Come sarà la scuola del futuro? Esercizi di previsione.
Circa vent’anni fa l’OCSE promosse uno studio di futurologia scolastica: i Future Studies. La domanda era: come saranno i sistemi educativi del futuro? Lo studio non proponeva uno scenario specifico, ma uno strumento per pensare i possibili scenari e le loro caratteristiche [1]. È passato molto tempo da questo progetto, ma la domanda che poneva e i tentativi di risposta sono ancora, nonostante molti cambiamenti del contesto, in buona parte riproponibili oggi.
Partendo da otto studi di settore, presentati da esperti, si arrivò a uno schema di sintesi costituito da tre scenari principali, per ciascuno delle quali si possono pensare due esiti diversi:
1 Tentare di mantenere lo status quo
1.1 Continua il sistema scolastico burocratico
1.2 Il collasso
2 Riscolarizzare
2.1 Le scuole come centri sociali
2.2 Le scuole come organizzazioni focalizzate sull’apprendimento
3 Descolarizzare
3.1 Reti di apprendimento e società in rete
3.2 Estensione del modello-mercato
Ciascun scenario è caratterizzato dalla descrizione del modo in cui potrebbero evolversi cinque diversi fattori:
- l’apprendimento
- i curricoli
- il governo e la gestione
- le risorse e le strutture
- gli insegnanti.
Gli scenari sono pensati come un kit per l’analisi dei sistemi. Chiunque si può esercitare nello scoprire i sintomi che, nell’attuale sistema, fanno pensare allo scenario più probabile. Oppure valutare le scelte di politica scolastica in atto. Dallo studio sono infatti scaturiti diversi studi empirici. La tabella offre una sintesi delle alternative e dei loro tratti distintivi. Teniamo presente che gli scenari sono globali e riferiscono a tutti i sistemi, o almeno a tutti quelli del mondo OCSE, ma sono in buona parte comprensibili anche se specificamente riferiti al sistema italiano. Comunque ciascuno può, se vuole, adattarli meglio al nostro caso.
Il futuro della scuola. Scenari OCSE
Ciascuno può scegliere se usare lo schema come reale strumento di previsione, di analisi della situazione attuale o guida alle scelte di politica scolastica. Oppure semplicemente come stimolo per una discussione, un dibattito, un gioco di brain storming.
La lettura della tabella spinge a qualche considerazione.
a) La prima è che le caratterizzazioni dei vari esiti sono volutamente, come succede per molti strumenti di analisi, schematiche e nette. La realtà è invece sempre complessa e contraddittoria.
b) Una seconda considerazione è che un sistema si può collocare in prospettive diverse a seconda che si considerino i progetti e la realtà. Nel caso della nostra scuola, per esempio è evidente che l’ipotesi prevalente nelle politiche e nei progetti è quella riformista della riscolarizzazione con enfasi in ambedue gli aspetti: centralità dell’apprendimento e nuova socializzazione. Si pensi all’ultimo tentativo della Buona Scuola. Ma la realtà ci parla di un sostanziale mantenimento dello status quo, ben descritta da tutte le caselle. E ci sono anche segni, lo scadimento degli apprendimenti e il governo scolastico come gestione della crisi, che la tabella attribuisce all’ipotesi del collasso.
c) L’ipotesi della descolarizzazione si articola in due prospettive abbastanza chiaramente distinte: la prima è quella di una riappropriazione ‘dal basso’ dell’educazione che non arriva all’anarchismo di Ivan Illich, ma alla creazione di diffusi sistemi a rete con modalità di regolazione; la seconda è la via della scuola-impresa dove l’istruzione persegue competenze di cui il mercato decide il valore. L’ipotesi della descolarizzazione è fuori da tutti i progetti politici nel nostro Paese e tuttavia, a conferma della complessità delle cose, ci sono elementi di depotenziamento del sistema scolastico pubblico e centralizzato. Per esempio chi determina il valore dei titoli di studio? È ancora la società nel suo complesso che li garantisce attraverso il sistema scolastico o è il mercato?
d) Il personale scolastico, la sua organizzazione e le sue caratteristiche sociali sono un fattore decisivo. Ogni scenario dinamico, come quello della riscolarizzazione, presuppone una forte articolazione delle professionalità e una organizzazione del lavoro complessa. Sappiamo bene quanto questo sia stato un problema dei tentativi riformistici nel nostro Paese.
e) Un’ultima considerazione sulle tecnologie. Molto opportunamente la tabella prevede un loro ruolo crescente in tutti gli scenari, ma con questo condanna l’illusione, ricorrente e di antica data, che le tecnologie, funzionino come leva riformistica. Nella striscia relativa al mantenimento dello status quo si dice chiaramente: le tecnologie crescono, ma non cambiano l’organizzazione. Naturalmente stiamo parlando delle politiche di breve periodo. Certo, le tecnologie stanno cambiando tutto il contesto culturale e sociale e questo costituisce una pressione sul sistema scolastico, ma è difficile dire se per indurlo a riformarsi o per condannarlo e perdere la sua centralità.
Riferimenti
1 What school for the future? – OECD – 2001
2 Educational policy analysis 2001 – Cap 5: What future for our schools? – OECD – 20014 Schools and the Future – Forum on schooling for tomorrow – Poitiers – 2003
5 M.Fierli-La scuola del futuro. Nuova Civiltà delle Macchine – Anno XXI – n°1 2004. Il volume è reperibile nel sito www.
[1] Ripropongo qui la sintesi di un saggio che illustrava in dettaglio alcune variabili di scenario e poi sviluppava l’ipotesi riformista della riscolarizzazione. Il saggio era la base di una conferenza organizzata dal gruppo di lavoro ASCI (Apprendere nella Società dell’Informazione e della Comunicazione), che avevo creato insieme a un gruppo di ‘reduci’ della stagione riformista degli ultimi anni ’90. (Vedi nei riferimenti)
Mario Fierli
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