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Verso il piccì

Pubblicato il: 16/04/2010 16:10:40 -


Rivoluzione informatica nella didattica ed eterogeneità di un collegio docenti. Quali soluzioni per garantire un’omogeneità del processo educativo e per far avvicinare anche i neofiti all’uso del pc?
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Partiamo dalla considerazione che l’innovazione tecnologica e l’avvento degli strumenti della cosiddetta “rivoluzione informatica” costituiscono un fenomeno ormai consolidato nella quotidianità che la scuola non può ignorare. Eppure, nonostante l’accettazione sociale dell’uso domestico ? ludico o funzionale ? degli strumenti elettronici, in molti (anche docenti) continuano a esistere paure più o meno esplicitate riguardanti le ripercussioni dell’uso delle nuove tecnologie sui propri studenti. Si tratta delle paure più diverse: dall’esposizione alle radiazioni, alla paventata correlazione tra utilizzo dei videogiochi e disturbi neurologici, ai pericoli legati a un incontrollato utilizzo di Internet, ma anche, meno apocalitticamente, agli inevitabili cambiamenti di abitudini nel tempo libero e nel gioco di bambini e adolescenti.

Queste considerazioni, che non possono evidentemente passare inosservate agli addetti ai lavori del mondo della scuola e in generale della riflessione educativa, hanno spesso portato, all’interno del collegio docenti, a schieramenti opposti fra i sostenitori e demonizzatori del computer.

Per alcuni colleghi l’introduzione del computer (come oggetto) nelle aule ha ormai assunto il significato di un passo decisivo per la modernizzazione della scuola, nel senso che una “buona scuola” non può più definirsi tale senza un’aula dei computer. Per altri il computer rappresenta un pericolo da scongiurare e minaccia alcuni dei capisaldi dell’educazione tradizionale.

Ma il computer di per sé non garantisce la validità di nessuna proposta educativa, né appare ragionevole presentarlo pregiudizialmente come negativo.

Il problema riguarda la possibilità di individuare progetti e strategie che giustifichino sul piano pedagogico l’introduzione dell’informatica nella realtà educativa e che sappiano accompagnare l’introduzione del computer nella scuola con adeguate forme di mediazione didattica.

Si può allora osservare in generale che alla scelta di acquisti di computer da parte delle scuole non sempre ha corrisposto una chiarezza di intenti rispetto agli obiettivi educativi da perseguire attraverso l’uso del computer stesso. Le scuole che si sono dotate di attrezzature informatiche spesso non hanno un piano di formazione e di aggiornamento per gli insegnanti. Va detto inoltre che comincia a diffondersi la percezione di quella che, rispetto a posizioni estreme è una terza via e cioè il considerare il computer come uno dei tanti strumenti (medium appunto) di per sé neutri, gestibili in mille modi diversi. La discussione deve quindi positivamente spostarsi da un piano ideologico a uno metodologico operativo, vale a dire sulle modalità di approccio al mezzo, sulle possibilità e sulle condizioni di un suo utilizzo positivo.

Un obiettivo deve essere quindi il livello della professionalizzazione degli insegnanti; pertanto si dovrebbe:
• avviare i neofiti alla conoscenza di alcune tecnologie informatiche multimediali (prima alfabetizzazione)
• metterli nella condizione di promuovere percorsi di apprendimento individualizzati che colleghino l’uso della macchina a vissuti esperenziali plurisensoriali
• avviarli alla elaborazione di percorsi di apprendimento co-progettati (fra insegnante e alunno, fra alunno e alunno)
• avviarli alla conoscenza dei sistemi telematici e delle loro possibilità applicative nella didattica: trasmissione di messaggi, comunicazione simultanea fra più utenti, consultazione di fonti remote.

Anna Maria Pani

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