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Il PCI e la scuola – per una scuola nuova dall’occupazione nazi-fascista al dibattito preparatorio della Costituente

Pubblicato il: 10/03/2021 07:26:07 -


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Il ventennio fascista aveva cancellato tutte le forme preesistenti di associazione del personale della scuola,  imponendo le organizzazioni del  regime, ma dopo il 25 luglio si ebbe un forte moto di reazione, un impegno volto a ripristinare  rapporti democratici nella e per la scuola: è in questa atmosfera che, in molte realtà italiane, insegnanti di scuola e dell’università, spesso insieme agli studenti, cercano di rivitalizzare le associazioni sciolte dal regime e si impegnano per una rinascita della scuola. L’8 settembre costringe alla clandestinità queste forme associative appena rinate.

Le prime associazioni democratiche tra gli insegnanti

È In questo difficile contesto che il gruppo romano degli insegnanti riesce a costituire il primo nucleo di quella che sarà l’Associazione Nazionale. Nel dicembre 1943 l’Associazione Nazionale della scuola, aderente al CLN, elabora i temi centrali per una rinascita scolastica e indica gli obiettivi per una partecipazione concreta alla lotta: «Colleghi fate tutti il vostro dovere di italiani perché la scuola partecipi attivamente alla lotta per la liberazione della patria». Alla fine di febbraio, con l’adesione di altri docenti e studenti, si costituisce definitivamente l’AIDI (Associazione Italiana Degli Insegnanti). Il 24 dicembre 1943 si tiene la prima riunione, presenti tutte le forze antifasciste (E. Lapiccirella, G. Candeloro, G. Margiotta, L. Rossetti, P. D’Abbiero, G. Santonastaso, G.Vitiello), che  si organizzano per  dar vita a una  rete unitaria tra i docenti non fascisti , e di questo danno notizia  con la diffusione di volantini. Nel gennaio del 1944, in una seconda  riunione  molto partecipata, si definisce un piano di lotta su due obiettivi: evitare il giuramento di fedeltà alla repubblica fascista da parte dei docenti romani,  e proteggere gli studenti, contenendo infiltrazioni nazifasciste nelle scuole che imponevano, con vari artifici, la propaganda per la RSI. Contestualmente il piano di lotta stabilisce tre impegni di azione: 1)Tutela della cultura e iniziative per migliorare la scuola;  2) Tutela di uno stato giuridico per la categoria; 3)Organizzazione e sviluppo di forme democratiche di assistenza e solidarietà.

 Il 19 gennaio del 1944 viene organizzata una grande manifestazione a tutela degli studenti che chiedevano la sospensione di esami e lezioni, per difendersi dai bombardamenti ed evitare le continue retate volte imporre servizi di lavoro per i nazisti. Alla testa degli studenti della  Dante Alighieri, viene ucciso, colpito alla schiena, Massimo Gizzio, giovanissimo studente universitario iscritto al PCI: è il primo momento che dà senso e testimonianza della resistenza  all’interno delle scuole e dell’università, mentre  violenze e minacce vengono  denunciate in volantini e lettere diffusi in migliaia di copie.

Dopo la strage delle fosse ardeatine l’AIDI,  insieme all’Unione Studenti Italiani organizza una cerimonia (16 aprile 1944) in Santa Maria Maggiore in ricordo dei tre docenti uccisi, Pilo Albertelli, Gioacchino Gesmundo e Salvatore Canalis e un breve discorso tenuto sul sagrato della chiesa da Vincenzo Lapiccirella. Dal 20 maggio 1944 fino alla liberazione e oltre, l’associazione pubblica il giornale La vita della scuola. 

Un capitolo a parte, che merita una trattazione specifica, è l’incontro, o meglio la marginalità cui le forze alleate, insediate nel Ministero della Istruzione, confinano il ruolo  dell’associazionismo appena risorto (AIDI, che diviene poi la FIDS  nel luglio 1944 composta da   Aidi più l’Unione docenti scuola primaria, più il Sindacato nazionale scuola privata, più il Sindacato nazionale della scuola e dell’università). 

 Il dibattito sulla scuola in preparazione della Costituente e del V Congresso del PCI

Nella fase di preparazione della Costituente si evidenziano sulla scuola posizioni significativamente diverse, in cui emergono problemi e nodi irrisolti, forse ancora fino a oggi. In un arco di tempo limitatissimo, dall’estate del 1945 ai primi mesi del 1946, si confrontano le posizioni politico /ideologiche delle diverse componenti culturali dell’antifascismo italiano e si esplicitano i termini del dibattito sulle prospettive della scuola all’interno del PCI, in vista del V congresso ( che si terrà tra dicembre 1945 e gennaio 1946). Ritornare, anche se brevemente, su quell’intenso confronto, appare illuminante di tutte le difficoltà che, fin da subito, hanno caratterizzato e condizionato l’elaborazione compiuta di una proposta in grado, allontanandosi dalla vecchia concezione di una scuola qualificata di élite, di porsi  l’obiettivo di una scuola qualificata di massa.

