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E gli apprendimenti informali e non formali?

Pubblicato il: 08/04/2010 18:27:25 -


Il riconoscimento degli apprendimenti informali e non formali: uno strumento per la promozione e il sostegno alla educazione in età adulta.
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Nessuno può negare che l’apprendimento ci accompagna per tutta la vita, anzi che si identifica con il vivere stesso, tuttavia è complicato rispondere a questa domanda: per quale ragione è così difficile riconoscere e certificare ciò che non è stato appreso nelle istituzioni scolastiche? Una risposta si trova nelle definizioni stesse dei tre tipi di apprendimento: apprendimento formale, apprendimento informale, apprendimenti non formali.

L’apprendimento formale è strutturato in termini di contenuti, curricoli, organizzazione e finanziamenti istituzionali, ma, per quanto riguarda le altre due tipologie di apprendimento, le definizioni invece sono meno nette. L’apprendimento informale non è strutturato, né intenzionale; le differenze tra informale e non formale sono a volte molto labili (è difficile stabilire con chiarezza i limiti e i contorni della “intenzionalità”) e gli apprendimenti non formali, che spesso sono intenzionali, ma non sempre, risentono di specifiche caratteristiche socio-culturali e produttive nazionali, regionali, locali e settoriali.

Quando nel 1996 l’Ocse, nella conferenza dei ministri dell’istruzione, lanciò la strategia del life long learning for all per il XXI secolo, la contraddizione è emersa per la prima volta in termini molto chiari: dobbiamo potenziare, stimolare e aiutare gli adulti a riflettere sulle esperienze di apprendimento che li coinvolgono continuamente, fare in modo che si moltiplichino occasioni di apprendimenti qualificate non formali e informali, convincere gli adulti a porre attenzione a questi processi cognitivi, che sono molto spesso taciti e non riconoscibili nel momento in cui si realizzano, ma poi solo l’istituzione formale, quella che trasmette saperi e conoscenze codificati, ha il monopolio dei riconoscimenti. Questo è un problema molto sentito in un mondo in cui la circolazione delle persone è continua, i cambiamenti chiedono sempre nuovi saperi e nuove competenze e le istituzioni che erogano l’istruzione non riescono a coinvolgere la popolazione che ha superato l’età scolastica.

Nel corso degli ultimi anni è stato fatto un grande lavoro di studio, osservazione e riflessione sulle varie modalità in cui si realizza l’apprendimento degli adulti, ci si è interrogati su quello che sanno/sanno fare veramente, ed è emersa la necessità di avere strumenti che permettano di valutare e misurare con un approccio comparativo tutte le competenze che la popolazione acquisisce vivendo, che non sono espresse nei titoli di studio formali, ma che sono molto importanti non solo per i singoli individui, ma per i sistemi sociali e produttivi in cui sono inseriti.

Un primo punto di arrivo è stato raggiunto con lo studio Ocse Qualifications Systems-bridges to lifelong learning (2007) che vedeva coinvolti 22 paesi: Australia, Austria, Belgio-Fiandre, Canada, Cile, Repubblica Ceca, Danimarca, Germania, Grecia, Ungheria, Islanda, Irlanda, Italia, Corea, Messico, Olanda, Norvegia, Slovenia, Sud Africa, Spagna, Svizzera e Regno Unito.

Questo studio costruisce un framework di riferimento per definire le diverse qualifiche, basato sulla loro descrizione in termini di conoscenze, abilità e competenze; questo framework consente di indicare un sistema per il trasferimento di crediti (dove per crediti si intende, appunto, le competenze, ciò che le persone sanno/sanno fare, piuttosto che i titoli di studio) e, attraverso il coinvolgimento di responsabili, attori dei vari sistemi formativi, individua, nel riconoscimento dell’informal e non formal learning (RNFIL), lo strumento più adeguato a incrementare il lifelong learning, l’apprendimento in età adulta.

I dati relativi alla presenza della popolazione, per classi di età, nelle istituzioni educative (vedi figura) dimostrano che l’educazione formale non coinvolge la popolazione adulta in misura significativa. Dalla quote vicine al 100% dei cinque-quattordicenni si scende a quote molto al di sotto del 10% degli ultra-quarantenni, ma la riduzione drastica avviene già prima e, soprattutto in alcuni paesi, la caduta è decisamente drammatica, e si accosta sempre più a percentuali vicine allo zero.

Figura. Iscrizioni nelle istituzioni educative per gruppi di età

Pone infine con chiarezza un obiettivo: bisogna motivare gli adulti, spingerli a sfruttare qualsiasi occasione per imparare di più. MA COME?

Le due grandi indagini finora svolte sulle competenze della popolazione adulta (IALS e ALL) hanno dimostrato che una larga quota di popolazione ha, in tutti i paesi, livelli di competenza molto bassi, ma soprattutto – e questo è il dato significativo – sembra non rendersene conto o comunque non preoccuparsene.

