Il movimento per la “school choice” negli USA: un banco di prova per la presidenza Trump e le sue ambiguità
Dagli anni 1980 in poi più di due terzi dei paesi OECD aumentano le opzioni per i genitori nella scelta della scuola e sempre meno l’iscrizione degli studenti avviene sulla base della loro zona di residenza[1].
In primo piano nel manifesto elettorale di Donald Trump l’”universal school choice” è una delle più controverse politiche pubbliche degli ultimi anni. Sono in gioco la regolazione dello stato, la competizione tra scuole, le forme di rendicontazione pubblica e la capacità dei genitori di prendere decisione informate. Rappresenta, quindi, una sfida, sociale e culturale, tecnica e amministrativa, per il neo presidente che l’ha definita la “civil-rights issue of our time”.
Il neo-liberismo nell’agenda politica per l’educazione
La filosofia della “school choice” considera famiglie e studenti come clienti dell’offerta educativa e l’educazione come una commodity da scegliere sul mercato, regolatore del servizio di istruzione in grado rispondere all’inadeguatezza dello status quo determinata dal monopolio statale. Burocrazie scolastiche e gruppi di interesse renderebbero impraticabile ogni riforma dall’interno e solo la competizione può ristrutturare l’educazione, con un effetto spillover sulle stesse scuole statali.
Al 1955 risale il classico saggio di Milton Friedman[2] sui principi neo-liberisti secondo cui compito del governo è quello di finanziare le scuole non di gestirle. Brillante professore di economia e premio Nobel nel 1976 Milton Friedman diviene la figura chiave del “private marketplace”. Nel 1954 la sentenza della Corte Suprema sull’obbligo della desegregazione delle scuole[3] spinge alcuni stati del Sud a varare politiche di “freedom of choice” permettendo agli studenti bianchi di frequentare scuole private (“segregation academies”) evitando l’integrazione nelle scuole statali.
Le tradizionali agende pubbliche per la scuola sono progressivamente erose da una svolta nelle culture politiche con una discussione che dura nel tempo[4]. Milton Friedman diviene consigliere di Ronald Reagan (1981-1989) per la deregolazione e la privatizzazione. Nel 1988 Ray Budde professore di “educational administration” nel Massachussetts[5] lancia l’idea della charter school: gruppi di insegnanti che prendono in mano la gestione di singole scuole all’interno del distretto assumendo la responsabilità per il curriculum, la gestione e l’insegnamento. Nel 1990 con il loro controverso volume “Politics, Markets and America’s Schools” John E. Chubb e Terry M. Moe[6] ridisegnano lo scenario sostenendo i vouchers, nonostante l’opposizione di alcuni stati e prefigurando il modello delle charter schools, autorizzate per la prima volta nel 1991 nel Minnesota. Negli anni successivi il movimento per la “school choice” progredisce con un profondo riorientamento dell’idea originale con l’ingresso nel mercato, in via di sviluppo, di attori economici del settore privato.
Nel 2002 il No Child Left Behind Act di George W. Bush prevede la possibilità di chiudere scuole con performance insoddisfacenti e l’obbligo di offrire agli studenti la possibilità di iscriversi a scuole con risultati elevati. Il governo federale, con l’amministrazione sia conservatrice sia democratica, supporta programmi di school choice per le fasce deboli di studenti. Scegliendo come ministro dell’educazione Annie Duncan, già responsabile del progetto Renaissance per la diffusione delle charter schools a Chicago, Barak Obama fa un’aperta scelta di campo. Joe Biden si oppone ai voucher e alle charter schools di qualità scadenti o con scopo di lucro, seguito da Kamala Harris che si dichiara contraria a dirottare risorse dei contribuenti fuori dell’area pubblica che include le tradizionali scuole locali ma anche le charter schools.
L’idea di scuole non gestite dalla burocrazia, come le charter schools, vede la convergenza di interessi diversi: per i democratici sono una barriera per fermare i vouchers, per i conservatori si tratta di una attesa deregolazione, per gli educatori è una opportunità per rimotivare gli studenti, per alcuni imprenditori si apre la porta del ricco settore dell’istruzione, per i gruppi etnici è la possibilità di coltivare la propria cultura. L’ipotesi che le charter schools avrebbero migliorato l’intera scuola statunitense trova un crescente consenso mentre si fa strada, quasi tacitamente e non senza opposizioni, l’accettazione dell’utilizzo di risorse pubbliche per sostenere le scelte delle famiglie.
