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Recensione del libro di Paola Mastrocola, Luca Ricolfi, Il danno scolastico. La scuola progressista come macchina della disuguaglianza

Pubblicato il: 22/12/2021 01:23:27 -


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«L’ipotesi da cui è partita questa ricerca, ovvero che l’abbassamento dell’asticella accresce le diseguaglianze, pare pienamente confermata dai dati»(p. 217). Tale conferma è l’esito di un esame rigoroso. Da ciò, peraltro, il sostegno alla tesi discutibile, secondo la quale il succedersi delle riforme nel sistema educativo sia la causa fondamentale di quella che viene definita la «catastrofe cognitiva»(p.25).

Tale catastrofe, a parere di Mastrocola e Ricolfi, avrebbe, tra le sue ragioni originarie, la riforma relativa alla scuola media unica, che, nel 1962, ha dato luogo al superamento della scuola di avviamento professionale, allora parallela alla scuola media, dopo i cinque anni di scuola elementare. Questa convinzione ignora un dato ineludibile per chi si occupa di ricerca educativa: il sapere previsto dalla scuola media, ancora prima della riforma, era tale da poter essere acquisito – secondo la ricerca più aggiornata  – da studenti privi di menomazioni fisiche o psichiche. Va aggiunto che i dati con i quali si confrontava all’epoca il sistema formativo erano drammatici: nel 1961, secondo i dati del Censimento, poco meno dell’’85% degli italiani aveva al massimo la licenza di scuola elementare. Ovvero: era analfabeta o semianalfabeta

Anche per questo, il limite più grave dell’argomentazione proposta da Mastrocola e Ricolfi, relativamente alle cause delle carenze  sta nella non considerazione dell’assenza, in Italia: a)  di un reale sistema di educazione degli adulti e, cosa, anch’essa, totalmente ignorata dal volume, b) di un solido sistema pubblico di formazione e qualificazione professionale.

Per questo motivo, pur convenendo che «sul destino sociale di un ragazzo non influisce solo l’origine sociale, il contesto economico, la lunghezza degli studi, ma anche altri due elementi cruciali: la qualità dell’istruzione e il grado di indulgenza nella valutazione» (p. 219), è inconsistente l’attribuzione a questi soli elementi di essere la causa prioritaria e pressoché esclusiva dei problemi di cui la cultura nazionale soffre.

La dimensione del sapere professionale non può essere ignorata: senza un solido canale di formazione professionale il sistema formativo è monco. Su questo tutta la classe politica è responsabile. Anche, ma non solo, quella sinistra che viene additata come unica causa di tutti i mali.

Saul Meghnagi

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