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Risposta “rigida” a esigenze “flessibili”

Pubblicato il: 02/09/2009 15:59:00 -


Il dibattito sulla Riforma del secondo ciclo dell’istruzione stenta a decollare. Credo che in autunno riesploderà la contestazione, allorché sarà chiaro a tutti in che modo le modifiche andranno a regime. Con questa riforma si perde però l’occasione per riformare il sistema dell’istruzione in modo da renderlo più simile possibile ai sistemi di istruzione più efficienti.
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L’intervento di Luigi Berlinguer (Come fare perché i nostri ragazzi imparino di più del 5 agosto 2009) permette di mettere in relazione alcuni problemi del sistema scolastico nazionale relativi alla Scuola secondaria di 1° grado, sempre più una scuola “solo” media inserita nel primo ciclo dell’istruzione, ma con ordinamenti e una mentalità da secondo ciclo. I maggiori problemi che io vedo all’orizzonte sono sintetizzabili nell’esigenza di una maggiore e più forte flessibilità, cui il MIUR e le parti sindacali e professionali tendono a dare invece risposte molto rigide.

L’eliminazione della parte opzionale del curricolo, la riconduzione delle cattedre alle 18 ore, la demolizione del tempo prolungato attraverso l’ampliamento solo dell’italiano e della matematica produrrà tensioni e rigidità orarie che si connetteranno alla sofferenza economica delle scuole non solventi verso i docenti per le ore eccedenti prestate. Inoltre le giornate inizieranno subito male, perché mancherà la possibilità di garantire la prima ora di supplenza in maniera ordinata e così tra ordini di servizio, docenti di sostegno lasciati soli in classe, alunni invitati ad arrivare alle nove, alunni divisi tra le classi, ore eccedenti fatte e non pagate si arriverà ad una straordinaria flessibilità mattutina non di tipo virtuoso e legata ad assenteismi o difficoltà organizzative variegate. Mi sfugge da molti anni perché lo Stato paghi 45 settimane di lavoro e ne pretenda solo 34 o 36 (2 di esame) effettive: a questo punto sarebbe meglio un monte ore annuale (18 ore per 45 settimane da utilizzare nelle 34 settimane di scuola) da gestire in forma funzionale per tutto (compresenze, supplenze, gite ecc.) in modo che finiscano le due favole contrapposte degli insegnanti che lavorano poco e fanno tre mesi di vacanza e dello Stato che fa lavorare di più i suoi dipendenti, ma poi non vuole pagarli.

L’altra grande emergenza sarà quella curricolare: irrigidendo nelle classi di concorso tutta la didattica della Scuola secondaria di 1° grado si otterrà solo maggiore dispersione. La nuova organizzazione ordinamentale della secondaria di primo grado unita alla confusa stagione delle Indicazioni invece di produrre uno slancio innovativo e sperimentale produrrà solo più materie e più nozioni in una sorta di redde rationem per cui le materie più “decurtate” (tecnologia, musica, scienze motorie, arte) penseranno di difendersi creando rigidi orari e dure valutazioni. Un vero disastro programmatico, perché ormai gli unici curricoli disciplinari ritenuti necessari sono quelli di italiano, matematica e inglese. Il recente scandalo “meridionale” sulle Prove Invalsi truccate mostra il volto cattivo della disciplinarietà, incapace di uscire da nozionismo e abilità e di creare quelle condizioni di flessibilità didattica e culturale che nasce dalla reale necessità dei ragazzi di avere strumenti utili per competere in una società globalizzata. Sembra quasi che il meridione italiano davanti alle sfide della globalizzazione voglia ripetere i cliché che gli sono stati scolpiti addosso nell’ultimo secolo, quasi che “pizza & mandolino” debbano tornare a essere un marchio indelebile per mezza Italia. Esiste però una parte d’Italia disponibile a riconoscere tutte le cause del disagio e del ritardo meridionale, ma allo stesso tempo decisa a sostenere il totale disinteresse per quelle cause e l’interesse per i soli esiti. Questa divisione concettuale nella Scuola secondaria di 1° grado è l’elemento dirompente che produce dispersione: il maggior rigore e i voti numerici saranno la strada maestra che cercheranno di percorrere coloro che ritengono che la cultura della frode sia ancora oggi l’unica via da percorrere per risolvere il divario tra Meridione e Nord Italia.

La spinta a secondarizzare ancora più la vecchia scuola media sta portando con sé molta dispersione che sarà difficilissimo riassorbire con gli strumenti della rigidità e delle discipline divise e insegnate in maniera seriale e non modulare. I ragazzi di oggi non mostrano molta disposizione verso questa metodologia dispersiva di materie che producono curricoli lunghi e verificati solo con strumenti del passato (interrogazioni e compiti), che non prendono neppure in considerazione l’idea di valutare un curricolo attraverso un sistema di crediti e certificazioni. Quando poi arriva l’Invalsi nella scuola secondaria di primo grado si assiste al disinteresse o all’imbroglio, che sono i veri motori della dispersione.

La Scuola secondaria di 1° grado (che forse sarebbe il caso di ribattezzare Scuola dell’adolescenza, così come la materna è stata ribattezzata dell’infanzia) avrebbe bisogno di una grande flessibilità organizzativa e didattica che non nasca dall’emergenza, ma invece dalle esigenze di area o di classe. Ma gli stessi insegnanti – a suo tempo terrorizzati e ostili al riordino dei cicli – vogliono somigliare ai loro colleghi delle Scuole secondarie di secondo grado (ancora oggi dette “superiori” anche se non si sa superiori a cosa) senza neppure prendere in considerazione la situazione catastrofica della nostra secondaria, con l’esclusione dei Licei, eccellenti solo per gli alunni che li frequentano.

Stefano Stefanel

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