Si tratta quindi di creare nuove strade, nuovi percorsi per spingere gli adulti a conseguire qualificazioni più elevate, che siano però veramente accessibili.

Perseguire questo obiettivo significa, prima di tutto, rendere tutti i contenuti e i risultati di apprendimento visibili; rendere evidenti e pubblicizzare – incrementandole – le opportunità di apprendimento esistenti; rendere note le informazioni sulle competenze diffuse nella popolazione, aggiornandole (nuova indagine Ocse PIAAC). Successivamente è necessario operare in modo che le esigenze del mercato del lavoro siano conosciute dalla popolazione e soprattutto agire sulla motivazione individuale. Gli strumenti della contrattazione sul lavoro possono agire in questo senso, ma anche la messa a disposizione dei singoli individui di strumenti flessibili, che consentano loro di controllare direttamente cosa sanno/ sanno fare, attraverso una continua auto-riflessione, e che li portino ad auto-valutare e a registrare in un portfolio quello che via via imparano (si tratta di diffondere e migliorare strumenti già esistenti quali il ProfilPASS, il Competence passport/card ecc.) in modo da portarli a ricercare e a ottenere certificazioni pubblicamente riconosciute.

La prospettiva suggerita dagli studi più recenti dell’OCSE può essere così sinteticamente indicata:
• che si prosegua nell’impegno a produrre i riconoscimenti a livello internazionale;
• che si sperimentino metodologie sempre nuove di accertamento delle competenze (Assessment methods, Exams, Simulations, Observation, Interviews ecc…);
• che si contrasti la preoccupazione di chi pensa che in questo modo si vogliono dare “titoli accademici” a tutti;
• che si consolidi l’idea che tutti possono rientrare in percorsi formativi/istruttivi di livello medio/alto e soprattutto che – senza cadere nella retorica dell’apprendere solo dall’esperienza – si capisca che i percorsi per i riconoscimenti e le certificazioni sono sempre processi di apprendimento, i cui costi, individuali e sociali, sono di gran lunga inferiori a quelli che un sistema di istruzione formale dovrebbe sostenere per rimandare a scuola quote consistenti di popolazione adulta.

Per approfondire, le ricerche OCSE:
• Qualifications and Lifelong Learning
http://www.oecd.org/dataoecd/10/2/38500491.pdf

• Beyond Rhetoric: Adult Learning Policies and Practices
http://www.oecd.org/dataoecd/18/57/18466358.pdf

• Promoting Adult Learning
http://www.oecd.org/dataoecd/14/54/35268366.pdf

• Literacy in the Information Age
http://www.oecd.org/dataoecd/24/21/39437980.pdf

• Learning a Living
http://www.oecd.org/dataoecd/44/7/34867438.pdf

Altri riferimenti in lingua inglese:
• Werquin, Patrick (2007): “Terms, Concepts and Models for Analysing the Value of Recognition Programmes.”
http://www.oecd.org/dataoecd/33/58/41834711.pdf

• Werquin Patrick (2007). “Moving Mountains: Will Qualifications Systems Promote Lifelong Learning”, European Journal of Education, Vol. 42, No. 4, p. 459–484.
http://www.wiley.com/bw/journal.asp?ref=0141-8211

• Werquin Patrick (2008). “Recognition of Non-formal and Informal Learning in OECD Countries: A Very Good Idea in Jeopardy”, Lifelong Learning in Europe, 3 2008, p. 142-149.
http://www.lline.fi

• Werquin Patrick (2009): “Recognition of Non-formal and Informal Learning in OECD Countries: an Overview of Some Key Issues.” In: REPORT, No. 3
http://www.report-online.net/english/start/

• Recotillet Isabelle and Patrick Werquin (2009). “The French VAE: Recognition of Non-formal and Informal Learning as a Visa for a Job?”, European Journal of Vocational Training, N° 48, 2009/3.
http://www.cedefop.europa.eu/etv/projects_networks/EJVT/DEFAULT.asp

Riferimenti in lingua italiana:

CERI OCSE Apprendere a tutte le età – Le politiche educative e formative per il XXI secolo- Armando Roma 1997

Indagini OCSE sulle competenze della popolazione adulta:

IALS International Adult LiteracySurvey:

V.Gallina la competenza alfabetica in Italia – Un a ricerca sulla cultura della popolazione- Franco Angeli, Roma 2000

ALL Adult Literacy and Lifeskills V. Gallina- Letteratismo e abilità per la vita- Armando Roma 2005

PIAAC Project for International Assessement of Adult Competencies www.Isfol.it Area sistemi e metodologie per l’apprendimento.

Patrick Werquin

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