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Bocciature e sanzioni per una scuola più ordinata

Pubblicato il: 29/09/2024 11:56:24 -


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La riforma del voto di condotta è stata approvata dal Parlamento come una ulteriore misura spot che affronta problemi variamente ingigantiti dai media e che intenderebbe  risolvere una situazione ritenuta catastrofica: come l’ordine pubblico si mantiene rendendo più severe le pene, così nella scuola si pensa che il disagio dei giovani sia governabile con un pugno più duro minacciando multe, sospensioni e bocciature. I media la presentano come una importante riforma ma a ben vedere si tratta solo di una riformulazione, di una ristrutturazione riguardante un aspetto della gestione della vita scolastica del tutto marginale e inefficace rispetto alla gravità di specifiche situazioni di disagio che soprattutto dopo la pandemia son diventate più numerose e diffuse. 

La riforma Valditara riforma la riforma Gelmini che con la legge 169/2008 aveva introdotto il voto di condotta come espressione numerica che entrava a far media con i voti assegnati all’apprendimento delle singole materie. Anche allora il governo Berlusconi, collocato a destra, intendeva con il voto di condotta rendere più disciplinata e impegnativa la scuola pubblica.

Già il voto gelminiano prevedeva la bocciatura in caso di insufficienza cioè in caso di voto inferiore a 6 anche se nel resto delle discipline si raggiungeva la sufficienza. E qui Valditara non innova nulla a parte il ripristino del voto di condotta nella secondaria di primo grado che era stato abolito dalla ministra Fedeli nel 2017.

Nel 2008, come succede anche ora, coloro che davano importanza  al voto di condotta lo vedevano come uno strumento educativo importante per responsabilizzare gli studenti, stimolare comportamenti corretti e promuovere un ambiente scolastico ordinato. La condotta, la disciplina,  era ed è considerata un aspetto fondamentale della formazione dell’individuo, non solo dal punto di vista scolastico ma anche da quello sociale e civile. Una parte degli insegnanti e dei genitori credono che il voto di condotta aiuti a prevenire fenomeni di bullismo e a migliorare la convivenza scolastica, oltre a fornire un segnale forte agli studenti sulle proprie responsabilità. Le sanzioni e la bocciatura sono viste come deterrenti efficaci per ridurre comportamenti scorretti.

Dall’altra parte, i critici della legge ritengono che il voto di condotta sia uno strumento punitivo inefficace e controproducente. La debolezza dello strumento sta nei seguenti aspetti.

  1. Soggettività del giudizio. La valutazione del comportamento è soggettiva, poiché lascia  troppo spazio all’interpretazione dei singoli insegnanti. Questo può portare a disparità di trattamento tra gli studenti di classi diverse in assenza di codici di comportamento chiari e verificabili.
  2. Sproporzione degli effetti. Il rischio che il solo voto di condotta possa pregiudicare la carriera scolastica di uno studente viene visto come sproporzionato, soprattutto se il rendimento nelle materie di studio è promettente.
  3. Approccio punitivo. Gli oppositori ritengono che il voto di condotta si concentri troppo sull’aspetto punitivo, mentre la scuola dovrebbe educare promuovendo comportamenti positivi e collaborativi.
  4. Influenza socio-familiare.  Molti comportamenti scorretti degli studenti derivano da situazioni familiari difficili o da problemi sociali la cui considerazione potrebbe essere trascurata a favore di un approccio velocemente sanzionatorio.

Negli ultimi anni, nel dibattito sulla scuola ha prevalso la considerazione delle  difficoltà di gestione e delle carenze dell’educazione in un contesto sociale molto difficile che non prospetta ai giovani sbocchi attraenti e motivazioni forti. I risultati modesti rilevati nelle comparazioni internazionali hanno fatto prevalere la sensazione che la visione laica e riformista della sinistra fosse la causa della decadenza fallimentare della scuola. La necessità di un miglioramento passa allora per il ristabilimento dell’ordine, della disciplina e del rispetto degli insegnanti.

La riforma Valditara recepisce questo sentimento diffuso nella parte più reazionaria della popolazione assumendo la bocciatura e le sanzioni come gli strumenti per rimettere in riga una gioventù sbandata. La stessa ottica che ha ispirato i primi provvedimenti contro i rave party e, ora, i provvedimenti restrittivi per la sicurezza che comminano pene sproporzionate per limitare il diritto di espressione del dissenso e impedire certe forme di lotta sindacale. Il ritorno alle bocciature come spauracchio per gli studenti svogliati o indisciplinati è coerente con la pedagogia di un  ministro che assume la mortificazione e la frustrazione come momenti educativi che fortificano le giovani generazioni italiche.

Vedremo quali saranno le circolari che daranno attuazione alla nuova legge, in ogni caso la questione è ora in mano agli insegnanti e ai dirigenti scolastici, sono loro che dovranno soppesare quanto questa medicina dovrà essere introdotta in dosi massicce o gestita in modo intelligente e prudente.

Sarebbe interessante conoscere quale sia stata nel tempo la sedimentazione dell’attuazione della legge Gelmini nelle formulazioni dei Regolamenti di Istituto, quali siano le casistiche previste per far scattare provvedimenti disciplinari, quali siano le formalità seguite per rispettare i diritti degli studenti, quali le dinamiche delle famiglie che intervengono a volte per difendere il proprio pargolo a volte per chiedere maggiore severità. La campagna mediatica di questi giorni che promette ordine e disciplina non consente di sperare nel miglioramento delle  dinamiche tra docenti che la pensano sulla condotta in modo diverso. 

La scuola è già stata a sufficienza mortificata e frustrata e questa legge non migliora il clima generale. D’altra parte, è ormai fin troppo chiaro che scopo del governo di destra è di aizzare l’uno contro l’altro, aggravare la percezione dei problemi, alimentare paure e rivalse. 

Raimondo Bolletta

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