Home » Community » Videogame: un medium valoriale

Videogame: un medium valoriale

Pubblicato il: 10/12/2012 12:00:11 -


“Perché videogiocare invece di leggere il libro di testo o ascoltare la lezione frontale? Perché il gioco mette in moto una mole enorme di: motivazione, concentrazione, desiderio di raggiungere l’obiettivo, passione, superamento del limite, complicità”. Un'esperienza presentata al III Convegno di Education 2.0.
Print Friendly, PDF & Email
image_pdfimage_print

Insegno geostoria in una seconda classe di liceo scientifico e lo ammetto: quest’anno a lezione i miei studenti hanno giocato con i videogame. La cosa ha suscitato non poche perplessità: negli studenti, nelle loro famiglie e chiaramente tra i colleghi. E devo ammettere che io stessa inizialmente ero piuttosto scettica. Tuttavia ho dovuto ricredermi. Con la geostoria al liceo scientifico non si scherza! La faccenda è seria, come ricordano le Indicazioni Nazionali dei Nuovi Licei. Trattare i “fattori fondamentali per gli insediamenti dei popoli e la costituzione degli Stati in prospettiva geostorica” è di per sé un obiettivo arduo da raggiungere, anche per il solo fatto che difficilmente si armonizza con il modello liceale tradizionale che contempla la suddivisione canonica in storia e geografia, tempo e spazio.

Quando ho comunicato agli studenti la mia intenzione di videogiocare a scuola per motivi didattici, sono stati contenti. Secondo la loro ottica, la scuola è noia, per cui il gioco rappresenta un’uscita di sicurezza valida e divertente. Ergo: giocare significa non fare scuola. Errore: giocare può servire a imparare divertendosi. Ma questo è un punto di arrivo, nel senso che solo videogiocando se ne può sperimentare l’utilità. La prima difficoltà che si incontra in questi casi è la scelta del videogame. Considerando gli argomenti del programma, ci serviva la simulazione della città romana, un modello che riproponesse il sistema complesso dell’ “urbs”. Gli studenti, esperti di videoludica, hanno immediatamente individuato alcune possibilità. Dopo vari confronti sui vantaggi/svantaggi dell’uno o dell’altro, la scelta è caduta su “Caesar III”, un classico tra i giochi di strategia.

Come fa un videogioco a insegnare? E soprattutto cosa può insegnare? Il videogioco trasmette un modello, con cui si misura il giocatore. Vince chi ha compreso il modello e rispetta le sue regole. Caesar III è un gioco d’intrattenimento RTS (Real Time Strategy), non è un “serious game”. Tuttavia propone come modello un vero e proprio sistema di valori. Videogiocare vuol dire allora: innanzi tutto accettare le regole del sistema proposto, poi interagire tramite scelte strategiche con il modello, in modo da raggiungere degli obiettivi concreti. Alla fase dell’esplorazione (che coincide con le prime 2/4 ore di gioco) segue quella gratificante della padronanza di gioco. A quel punto le scelte strategiche adottate dal giocatore sono più rapide ed efficaci. “Caesar III” insegna che l’obiettivo fondamentale è costruire e poi estendere la propria città, difendendola dai nemici, che aumentano in modo proporzionale rispetto al benessere della “civitas”; a sua volta il benessere dei cittadini è assicurato dal perdurare della Pace (conseguenza della vittoria sui nemici), dallo sviluppo di un’economia produttiva (agricola, ma anche commerciale) e dalla diffusione della Cultura (grazie alla costruzione di poli culturali, come biblioteche e scuole); infine l’ordine politico è garantito dalla Benevolenza dell’Imperatore, sollecitata dal versamento di regolari tributi, proporzionali alla Prosperità della “civitas”. In ogni fase della valutazione è stato attivato il processo di riflessione consapevole sulla relazione tra i sistemi valoriali del passato e quelli del presente. E ora il quesito che arrovella i più: perché videogiocare invece di leggere il libro di testo o ascoltare la lezione frontale? Perché il gioco mette in moto una mole enorme di: motivazione, concentrazione, desiderio di raggiungere l’obiettivo, passione, superamento del limite, complicità. Ricordo bene la risposta di una studentessa, dopo i miei ripetuti inviti a spegnere il pc: “Prof… non posso! Ho la città in fiamme!”. In quel momento ho capito quanto i ragazzi fossero coinvolti dall’ambiente simulato del videogame. E se la modalità di gioco “single player” scivola su dinamiche solipsistiche? Niente paura… si gioca in squadre. È l’esperienza da noi condotta su “Age of Empire II”. Qui il sistema valoriale non è articolato come quello di “Caesar III”. L’Impero Romano d’Occidente è andato distrutto, inizia un’epoca buia e tormentata. Obiettivo del gioco è riuscire a sopravvivere attraverso scontri armati e spostamenti strategici di truppe e fronti. La Pace è un sogno lontano ormai, non c’è un unico Imperatore garante dell’ordine politico, ma diverse civiltà in competizione tra loro. Lo scopo ultimo del videogioco è sconfiggere i propri nemici o farseli alleati. A pensarci bene… non era più o meno così l’Europa agli albori del Medioevo?

Silvia Di Paolo

18 recommended

Rispondi

0 notes
513 views
bookmark icon

Rispondi