Il panorama della “school choice”
Pur con obiettivi e logiche comuni il panorama della “school choice” comprende soluzioni diverse.
Nella “public school choice” ricade la liberalizzazione delle iscrizioni nelle tradizionali scuole pubbliche presente nel 2022 in 43 stati interessando oltre 3 milioni di studenti circa il 6% di tutte le iscrizioni. Nell’area pubblica, seppur marginali, si collocano anche le magnet schools e le specialist schools, finanziate dagli stati e caratterizzate da particolari impostazioni dell’insegnamento e del curriculum.
I programmi voucher che mirano a facilitare l’iscrizione a scuole private assumono diverse configurazioni. La formula classica è un contributo dato alle famiglie. Nella prima esperienza del distretto di Milwaukee nello stato del Wisconsin, l’accesso era riservato agli studenti di famiglie a basso reddito. Con gli Education savings accounts (ESAs) le famiglie ricevono una sorta di “carta di debito” da spendere per l’educazione. Una terza soluzione sono le agevolazioni fiscali (Education tax credit) previste per chi spende per l’educazione dei propri figli o per chi devolve risorse a favore di organizzazioni che distribuiscono borse di studio per gli studenti. L’accesa controversia sulla costituzionalità dei vouchers, soprattutto per l’apertura agli studenti di scuole rette da gruppi religiosi, dura fino al 2002.
Meno problematiche e divisive dei voucher le charter schools, scuole pubbliche a finanziamento statale ma a gestione privata, sono la più rilevante innovazione recente nell’organizzazione del sistema scolastico del paese. In crescita, con interventi statali in alcune realtà, l’homeschooling vede le famiglie assumersi direttamente l’educazione dei propri figli. Rientrano anche nel movimento per la “school choice”, pur su piccola scala, le micro-schools mentre l’online learning, soprattutto a seguito della pandemia Covid 19, è entrato in scena.
Quali scuole frequentano gli studenti?
La discussione politica e la retorica ideologica non devono trarre in inganno. Al presente sono, infatti, inversamente proporzionali ai dati reali relativi alle scelte alternative alle tradizionali scuole pubbliche. Gli studenti frequentano per il 79% le tradizionali scuole, per i 6% le charter schools, per il 3% le magnet schools e per l’1% le virtual schools (1%). Frequentano le scuole private il 9% e sono interessati dall’’homeschooling il 2% degli studenti (Graf.n.1).
Graf. n.1 Percentuale di studenti per tipologia di scuole incluso l’homeschooling (2021-22)
Fonte: Report in the Condition of Education 2024, NCES 2024-144, U.S: Department of Education.
Tra il 2012 e il 2022 gli studenti delle public charter schools passano, comunque, da 2,3 milioni a 3,7 milioni con un aumento del 64% mentre le tradizionali scuole pubbliche registrano una flessione del 4%. Le magnet schools vedono la propria popolazione salire da 1.055.133 a 2.200.219 con un picco nel 2019 di 2.694.281 mentre le virtual schools accolgono 200.343 studenti nel 2013 per arrivare a 566.188 nel 2020 (Cfr. Graf.n.2).
Graf. n.2 Andamento delle iscrizioni nelle scuole pubbliche primarie e secondarie secondo il tipo di scuola (dal 2013-14 al 2022-23)
Fonte: Report in the Condition of Education 2024, NCES 2024-144, U.S: Department of Education.
Sono ormai più di 40, oltre al District of Columbia, gli stati con leggi sulle charter schools con variazioni riguardanti, soprattutto, gli enti di autorizzazione e le qualifiche richieste per i docenti. Il District of Columbia ha la più alta percentuale di studenti di charter schools (44%), seguito dall’Arizona (17%) e Colorado (13%) mentre il valore non raggiunge l’1% nello Iowa, nel Kansas, nel Mississippi, nella Virginia, nel Washington e nello Wyoming. Tra il 2001 e il 2021 nelle scuole private l’aumento di studenti è stato del 5% (da 4,5 a 4,7 milioni) con una sensibile differenza tra le grandi aree del paese (Graf.3).
