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Flessibilità oraria e Curricolo. Innovazione!

Pubblicato il: 31/03/2016 08:14:40 -


Il dibattito su flessibilità e curricolo non può non tener conto delle esperienze, ormai consolidate, nell’ambito dell’istruzione tecnica e professionale, “forzosamente” spinta a innovare.
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Il trattamento differenziato, rispettivamente, dei Licei e dei Tecnici (e Professionali) resta sempre foriero di insegnamenti. Tutto quel che non si fa nei Licei, è sempre stato fatto nei Tecnici (e Professionali). Quindi una eventuale innovazione non può non tener conto di questo.

Prendiamo, ad esempio, la flessibilità oraria.

I Licei non l’hanno mai fatta. Vezzeggiando il loro rigore disciplinare, i Licei hanno indotto a pensare che i Tecnici non fossero rigorosi (scontato per il Signor Gentile-Croce) perché orientati comunque al lavoro (“brutto e cattivo”). Come ben sappiamo il popolo italiano vuole essere fatto di ‘generali’ (dirigenti), lungi da esso pensare ad un figlio ‘soldato’ (operaio o perito).

Pertanto, proprio alla faccia di ogni legittimità e controllo, i Licei hanno spesso ridotto l’unità oraria senza provvedere a un rigoroso recupero delle classi (o degli studenti, quindi del diritto allo studio). Non credo ci sia mai stato uno studente (o una famiglia) che si lamentasse di una riduzione di orario. E questo con 27/30 ore settimanali (tali sono al Liceo).

Per i Tecnici è tutt’altra cosa. Il peso delle 32/33 (prima delle Gelmini 36) ore settimanali è insostenibile con la fragilità dell’attuale dissesto educativo e psicologico dello studente. Occorre forzosamente ridurre l’unità oraria di almeno cinque minuti. Ciò comporta per uno studente il recupero di oltre due ore settimanali (2,75 per le 33 settimanali) che per 33 settimane sono oltre 90 ore all’anno. Una enormità. Pertanto si scatena in tutte le scuole il ben noto “recupero tempo scuola” con infinite attività, dalle visite ai musei ai festival delle Scienze, dai viaggi di istruzione alle giornate di cinema, dalle visite alle aziende o alle università fino alle visite a centrali eoliche o laboratori di ricerca, e così via. Questo già comporta una forma di flessibilità congenita (quindi già esistente e mai valorizzata).

Ma, c’è quella più devastante, connessa alla “sopravvivenza”: il problema delle iscrizioni in una citta metropolitana (e non solo). Pur ottenendo un ragionevole e pregevole numero di iscritti al primo anno, il problema vero è conservare i numeri delle coorti successive; in altri termini, il problema della dispersione scolastica o la riduzione delle fughe, pur anche, drop out.

Nelle scuole tecnico professionali più agguerrite si sono introdotti modelli di gestione culturale (knowledge management) come il modello a shell, mediante il quale distinguere il “core disciplinare” dalle “shell” e così calibrare la valutazione sul ‘core’ per affrontare con lo studio assistito ed altre modalità di lavoro il sostegno dello studente più fragile.

In tal caso, si è lavorato sul curriculo, riprogettando i programmi disciplinari con moduli che rispettassero priorità sostanziali come “acquisire quel sapere minimale” per il proseguimento degli studi. In modalità self-organizing si è introdotta una grande flessibilità, che ha portato queste scuole a risultati eclatanti come una dispersione ridotta al 7%, raggiungendo così, in anticipo, i traguardi UE 20/20/20. E tutto questo, come spesso san fare le scuole, nel silenzio del loro lavoro, senza premi o manifesti culturali. Tutto questo non è accaduto nei Licei che hanno avuto sempre il piatto pieno.

Innovazioni “obbligate” e Curricolo.

Il risultato di queste innovazioni “obbligate” nei Tecnici? Di due ordini: il primo, è che la flessibilità complica l’organizzazione (appesantisce il lavoro docente);

il secondo, è che la flessibilità è indipendente dalla qualità e quantità degli apprendimenti.

Se si è pur pensato di risolvere il primo problema con i docenti di potenziamento (ma non è purtroppo così), il secondo problema dimostra che l’unica operazione innovativa consiste nella riforma del curricolo e non nella flessibilità oraria. Lo stesso curricolo, un curricolo “eterno”, “immutabile”, “sovra-naturale” non può coesistere con alcuna forma di flessibilità oraria. E questo a prescindere dall’Esame di Stato.

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A.M. Allega, BTOF. ASL e Potenziamento, tra il costruire e il complicare A.M. Allega, Alternanza possibile? Si.

Arturo Marcello Allega

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