Analfabetismo Incipiente II. L’Ignoranza Quantica
Il meccanismo base dell’analfabetismo incipiente.
In un recente articolo dal titolo “Analfabetismo incipiente”, ho introdotto e definito una nuova forma di analfabetismo. In quell’occasione ho sottolineato come il bisogno dell’uomo moderno di “astrarre” diventa sempre più un bisogno secondario, cioè, non risulta più un bisogno primario dell’uomo come lo è il mangiare. L’ignoranza ‘quantica’ definisce, di concerto, il meccanismo mediante il quale l’analfabetismo incipiente si è prodotto, e si produce inesorabilmente, attraverso un’intrigante analogia con la fisica.
Nella fisica classica esiste lo stato di energia zero: lo stato in cui tutto è fermo, morto. Nella fisica atomica (subnucleare e delle particelle), invece, esiste l’energia di punto zero, cioè la scoperta che il livello più basso di energia di un sistema non ha mai energia zero, ma un’energia quantistica con la quale il sistema è sempre vivo (per così dire). Nella versione avanzata della teoria dei campi quantistico-relativistica questo stato del sistema (noto come il “vuoto quantistico”) è uno stato ricco di fenomeni (coppie di particelle e antiparticelle che si creano e si distruggono, fluttuazioni che determinano fenomeni collettivi e tanto altro, insomma pieno di materia, energia, fenomeni di diverso tipo).
Un sistema fisico non è mai solamente nel suo stato di vuoto, o di minima energia, ma può trovarsi in altri livelli o stati di energia, ognuno con un’energia propria e superiore al vuoto quantistico. Quando il sistema si trova in uno di questi livelli, si dice che il sistema è eccitato. La differenza di un livello energetico rispetto ad un altro è quantizzata: cioè, per saltare da un livello ad un altro (e quindi eccitarsi o rimanere nello stato di minima energia) c’è bisogno di un’energia definita, una quantità specifica. Così è per un atomo, per un oscillatore, come pure per un insieme complesso di bosoni o fermioni. Un celebre principio stabilisce che tanto più il sistema tende a comportarsi come un sistema classico, tanto più la differenza energetica dei livelli tende a diminuire sostituendo la struttura a livelli (quantizzata) con un sistema continuo di energia il quale, a sua volta, non presenta più salti energetici. Quindi, il punto è che, in un sistema atomico, un elettrone sul livello En, per saltare sul livello En+1, deve avere una energia esattamente uguale a En+1 – En. Se l’energia è inferiore anche di un piccolissima quantità, non c’è speranza per l’elettrone di saltare al livello superiore.
Oggi assistiamo ad un fenomeno “sociale” analogo a quello quantistico. Il vuoto quantistico è rappresentato dalla massa di persone che vivono di informazione caotica (frammentazione del sapere, parcellizzazione delle competenze, implementazione casuale ma indotta dello strumento, …) ed è alimentato sempre più dalla crescita esponenziale delle tecnologie (in particolare, quelle digitali). La capacità dell’uomo di organizzare quel minimo di informazioni per ottenere il suo risultato è una capacità che noi attribuiamo all’Intelletto.
La Ragione si distingue dall’Intelletto per la sua capacità di astrarre, di introdurre categorie superiori (mediante l’analisi e la sintesi) con le quali organizzare tutta l’informazione affinché quest’ultima si trasformi in conoscenza. La capacità di astrarre comporta un’energia di livello superiore. Questa energia, propria della Ragione, è quantizzata, cioè è determinata da una “quantità minima” (condizione socio-politica, educativo-psicologica, culturale e contestuale) che, se non si ha, non permette di attivare la capacità di astrazione.
La differenza tra l’energia di vuoto e quella di primo livello (astrazione) sembra aumentare sempre di più con l’attuale e globale tessuto culturale e sociale, inibendo ogni forma di astrazione e soffocando ogni tentativo di saltare dal vuoto al primo livello di ragionamento (elaborazione, astrazione).
La società civile, in un’ipotesi limite, se confinata nello stato di vuoto, è inibita alla funzione dell’astrazione che qualifica e attiva le vere funzioni della Ragione, generando in modo capillare un contesto che determina l’analfabetismo incipiente, un modello di vita nel quale il bisogno di astrarre e di ragionare diventa un bisogno secondario.
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Arturo Marcello Allega