Graf. n.3 Percentuale di studenti nelle scuole private per aree geografiche
Il mosaico delle diverse opzioni varia in relazione al livello di povertà dei territori, alla presenza di scuole appartenenti a organizzazioni religiose e alla variabile contesto urbano e contesto rurale. Nella distribuzione degli studenti incidono soprattutto il background socio-economico, il livello di istruzione dei genitori e l’appartenenza etnica.
Le ripercussioni del movimento per la “school choice” sono ampie e, soprattutto con le charter schools, destrutturano il tradizionale impianto istituzionale e organizzativo del sistema scolastico. Variano le regolazioni per il curriculum, la qualificazione richiesta agli insegnanti, i criteri di ammissione, le norme relative alla disciplina (sanzioni ed espulsioni…), alla salute e alla sicurezza, l’interazione con i genitori e le forme d comunicazione.
Sono efficaci le charter schools?
Il ciclo della charter school incontra ondate di opposizione e di contrasti anche a seguito di alcuni clamorosi fallimenti come quello della California Charter Academy nel 2004 con 6000 studenti in 60 scuole, ma produce esperienze positive di notevole rilievo.
Le charter schools sono, peraltro, un settore disomogeneo al suo interno data la discrezionalità loro riconosciuta. Esperienze di marcato successo, situazioni a rischio e realtà mediocri convivono. Al celebrato progetto KIPP (Knowledge Is Power Program) fondato nel 1994 da due insegnanti e arrivato in 15 anni a 82 scuola con 20.000 studenti i critici obiettano per i criteri di selezione per l’ammissione e per la presenza limitata di studenti con bisogni educativi speciali[7]. Secondo un rapporto nel 2017 “no measurable differences in average 8th-grade reading and mathematics scores on the National Assessment of Educational Progress (NAEP) were observed between students in traditional public and public charter schools” [8].
Nonostante risultati non definitivi, anche per difficoltà metodologiche, delle indagini scientifiche l’attenzione è continua, alimentata proprio dalle evidenze contrastanti della ricerca, dalla risonanza ricorrente sui media[9] nonché dalle diverse impostazioni pedagogiche delle scuole oltre che dalle incertezze delle prime realizzazioni. Venti anni di studi non hanno fornito risposte esaurienti. Se si evitano le contrapposizioni politiche e ideologiche è possibile, tuttavia, mettere assieme risposte parziali ma documentate.
Il Center for Research on Education Outcomes (CREDO) dell’università di Stanford ha seguito lo sviluppo delle charter schools con indagini i cui rapporti sono apparsi nel 2009, nel 2013 e nel 2023. Nell’ultimo rapporto[10], riferito a 31 stati per il periodo 2014-2019, si legge che: “In both reading and math, charter schools provide students with stronger learning compared with the learning in the traditional public schools that are otherwise available to them”, con la precisazione che “Some charter schools provide less student learning than their local district schools, although a larger proportion delivers better learning outcomes” e con annotazioni critiche relative al problema dell’underperformance: il numero delle scuole chiuse nel periodo coperto dalla ricerca è ridotto rispetto a quante sono le scuole con studenti con livelli di apprendimento e di miglioramento inaccettabili. In conclusione lo studio ribadisce che: “The claim of ‘choice’ cannot justify derailling students’ preparation”. Il confronto con le tradizionali scuole pubbliche locali illustra la variazione di performance degli studenti anche in relazione al modello organizzativo (singole scuole o reti di scuole) (Graf. n 4).
