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Torniamo a insegnare!

Pubblicato il: 28/11/2012 10:24:25 -


Basta un’esercitazione in PowerPoint per promuovere la collaborazione e la comunicazione in classe e per ridare motivazione a un professore. Un’esperienza presentata al III Convegno di Education 2.0.
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I ragazzi hanno appena completato il compito in classe e mentre raccolgo le prove le osservo con un po’ di tristezza. Sono sicuro che nonostante i miei controlli molti abbiano copiato. A volte mi chiedo: che senso ha dare un voto se non so veramente cosa sanno fare? Interrogherò? Rimpiango i bei tempi andati in cui gli studenti studiavano e ascoltavano con rispetto. Era tutto più facile.

Mi viene a trovare un mio ex studente e mi vede un po’ giù. Gli spiego che a me piace insegnare e non combattere tutti i giorni con gli studenti. A me interessa che imparino e che usino il loro cervello e che lo allenino per le difficoltà della vita.

“Prof – mi risponde – è ovvio che è così! Sa benissimo quanto è facile copiare quando i compiti sono tutti uguali… a volte sembra che siate voi ad invitarci a copiare per semplificarvi il lavoro di correzione! E comunque è sempre la solita solfa fatta di nozioni da imparare a memoria. Pirandello non aveva proprio niente di coinvolgente nella sua vita? Anche lui è stato ragazzo! E la Prima Guerra Mondiale? Sembrava il gioco delle belle statuine! Ricordo poi che un giorno anticipai quello che stava per dire la prof. Non l’avessi mai fatto! Perché non posso condividere quello che so? Secondo me il problema della scuola è che noi studenti dobbiamo ascoltare l’insegnante che ci parla di cose che sono distanti anni luce dalla nostra vita. Ci costringe a soffocare il nostro entusiasmo. Se fossi ancora uno studente vorrei studiare Pascoli e Pirandello come fossero delle rockstar dalla vita entusiasmante, perché sono sicuro che lo erano! E mi piacerebbe studiarli su YouTube, o magari creando io stesso dei video dimostrativi della loro vita, delle loro opere”.

Rifletto. Mi vengono in mente le competenze… “permettono di integrare diverse discipline per creare delle lezioni più interessanti”. Però sono un po’ complesse da usare e io vorrei essere più efficace nella didattica di tutti i giorni. Navigo su Internet e mi imbatto nella didattica per compiti spiegata nel sito www.oggiimparoio.it. Sembra interessante. Parte dall’idea delle competenze e permette di realizzare anche compiti semplici. Che sia quello che sto cercando?

Domani l’argomento sarà PowerPoint. Di solito spiego le varie funzionalità, do degli esercizi puntuali e infine verifico l’apprendimento complessivo con una prova. Questa volta seguo le istruzioni della mappa del sito. Creo un compito. Punto uno, dare un nome significativo e descrivere il compito nel dettaglio. “Studiare PowerPoint” non è particolarmente motivante. Scelgo “Presentiamoci!”, saranno più interessati se possono parlar di se stessi. Punto due: quali competenze si possono inserire nel progetto? Trovo valide “Competenze nella madrelingua” e “Competenze sociali e civiche: collaborare e comunicare”: quest’ultima mi dà in più l’idea di concludere il compito con la presentazione in classe del lavoro svolto. Definisco infine tempistiche, modalità di insegnamento e di valutazione e preparo lo schema riepilogativo.

Il giorno successivo presento il progetto e spiego come si evolverà fino alla presentazione finale. Alcuni sono spaventati perché non hanno mai presentato niente. Sembra che le problematiche di PowerPoint siano diventate secondarie rispetto all’obiettivo da raggiungere: mi piace!

Durante le lezioni spiego loro come realizzare animazioni, sfondi personalizzati e transizioni. Le lezioni si svolgono in tranquillità fino al giorno della presentazione, dove arrivano tutti con qualcosa da presentare, compreso il ragazzo che per tutto l’anno mi ha consegnato i compiti in bianco.

Non molto tempo dopo ritrovo il mio vecchio studente che mi chiede se ho trovato qualche soluzione ai miei problemi. Mi brillano gli occhi e gli spiego com’è andata. Il compito che ho creato per i ragazzi li ha motivati e hanno focalizzato su di esso tutta la loro energia. Non hanno copiato per barare, anzi: mi facevano domande per risolvere i problemi più complessi e per il resto si aiutavano a vicenda. E si correggevano da soli: un ragazzo che aveva inserito troppe animazioni ha capito da solo che erano scomode e fastidiose e non lo farà più. In più l’esposizione finale li ha motivati a concludere il loro lavoro e, avendo parlato ognuno delle proprie esperienze, ho imparato anche io qualcosa in più di loro.

“Visto Prof? Se si dà spazio alle idee dei ragazzi questi sono subito più interessati! Anzi, sa cosa? – i suoi occhi si illuminano – Adesso si potrebbe organizzare un sito dove ogni ragazzo abbia un profilo personale che metta in evidenza tutte le ‘missioni’ compiute e magari dia la possibilità di passare a un livello superiore, passate un certo numero di missioni. E chi ha già raggiunto un livello superiore può rispondere online a chi appartiene a un livello inferiore e aiutarlo nei compiti per guadagnare altri punti!”.

“Mmm…”, rispondo, “Un passo alla volta! Dopo tutto la scuola non è un gioco, giusto?”.

Biscaro Cazzaro

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