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Siamo contro la didattica della storia per “medaglioni”, tuttavia…

Pubblicato il: 19/12/2013 16:57:01 -


La scelta di fatti e personaggi esemplari, evocativi, di valore è certo incongrua per la didattica della storia, non solo dal punto di vista delle temporalità ma come rischio di ritorno ai medaglioni dei personaggi illustri o di spicco. Tuttavia la storia di Pietro Paolo Savorgnan di Brazzà è tutta un’altra storia.
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Mentre ero affaccendato in ricerche storiche sull’Africa, per approfondire lo spessore narrativo del romanzo d’appendice ClanDestini (scritto con Giuseppe Fiori e pubblicato su questa stessa rivista), mi sono imbattuto in un personaggio davvero straordinario e spettacolare che ha riempito di sé tanti ambiti storici della colonizzazione e dell’imperialismo e che era un italiano.
Seguendolo, chi si fida delle mie incursioni “creative” nella didattica che a scuola si potrebbero o non si potrebbero fare, giudicherà se vale la pena di fare un discorso diverso a partire proprio dal “medaglione” di quest’aristocratico d’origine friulana che si chiamava Pietro Paolo Savorgnan di Brazzà. Un nobile colonizzatore, decimo figlio del conte Ascanio e di Giacinta Simonetti dei marchesi (laziali) di Gavignano, nato a Castel Gandolfo il 26 gennaio 1852 e che morì a Dakar 14 settembre 1905.

Notai subito che, nel 1874, il Savorgnan ci fece l’affronto di naturalizzarsi francese con il nome di Pierre Paul François Camille Savorgnan de Brazza e così stavo per ignorarlo – presuntuosamente in base ad alcuni dei miei tanti pregiudizi – quando per mera onestà intellettuale lessi la sua voce su Wikipedia.

Pietro Paolo Savorgnan si formò a Roma per i primi quindici anni di vita e poi si trasferì in Francia, dove fu pupillo dell’ammiraglio Louis de Montaignac. Proseguì qui gli studi e abbracciò la carriera militare arruolandosi in Marina perché voleva avere l’opportunità di viaggiare e soprattutto di esplorare l’Africa. Arrivarono le spedizioni in Africa equatoriale: in tutto tre negli anni 1875, 1880 e 1887. Nel 1880 esplorò il fiume Congo.
Poi approdò verso la politica, punto che farà sobbalzare il lettore. Brazzà era per i metodi non violenti e provava la massima repulsione per lo sfruttamento coloniale!
Le sue attività d’esplorazione e conquista non furono sanguinarie, come le contemporanee imprese del più famoso Stanley (Dr. Livingstone, si presume?) che guerreggiava nella stessa regione per conto di Leopoldo II del Belgio, il quale arricchì in modo eccezionale il suo paese e divenne egli stesso ricchissimo.

Ho scoperto, inoltre, che il re Leopoldo II del Belgio ha fatto uccidere 10 milioni di indigeni di colore superando per uccisioni razziste e genocidio quello che – per le mie scarse conoscenze – era il primato di Hitler (che si era dovuto fermare a 9 milioni). E Hitler – tanto per mettere il dito nella piaga dei miei pregiudizi – non era neanche nobile!

Erano diversissimi Stanley e Brazzà.
Il primo, d’origine proletaria e self-made man faceva il violento epigone dei Conquistadores (quei soldati, esploratori e avventurieri che portarono gran parte delle Americhe sotto il controllo dell’impero coloniale spagnolo) si faceva strada nella foresta usando la dinamite e distruggendo tutto quello che si trovava di fronte.
Pietro Brazzà, grazie ad accordi con diversi capi del Basso Congo, a cominciare da Makoko Iloo I dei Bateke (cioè re Iloo I dei Bateke), assicurò alla Francia il dominio di un vasto territorio che si trova negli attuali stati del attuali Gabon e della Repubblica del Congo. Convinse, facendo appello alla diplomazia e al motto nazionale della Repubblica Francese (Liberté, Égalité, Fraternité), quei popoli e quei governanti a porsi sotto la protezione dei francesi, per evitare altre ingombranti protezioni.

Il re dei Bateke permise perfino un insediamento francese a Nkuna, sul fiume Congo, che poi verrà chiamato Brazzaville.
La sua attività pose le basi per la futura colonia dell’Africa Equatoriale Francese e per un po’ di tempo quei territori li governò lui stesso, distinguendosi per la buona amministrazione, per i principi politically correct con cui governava e per la ferma opposizione a far godere delle ricchezze africane le organizzazioni concessionarie (una sorta di moderne multinazionali).
Fu destituito senza tanti complimenti e, in seguito, essendo stato richiamato in campo dal Governo perché conducesse un’inchiesta su notizie d’abusi, di stragi e di orrori che preoccupavano l’opinione pubblica francese, accettò generosamente. Ma fece una relazione scomoda e scottante in cui non passava certo per un utile imbecille che rassicurava col suo nome le qualità della colonizzazione. L’Assemblea nazionale francese votò affinché la relazione fosse annullata e cancellata, impedendo che arrivasse a conoscenza dei cittadini.

Che cosa manca?
Fatta la relazione Brazzà ripartì per consegnarla in Francia e si sentì male. La moglie Thérèse (nobile anche lei e donna d’eccezionale spessore) assaggiava l’acqua e i cibi che Pietro mangiava nel viaggio di ritorno ma fu troppo tardi, è quasi certo che a 53 anni Brazzà fu avvelenato.

Alla sua morte la casta di Parigi proclamo di volerlo seppellire al Pantheon, accanto a Napoleone, ma Thérèse non accettò la proposta considerandola come un’ipocrisia postuma e lo fece seppellire ad Algeri. Sulla sua lapide fece scrivere: “La sua memoria è pura di sangue umano”.

Si può leggere online:
– “Una vita per l’Africa: Pietro Savorgnan di Brazzà” a cura di Ideanna Pucci, Libreria Editrice Fiorentina (collana Finestre), Firenze 1970, ISBN: 8889264845 e ISBN-13: 9788889264843

Per approfondire:
La liberazione degli schiavi, di Pietro Savorgnan di Brazzà

L’intervista agli autori, Il giallo d’appendice


La video presentazione di Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori, Un giallo prezioso: ClanDESTINI


Calcerano e Fiori: il viaggio di Didier, un video riassunto che svela scenari inediti sulla storia di ClanDestini

È in libreria “Teoria e pratica del giallo“, la nuova fatica di Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori per le stampe di Edizioni Conoscenza.

Qui le modalità per l’acquisto del libro.

Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori, narratori e saggisti, vivono e lavorano a Roma. Hanno scritto insieme numerosi romanzi polizieschi. Per ulteriori informazioni si possono consultare:
http://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Calcerano

http://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Fiori_(narratore)

http://www.luigicalcerano.com

http://www.giuseppefiori.com


GLI EBOOK DI CALCERANNO E FIORI SU PINOCCHIO 2.0
http://www.descrittiva.it/calip/ebook-pinocchio2punto0.htm

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Immagine in testata di wikimedia (licenza free to share)

Luigi Calcerano

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