono e fiammingo). Il che significa che il numero degli alunni da integrare per consentire loro di adempiere agli studi obbligatori è cresciuto. L’arrivo sempre più massiccio di immigrati ha comportato negli ultimi anni un progressivo aumento di alunni stranieri nelle nostre scuole. Dati statistici non aggiornati ci dicono che la presenza di alunni stranieri si avvicina alle settecentomila unità con una percentuale che si avvicina al 7% del totale degli alunni. Tali difficoltà hanno condotto il Ministero dell’Istruzione ad adottare una scelta drastica (si veda la circolare ministeriale n. 2 dell’8 gennaio 2010): il numero degli alunni con cittadinanza non italiana presenti in ciascuna classe non deve superare il 30% del totale degli iscritti. Si tratta di una scelta che non tutti hanno accolto di buon grado. Nelle scuole in cui da anni si pratica l’integrazione di alunni stranieri si è anche superata la necessità dei mediatori culturali in quanto è la scuola stessa nel suo insieme che si fa mediatrice culturale.

4. LE MODALITÀ DEGLI INTERVENTI. Per entrare nel merito del processo di integrazione, le fasi che in genere si succedono sono le seguenti: colloqui preliminari con la famiglia al fine di individuarne il livello di inserimento nel tessuto sociale del territorio, la conoscenza o meno della lingua e delle nostre istituzioni. Successivamente, l’alunno inserito viene accolto dagli insegnanti e dai compagni secondo strategie che consentano una sollecita e produttiva socializzazione con i nuovi compagni italiani e stranieri.

5. LE REGIONI E GLI ENTI LOCALI. Con lo sviluppo dell’autonomia e con il trasferimento di competenze dallo Stato alle Regioni, alle Province e ai Comuni in atto in seguito alla riforma del Titolo V della nostra Costituzione, gli Enti locali si fanno carico di una serie di iniziative relative al funzionamento della scuola, tra cui, ad esempio, la mensa, il trasporto degli alunni con appositi scuolabus, diverse forme di sostegno e di assistenza.

6. CONCLUSIONI. Da quanto esposto, nel nostro Paese l’attenzione al disagio sociale degli studenti italiani e a quello culturale degli stranieri, giovani e adulti è molto alta e le iniziative al riguardo sono numerose, anche perché, com’è noto, gli arrivi in Europa di stranieri particolarmente disagiati provenienti dall’Africa, dal Medio Oriente e dall’Asia passano necessariamente dal Mediterraneo e toccano le nostre coste meridionali. Ciò significa che nel nostro Paese occorre far fronte a tali disagi con una solerzia che non sempre riesce a sanare tutte le situazioni, molte delle quali sono di prima emergenza. Occorre aggiungere che, purtroppo, mentre il disagio culturale e la domanda di educazione, istruzione e integrazione si fa sempre più massiccia, aumentano anche le difficoltà economiche ed è sempre più difficile disporre delle risorse necessarie per far fronte a tali necessità.

Scarica il saggio in PDF in italiano o nella versione in francese.

Maurizio Tiriticco

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