Graf. n.4 Andamento degli studenti delle charter schools (%) a confronto con i frequentanti le corrispondenti tradizionali scuole pubbliche locali (Risultati per la lettura)
Legenda: Stand alone: scuole singole autonome; (CMOs- Charter Management Organizations): reti o raggruppamenti di Charter Schools
Voucher programs: incertezza sui risultati e il nodo dei finanziamenti
Forti sono le contrapposizioni politiche tra sostenitori e critici. I risultati delle ricerche non sono del tutto positivi. Nel 2010 Ravitch scriveva: “twenty years after the initiation of vouchers in Milwaukee and decade after the program’s expansion to include religious schools there was no evidence of dramatic improvement for the neediest students or the public school left behind”[11]. In anni più recenti il rapporto di valutazione sul “Washington, D.C., Opportunity Scholarship Program”, una iniziativa sostenuta dal governo federale, giunge alla conclusione[12] che “There were no statistically significant impacts on either reading or mathematics achievement three years after students applied to the program” pur rilevando una minor propensione all’assenteismo e un buon livello di soddisfazione degli studenti. Nel 2002 la valutazione rigorosa di tre programmi di voucher avviati a New York City, a Dayton e a Washington (D.C.) non rileva mediamente alcun impatto sui livelli di apprendimento. Dopo due anni, tuttavia, gli studenti afro-americani passati dalla scuola pubblica a quella privata risultano avere un miglioramento statisticamente significativo a diversità degli appartenenti ad altri gruppi etnici[13]. Nel 2017 e 2018 le analisi valutative condotte sul Louisiana Scholarship Program hanno evidenziato, invece, un impatto negativo sui livelli di apprendimento misurati con i test standard sulla lingua e sulla matematica[14].
Uno studio relativo al periodo dal 2008 al 2019 in sette stati documenta il declino dei fondi per le tradizionali scuole pubbliche frequentate dalla maggior parte degli studenti. In alcuni casi, come in Arizona e in Florida, a fronte di un declino rispettivamente del 7% e del 12%, le risorse per voucher sono cresciute rispettivamente del 270% e del 313%.[15] A penalizzare le scuole pubbliche concorrono anche il fatto che in presenza di mobilità verso il settore privato, i costi della gestione del sistema restano sostanzialmente invariati e il rischio che gli studenti in svantaggio sociale e culturale rimangano nelle scuole pubbliche.
Il grave e persistente problema della segregazione delle scuole
Considerando l’esperienza degli stati che hanno adottato politiche di “school choice” il rapporto 2019 dell’OECD sostiene che accrescere le opportunità di scelta può aumentare la stratificazione delle scuole per etnicità e per status socio-economico degli studenti.
La recente piattaforma interattiva Segregation Explorer dell’Università di Stanford documenta le tendenze e i modelli di segregazione delle scuole statunitensi. Le conclusioni dei ricercatori sono chiare: “racial and economic segregation among schools has grown steadily in large school districts over the past three decades” e l’aumento “appears to be driven in part by policies favoring school choice over integration”[16]. Per la verità dopo la sentenza della Corte Suprema del 1954 sono stati compiuti passi in avanti, tuttavia dagli anni 1990 in poi è aumentata la segregazione etnica ed economica soprattutto nei distretti di grandi dimensioni. Pur senza esprimere valutazioni sulla loro qualità, l’espansione delle charter schools, la configurazione di maggior rilievo delle politiche di “school choice”, tende a contrarre le diversità e far aumentare gli indici di segregazione.
L’inarrestabile declino del sistema scolastico USA
Le promesse dei sostenitori della “school choice” nelle sue varie forme di trasformare radicalmente l’educazione nel paese attraverso la competizione e la deregolazione si scontrano oggi con la decadenza dell’intero sistema di istruzione. I risultati del NAEP 2022 denunciano un regresso negli ultimi due decenni, particolarmente elevato nelle minoranze, nelle aree di povertà e nel settore dei bisogni educativi speciali.
Sono, inoltre, da considerare che altri problemi, dalla violenza a scuola all’assenteismo cronico degli studenti, dai problemi di salute mentale tra gli studenti alla mancanza di insegnanti qualificati necessari e le difficoltà di implementazione potranno rendere incerta la traiettoria nei prossimi anni.
La prospettiva di una regolazione onnicomprensiva federale (“universal school choice”), approvata dal Congresso, appare incerta sia per l’indipendenza rivendicata dagli stati e dai distretti scolastici e sia per il futuro che avrà il Department of Education destinato, secondo le affermazioni di Donald Trump, ad essere abolito.
Non indifferente saranno le posizioni, in passato con oscillazioni, che verranno assunte dai democratici soprattutto nei diversi Stati in cui sono al governo, anche di fronte ai rapporti di ricerca, celebrati da alcuni media, che, pur denunciando limiti, confermano che le charter schools funzionano e registrano una domanda di iscrizioni superiore alle possibilità di accoglienza.
