Senza Zaino: il modello di scuola che vogliamo
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Senza Zaino non è un progetto, ma la concretizzazione del progetto culturale dell’Istituto Comprensivo “G. Mariti”: una scuola ospitale, accogliente, dove gli alunni partecipano alla progettazione, imparano ad apprendere in un clima di rispetto e responsabilità e a lavorare in modo autonomo. Il contributo è stato presentato al convegno del 23 aprile “La scuola nuova nasce dal basso. Esperienze concrete di innovazione educativa”. In calce la presentazione in PowerPoint illustrata a Firenze.
DAI CONTRIBUTI SELEZIONATI PER IL CONVEGNO DEL 23 APRILE.
Senza Zaino è un modello di scuola che coniuga la ristrutturazione degli ambienti di apprendimento con una attenta revisione dei metodi di insegnamento. Frutto di un lungo percorso di ricercazione dei docenti, di condivisione con i genitori, di concertazione con gli enti locali, siamo riusciti a realizzare “la scuola che vogliamo”: dove gli adulti progettano insieme e insieme ai bambini, dove gli spazi sono vivibili e i tempi flessibili, dove le relazioni sono co-operative e adulti e bambini sanno assumere responsabilità.
Riorganizzare ha significato riconsiderare i modi e i contenuti del progettare, i gesti e i linguaggi, i materiali e le forme, i colori e il clima, le architetture e gli arredi. Nella scuola senza zaino il materiale è condiviso, viene tenuto nell’aula e gestito in comune, abituando così i bambini e le bambine a essere responsabili, ordinati e precisi. Le aule hanno grandi tavoli di legno e sedie a misura di bambino, colorate e personalizzate, e una pluralità di spazi attrezzati: una pedana-agorà per le riunioni, poltroncine e divanetti per la lettura e la conversazione, postazioni per attività in autonomia, lo spazio-computer, gli armadietti a giorno dove si possono riporre le proprie cose o scegliere e prendere autonomamente gli oggetti per lavorare; l’aula dunque è personalizzata, con più aree di lavoro per svolgere più attività non solo impiegando la testa, ma anche utilizzando le mani e il corpo. Tutti, pur in vario modo, sono attori dell’apprendere e dell’insegnare, così è possibile perseguire l’ideale di una formazione incentrata sulla dimensione della ricerca e sulla partecipazione attiva dei ragazzi. Orientare le scelte didattiche promovendo la consapevolezza del progetto comune significa favorire la creatività e sviluppare la capacità di fare previsioni, significa sollecitare la gestione degli avvenimenti, modalità di lavoro chiare, comportamenti adeguati, regole generali condivise.
A livello di plesso, il CRA (Consiglio dei Rappresentanti degli Alunni) concretizza la partecipazione dei bambini e delle bambine a forme di rappresentanza democratica e di assunzione di responsabilità nelle decisioni e si struttura in laboratorio per promuovere la consapevolezza di un progetto comune di cittadinanza responsabilmente agita in ambito scolastico e non solo.
La nostra scuola è viva e partecipata, la nostra comunità di ricerca però non è un luogo facile, disimpegnato. Questa scuola è la scuola dell’impegno e della condivisione di uno sforzo sensato e significativo: esplorare, ricercare, sperimentare, provare, significa impegnarsi, faticare; anche programmare “per e con” i ragazzi è un esercizio impegnativo e mai banale, che integra le relazioni e produce cultura. Grande attenzione è posta alle metodologie per prevenire le difficoltà nell’apprendimento e, a partire dalle prime classi, i bambini utilizzano quaderni stampati appositamente dall’istituto e lapis dall’impugnatura ergonomica per rendere meno pesante l’acquisizione delle competenze di base. Il ruolo dell’insegnante, poi, è rivisitato e ripensato: senza la cattedra, è di fronte, a fianco, più lontano, in disparte, secondo le situazioni e le necessità, perché dove il fare si intreccia con il dire e l’esplorare con il raccontare, la lezione frontale si alterna e si tesse con l’attività laboratoriale.
La presentazione PowerPoint presentata al convegno di Education 2.0 relativa a questa esperienza (12 MB, PPT).
Iselda Barghini e Grazia Merotoi