Libri digitali da rifare: gli studenti li devono poter modificare!
Da fine febbraio 2020, da quando la Covid è arrivato in Italia, e da quando il governo ha emanato il suo primo dpcm, da allora, tempo ne abbiamo avuto. Lo scorso anno scolastico docenti e studenti hanno lavorato in emergenza, come praticamente tutte le attività produttive rimaste aperte in quei mesi. A maggio 2020, normalmente, le scuole scelgono i libri di testo per l’anno scolastico successivo e vi assicuro che, come docente, sono rimasta al telefono con molti editori.
Le scuole, di ogni ordine e grado, hanno valutato molte opportunità e poi scelto di adottare una piattaforma dove le classi, con i docenti e gli studenti, potessero svolgere la DaD, nel rispetto della privacy e sicurezza per tutti. Tra le più note la GSuite di Google con Classroom, MOODLE, ecc.
Ho chiesto agli editori contattati, se i libri digitali sarebbero stati visualizzati sulla piattaforma scelta dal mio Istituto Comprensivo per la Dad. Alcuni editori mi hanno assicurato che l’operazione era possibile, altri mi hanno cercato di convincere a utilizzare la loro. Il fatto è che utilizzare differenti piattaforme per videolezioni, assegnazione elaborati e correzione compiti, genera un flusso incredibile di dati potenzialmente difficile da controllare e, ancor più grave, per gli alunni della scuola primaria (dai 6 agli 11 anni) diventa praticamente impossibile accedere in autonomia a più siti, più piattaforme; è complicato ricordare differenti credenziali, procedere a registrazioni infinite con nome utente e scelta della password, nonché con un indirizzo email a confermare l’operazione. Stiamo parlando di minori. Si consideri che solo per accedere ai libri digitali molti genitori hanno chiesto aiuto ai docenti o ad altri genitori, perché l’operazione non sempre risultava intuitiva. Addirittura, in molti casi, a intervenire era l’editore che riscontrava un problema particolare, ovvero qualcosa che ancora la casa editrice non aveva aggiornato e quindi procedevano in itinere.
Ponendo la disponibilità in casa della presenza di un adulto, sufficientemente istruito dal punto di vista informatico, ovvero che in grado di destreggiarsi senza arrendersi al primo rifiuto di accesso al libro digitale, si pone un problema ancor più serio: libro digitale si rivela essere semplicemente un libro sfogliabile! I libri digitali rilasciati ad oggi dagli editori consentono:
- di sfogliarlo;
- di modificare il carattere;
- di evidenziare parte del testo;
- di leggerlo in un’altra lingua (molto utile in caso di alunni stranieri, peccato che sia un’operazione disponibile solo su alcuni libri in dotazione alla classe; per esempio, libro di lettura sì, libro di grammatica no!).
Invece, i libri digitali non consentono:
- di scrivere la risposta all’esercizio;
- di modificare la pagina e condividerla sulla piattaforma scelta dalla scuola di appartenenza.
Mi chiedo allora come possano gli studenti, di ogni ordine e grado, riuscire a utilizzare i libri se poi non vi possono eseguire gli esercizi? Scrivere appunti? Correggere gli elaborati? Insomma, il governo richiede la Dad e la DDI (Didattica Digitale Integrata) alle scuole, alle famiglie e agli studenti ma non ha richiesto agli editori di adattare i libri affinché fossero davvero un supporto tecnologico per il sistema di istruzione italiano.
Considerando che la pandemia non sembra risolversi a breve e considerando che in tutte le scuole d’Italia, si chiude a ‘macchia di leopardo’, una classe per 15 giorni, un’altra per 10; onsiderando che con il dpcm del 4 novembre 2020 in cui le regioni seguono precise limitazioni e conseguenti chiusure anche delle scuole – oltre che delle realtà produttive – a seconda del livello cosiddetto Rt, si rende necessario chiedere agli editori un ulteriore sforzo.
Le scuole hanno risposto egregiamente adattando gli spazi, acquistando device e arredamenti, mettendo a disposizione DPI, investendo in piattaforme di e-learning e formando i docenti sulle metodologie di didattica a distanza. Chiediamo al governo di intervenire e chiedere a gran voce agli editori di sostenere – con investimenti reali e immediati – l’enorme sforzo che il popolo della scuola sta affrontando per continuare a insegnare e apprendere, per mantenere alta la motivazione di docenti e alunni, per arginare il fenomeno dell’abbandono scolastico e per promuovere l’inclusione.
Ho lanciato una petizione perché credo che riguardi tutti, anche coloro che non hanno figli in età scolare. Il diritto all’istruzione è questione di cittadinanza ed essere un buon cittadino significa essere attivo, contribuendo alla promozione e al miglioramento della società in cui vive.
Oriana Micheletti docente di scuola primaria
Sono d’accordo