Analfabetismo Incipiente III. Il paradosso della democrazia
In “Ignoranza quantica” (Analfabetismo incipiente II), il confinamento del soggetto nello stato di informazione caotica (frammentazione del sapere, parcellizzazione delle competenze, implementazione casuale e indotto dello strumento,…), limita le sue funzioni intellettive alla soluzione di problemi operativi e pratici “contingenti”, relegati al suo specifico “particulare”. È, perciò, preclusa la possibilità di “ragionare”; o meglio, essendo il soggetto indotto a credere che i ‘mezzi’ in suo possesso siano più che sufficienti per la sua vita, la “necessità” di ragionare (tra le sue funzioni, quella ‘principe’ dell’astrazione) diventa un bisogno secondario.
Questa “barriera quantica” confina l’uomo nello stato di vuoto. Interessante notare che il vuoto quantistico è fatto di materia virtuale (coppie di particella e antiparticella che si creano a causa delle fluttuazioni di energia e, dopo un breve tempo, si distruggono); quasi che l’informazione caotica sia metaforicamente una massa virtuale che appare e poi scompare in continuazione. In fondo, l’informazione compare quando serve e scompare quando non serve più. Pertanto, il bisogno di ragionare diventa tanto secondario da rendere sempre meno probabile il suo bisogno di saltare la barriera.
Il nuovo modello di vita (quello dell’analfabetismo incipiente) è un modello nel quale è assente il bisogno di astrarre dalla moltitudine delle provocazioni che la vita offre a buon mercato, è un modello di vita nel quale l’uomo non è costretto a “faticare” l’acquisizione di una “conoscenza”. Perché, quindi, soffrire studiando? Non serve: bastano la TV, internet, un salto su wiki o l’app del momento. Il mondo è quello determinato dall’analfabetismo incipiente generato dall’ignoranza quantica, quest’ultima stabilizzata dalla “barriera quantica”.
La Costituzione italiana all’art. 34 sancisce l’obbligo di istruzione gratuita per almeno otto anni (prima del 2006 era di otto anni, cioè fino al termine della scuola media, poi, con la Legge 296/06 è stato elevato a dieci anni, con un precedente del 1999 che stabiliva l’aumento fino a 15 anni).
C’è una profonda e sintomatica ragione che portò la Costituente a scrivere questo articolo. La storia della conquista della democrazia, dalle suffragette alla seconda guerra mondiale, era costata sangue e devastazione, tanto che fu chiaro a tutti che mai più pochi avrebbero potuto e dovuto decidere della sorte di molti. Così si introdusse il “suffragio universale” a fondamento di ogni democrazia. E, poiché la popolazione era quasi tutta analfabeta (di quell’analfabetismo “tradizionale” del non saper leggere, scrivere e far di conto), si decise di istituire l’obbligo scolastico per otto anni. Mediante quest’obbligo si sarebbe fornita la popolazione di quegli strumenti utili a capire ciò che li circondasse, in modo da consentire una scelta consapevole dell’indirizzo politico da seguire. In seguito, l’elevazione a 16 anni era stata necessaria per il calo dell’istruzione media OCSE, spiegabile con l’ipotesi più elementare del bisogno di tempi più lunghi per l’apprendimento.
A distanza di molto tempo, abbiamo visto prima la scuola Croce-Gentile, poi la Scuola di Massa ed ora la Scuola dell’Autonomia (ultimi vent’anni, circa). Abbiamo anche visto un’evoluzione preoccupante dell’analfabetismo tradizionale in analfabetismo di ritorno prima e, poi, in analfabetismo funzionale (arricchito dall’analfabetismo scientifico, tecnologico, digitale,…), con una crescita della popolazione ‘non istruita’ che sembra aver superato nel 2006 quella della popolazione ‘istruita’ (e crescere ancor più velocemente – vedi dell’autore “Analfabetismo: il punto di non ritorno” per una teoria dell’evoluzione della popolazione istruita).
Si dovrebbe, quindi, elevare ancora di più l’obbligo di istruzione? Direi proprio di no. Il problema è che l’istruzione non si evolve come dovrebbe. Infatti, il risultato dell’evoluzione delle diverse forme di analfabetismo è appunto l’analfabetismo ‘incipiente’: il sorgere spontaneo di un modello di vita senza bisogno di ragionare, che sposta la nascita delle prime forme logiche nel bambino (J. Piaget) in età più tarda, al punto che il bisogno di imparare trasla sempre più in là con l’età fino a rendere quasi insostenibile ogni forma di obbligo di istruzione. Non è più possibile fornire strumenti utili alla comprensione di quello che ci circonda perché essi sono stati frammentati in una moltitudine di opzioni e, allo stesso modo, è quasi impossibile una scelta libera e consapevole.
Il suffragio universale è tornato ad essere portatore di una diffusa forma di analfabetismo: quello ‘incipiente’. La democrazia ha perso il suo fondamento essenziale ed è in preda alla casualità dell’informazione caotica e virtuale (dietro la quale si nascondono ovviamente mille forme di poteri invisibili, come anticipò tanto acutamente Norberto Bobbio).
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