Concetto Marchesi proponeva il prolungamento della scuola obbligatoria e gratuita fino a 14 anni, con selezione e specializzazione successiva nel livello medio superiore, e restringimento del numero di facoltà universitarie; una scuola di massa avrebbe dovuto avere caratteri di gradualità e flessibilità, costruita intorno a  un asse umanistico, fondamento di una formazione che fosse nello stesso tempo una completa formazione civica. La critica di  Elio Vittorini  è assoluta e netta: l’errore di Marchesi è quello di  guardare alla scuola «dell’ oggi piuttosto che a quella che dovrà essere, ma che subito, da oggi, dovrà essere avviata sulla nuova  strada» La nuova scuola, secondo Vittorini,  dovrà essere costruita e collocata entro la prospettiva di una  rinnovata vita sociale. 

È evidente che alla produzione non serve che tutti siano ingegneri e che invece vi sia un gran numero di manovali, ma è nell’interesse della civiltà  «che anche il  lavoratore manuale  sia  accostato a  libri, a opere d’arte, al pensiero scientifico filosofico e politico nelle stesse condizioni di assimilabilità in cui si trova chi sarà poi ingegnere, medico e così via. Il tema proposto qui con forza è il riconoscimento della uguale dignità del lavoro «rivoluzione  che non è compiuta dalla scuola se non è compiuta dalla società». Sulla polemica circa l’insegnamento del latino si inserisce Lucio Lombardo Radice, che respinge l’opposizione scienze della natura versus  scienze umane, rifiuta la riduzione della scienza a ‘praticismo’ e ne  mette in evidenza l’efficacia nel promuovere  capacità di osservare, di ragionare elaborare domande e soluzioni.   Secondo Lombardo Radice si dovrà portare nelle scuole Dewey, l’esperienza delle scuole attive  e tutte le proposte che hanno attenzione ai bisogni di apprendimento di tutti. Giulio Preti, discepolo di Banfi, esplicita in modo chiaro i caratteri di una nuova scuola aperta alle masse e propugna una formazione antiburocratica, orientata in senso anti idealistico ed anticrociano. 

In queste prospettive si coglie bene il clima culturale nato nel centro nord in particolare nei Convitti, nelle  Scuole della rinascita e nelle Scuole rurali  e di tutto il dibattito che si anima su ’Unità e su Rinascita  nel continuo serrato confronto  tra  Politecnico e Società,  due riviste che pure avevano la stessa matrice di origine  ed erano nate nello stesso anno (1945). 

Il  6 dicembre 1945  si tiene a Roma un convegno sulla Scuola Media Unica ,  Concetto  Marchesi rappresenta il PCI, Gustavo Colonnetti  la Dc , Guido  Calogero il Pd’A. Marchesi e Colonnetti sostengono la valenza formativa del latino, Calogero  invita a tener in conto l’età dei ragazzi e propone di collocare il latino nella secondaria superiore.  Al clima di concordia si contrappone la vivace dialettica, proprio sul latino, tra Marchesi e due giovani intellettuali  comunisti: Lucio Lombardo Radice e Gastone Manacorda. Successivamente, in vista della preparazione del V congresso, la Direzione del PCI invita tutte le federazioni a formare commissioni di docenti di scuola e università per collaborare con la Commissione centrale del partito per la riforma della scuola. 

Riprendere e riflettere su tutto il materiale raccolto in questa occasione sarebbe ancora un utile oggetto di studio, soprattutto per cogliere fino in fondo il livello delle mediazioni costruite, anche sulla scuola, nella stesura del testo della Costituzione.

 

Bibliografia di riferimento

D. Bertoni Jovine, la scuola Italiana dal 1870 ai giorni nostri , Editori riuniti, 1975

Martinelli e M.L. Righi (a cura di), La politica del Partito comunista italiano nel periodo costituente. I verbali della direzione tra il V e il VI Congresso 1946-1948, in «Annali» della Fondazione Istituto Gramsci, Roma, 1990.

F. Pruneri, La politica scolastica del Partito Comunista Italiano dalle origini al 1955 , editrice La Scuola ,1999  

Il Politecnico, direttore  Elio Vittorini

Società, Direttore Ranuccio Bianchi Bandinelli

Vittoria Gallina

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