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Un approccio olistico all’eredità culturale

Pubblicato il: 03/06/2015 18:03:27 -


In un suo articolo, Giuliano Volpe sostiene un approccio “multidisciplinare, integrato, globale e olistico” alla questione della tutela, della valorizzazione e della gestione della nostra straordinaria Eredità culturale.
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Cosa può significare, fra l’altro, un approccio multidisciplinare, integrato e olistico? L’autore, fra l’altro, auspica una maggiore collaborazione tra Ministeri “per una revisione della formazione universitaria nel campo dei Beni culturali, ponendo fine a quelle logiche autoreferenziali che hanno creato tanti guai in questi anni, con professionalità improbabili, percorsi formativi disomogenei a livello nazionale, inutili duplicazioni”, constatando altresì le difficoltà in cui versano oggi gli indirizzi di laurea in Beni Culturali (“Le iscrizioni ai corsi di studio nei Beni Culturali sono crollate, molti corsi sono stati già chiusi e altri chiuderanno a breve, a causa della mancanza di reali prospettive lavorative”).
Perché non pensare a un altro possibile, importante “terreno di collaborazione” tra MIBACT e MIUR, cioè a dire quello della scuola superiore e, segnatamente, del liceo classico, ma non solo?
Da tempo si registra un costante affievolirsi delle iscrizioni in questo ordine di studi (le scelte, che nove anni fa superavano il 10%, sono calate ulteriormente quest’anno dal 6% al 5,5%). In corrispondenza, assistiamo ad un impetuoso accrescimento dei nuovi licei “senza latino” (o quasi): il liceo linguistico, raddoppiato in pochi anni, il liceo scientifico delle scienze applicate.

Colpa dell’ineluttabile Spirito del Tempo?
Forse è venuto il momento, per Università, MIUR, MIBACT, Enti di Ricerca, Soprintendenze, Scuole, di incontrarsi allo scopo di ridefinire un “Canone” per l’apprendimento della nostra Eredità Culturale, un Canone che comprenda, oltre allo studio delle lingue antiche e alla relativa manualistica, altre discipline che, opportunamente intessute, consentirebbero di dare senso e motivazione più forti a quell’apprendimento. Dice Maurizio Bettini, in un articolo pubblicato nel 2013 su “La Repubblica”: “perché mai un ragazzo in età da ginnasio dovrebbe volontariamente sottoporsi alla tortura delle declinazioni o della sintassi, senza vedere qual è lo scopo di tutto ciò?”

La necessità di un approccio “olistico” alla nostra Eredità Culturale scaturisce proprio dalla necessità di recuperare senso e motivazione per lo studio dell’antico. Bisognerà dunque:
– arricchire e ampliare la formazione dei docenti di culture classiche ad altri ambiti, oltre a quello più propriamente filologico, quali, ad esempio, la didattica dell’archeologia, la didattica museale, l’antropologia culturale, i fondamenti del diritto romano, le tecniche del restauro, ecc.;
– consentire che, almeno gli studenti dell’ultimo triennio di tutti gli indirizzi di scuola superiore, profittino di curricola flessibili, all’interno dei quali possano esplorare il mondo antico e il suo grandioso lascito senza necessariamente passare per lo studio diretto delle lingue classiche, utilizzando testi tradotti e/o retroversioni; così, accanto all’indirizzo classico tradizionale, che pure dovrebbe profittare di tale ampliamento di prospettive, si costituirebbe un ambito disciplinare di “civiltà antiche”, da estendere anche a indirizzi che oggi ne sono privi, perché l’eredità del mondo greco e latino non resti patrimonio di pochi; – collegare scuole e istituti che operano sul territorio in percorsi non desultori e occasionali, dipendenti assai spesso e per fortuna dall’apertura mentale di molti insegnanti e dirigenti scolastici, in un sistema di reti in cui parte del curricolo possa trovar posto nell’ apprendimento sul campo o in laboratorio. Abbiamo la fortuna di avere una ricchezza in opere, paesaggi, città diffusa su tutto il territorio nazionale e senza eguali (ricordo che l’Italia, con 50 siti, è la nazione al mondo più rappresentata tra quelle incluse nella lista UNESCO) e sulla quale i nostri ragazzi sembrano spesso galleggiare inconsapevolmente; – offrire occasioni di nuove professionalità in ambito umanistico, sia in campo accademico che in quello della ricerca e della presenza sul territorio.

Si salverà così il liceo classico? Quel che è certo è che oggi l’Europa si muove in altra direzione. Il dato della disaffezione dalle discipline classiche tradizionali è generalizzato: fortemente ridotto lo studio del latino, il greco è pressoché scomparso dalle scuole secondarie del Continente.

Tentare una strategia “olistica” così come delineata da Giuliano Volpe per l’Eredità Culturale, con un recupero della organicità nello studio del mondo antico e una sua maggiore e qualificata presenza nella formazione del cittadino potrebbe consentire il mantenimento di un percorso formativo che ci caratterizza profondamente e in positivo nel contesto continentale.

Per approfondire:
Giuliano Volpe, Franceschini (2014) dopo Franceschini (1966): per una visione olistica del patrimonio culturale e paesaggistico, “Ananke 74”, pp. 34 – 40.

Claudio Salone

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