Il sempre vivace e robusto dibattito tra accademici sul ruolo del mercato[17] e sul fallimento del neo-liberismo è tutt’altro che sopito. I prossimi anni saranno la cartina di tornasole per confermare o smentire che l’affidamento al libero mercato possa essere risolutivo. Le esperienze di riforma varate nella Nuova Zelanda e in Svezia e poi rivisitate dopo pochi anni rendono d’obbligo una prudente cautela.
[1] OECD, Balancing School Choice and Equity: An International Perspective Based on PISA, OECD Publishing, Parigi 2019, pp.18; 28.
[2] Il supporto teorico dell’originale proposta lanciata da Milton Friedman negli anni 1950 risale ai filosofi della politica Thomas Paine (1791) e John Stuart Mill (1869).
[3] Ravitch D., The Death and Life of the Great American School System. How testing and Choice Are Undermining Education, Basic Books, New York 2010, Pp.114ss.
[4] Cfr. Giroux H.A, Education and the Crisis of Public Values: challenging the assault on teachers, students and public education, Peter Lang, New York 2011 e Fukuyama F., Liberalism and Its Discontents, Profile Books London 2023.
[5] Budde R.,Education by Charter: Restructuring School District. Key to Long-Term Continuing Improvement in American Education, Regional Laboratory for Educational Improvement of the Northeast and Island, Andover (MA) 1988.
[6] Chubb J.E. e Moe, T. M., Politics, Markets, and America’s Schools, Brooklings Institution Press, Washington (D.C.), 1990.
[7] Rotherham A.J., “KIPP Schools: A Reform Triumph, or Disappointment?” Time, 27 aprile 2011.
[8] Report on the Condition of Education 2024, maggio 2024.
[9] La pubblicazione del report CREDO 2023 è stata accolta da entusiastiche affermazioni sui media con sintesi approssimative e parziali del rapporto, anche al di fuori degli Stati Uniti. Cfr. Stanford L., “Charter Schools Are Outperforming Traditional Public Schools: 6 Takeaways From a New Study”, Education Week, 6 giugno 2023;
“Charter Schools: New Evidence of Student Success A nationwide Stanford study shows huge learning gains over union schools”. Wall Street Journal
15 giugno 2023; “The evidence in favour of charter schools in America has strengthened”, The Economist 1 febbraio 2024.
[10] As matter of Fact: The National Charter Study III 2023, Center for Research on Education Outcomes, Stanford University, Stanford, CA 2023 (https://credo.stanford.edu), p.10.
[11] Ravitch, op.cit. p.132
[12] Webber, A., Rui, N., Garrison-Mogren, R., Olsen, R. B., and Gutmann, B. Evaluation of the DC Opportunity Scholarship Program: Impacts Three Years After Students Applied (NCEE 2019-4006). Washington, DC: National Center for Education Evaluation and Regional Assistance, Institute of Education Sciences, U.S. Department of Education, p.4.
[13] William G. Howell Patrick J. Wolf David E. Campbell Paul E. Peterson, “School Vouchers and Academic Performance: Results from Three Randomized Field Trials”, Journal of Policy Analysis and Management, Vol. 21, No. 2, 191–217 (2002)
[14] Jonathan N. Mills e Patrick J. Wolf, The Effects of the Louisiana Scholarship Program on Student Achievement After Three Years, Louisiana Scholarship Program Evaluation Report #7Updated July, 2017, School Choice Demonstration Project, University of Arkansas, Fayetteville, AR Education Research Alliance for New Orleans, Tulane University, New Orleans, LA;
[15] Cfr. Abrams S. e Koutsavlis G.J. del Teacher College della Columbia University (The Fiscal Conseguences of Private School Vouchers, PFPS Report, 2023.
[16] Cfr. la Conferenza “The Unfinished Legacy of Brown v Board of Education at 70”, 6 maggio 2024 alla Stanford University in https://edopportunity.org/segregation/conference.
[17] Harris, D. N., “How Free Market Logic Fails in Schooling—And What It Means for the Role of Government”. Educational Researcher, 53, 2 (2024), pp. 111-122.
Mario Giacomo Dutto MIUR - già Direttore Generale saggista, esperto politiche formative