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Quale funzione della scuola?

Pubblicato il: 10/03/2010 17:00:49 -


Cosa aspettarsi dalla scuola se chi è incaricato di amministrarla ne ignora le funzioni cardine, la plasma riempiendola di “aria fritta” e la riforma strutturandola più come un efficiente allevamento di pappagallini che come una basilare istituzione iniziatica?
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Il discorso sulla “Riforma della Scuola” è complesso quanto fondamentale, ma certamente non è stato capito dai quacquaraquà che finora se ne sono istituzionalmente occupati! Comunque, a parte la facile polemica, credo che, con un po’ di buona volontà, tutti possano convenire che la funzione istituzionale della scuola – di qualunque scuola – è triplice e cioè:
1) tradizione alle nuove generazioni degli strumenti operativi e delle conoscenze acquisite dai nostri progenitori;
2) sviluppo delle capacità razionali dei giovani;
3) educazione razionale o iniziazione alla vita sociale (da perseguire con altri enti come famiglia, società, mass media ecc.).

La scuola italiana attuale svolge sufficientemente la prima funzione, cioè quella di tramandare ai giovani le conoscenze acquisite dalle generazioni che li hanno preceduti (esperienze storiche, principi scientifici, procedure operative ecc.) e di far acquisire gli strumenti operativi (linguaggio, aritmetica di base ecc.), ma non svolge affatto o svolge molto malamente le altre due funzioni, cioè lo sviluppo delle capacità intellettive e l’iniziazione alla comunità statale, cioè l’insegnamento delle regole di convivenza e la guida all’acquisizione di una scala di valori comportamentali nella società.

Da ciò consegue la formazione di nuove generazioni incapaci di capire il perché delle cose e di distinguere il vero dal falso, l’utile dal dannoso o il bene dal male, sì da essere come dei pappagallini o delle scimmie che apprendono tutto ciò che vien loro detto o fatto vedere senza capirne lo scopo e la funzione, oltre, ovviamente, ad adottare comportamenti imitativi senza capirne lo scopo o la funzione.

In parole povere, oggi la scuola prepara i giovani più a essere dei buoni “automi” idonei a essere eterodiretti dai mass media che degli uomini razionali ed educati alla socialità!

Circa le prime due funzioni, invece, a mio parere, la scuola dovrebbe trasmettere ai giovani le conoscenze acquisite dai progenitori e adoperare tali fatti e concetti per sviluppare le loro capacità intellettive superiori, cioè dovrebbe perseguire non la conoscenza nozionistica del “passato”, ma quella razionale in modo da ben renderli idonei a vedere e a capire il presente nonché a prevedere e ottimizzare il futuro.

Posto, infatti, che la conoscenza è l’attività mentale di acquisizione ed elaborazione del “mondo esteriore”, essa si articola in due 2 livelli: a) conoscenza nozionistica; b) conoscenza razionale.

La conoscenza nozionistica consiste nella capacità di apprendere, ricordare ed estrinsecare, a domanda, la consistenza e le caratteristiche di una cosa o di un concetto. Essa si articola in 3 fasi:
• capacità di individuare, cioè di distinguere quell’oggetto o quel concetto da qualsiasi altro simile;
• capacità di catalogare, ossia di collocare quell’oggetto o quel concetto in una sua precisa categoria;
• capacità di memorizzare, ossia di ricordare i precisi connotati di quell’oggetto o di quel concetto e, a domanda, di esplicitarlo nei suoi precisi elementi caratteristici e funzionali.

La conoscenza razionale consiste nell’attività mentale che, partendo dalla conoscenza nozionistica, sottopone l’oggetto o il concetto a un processo di indagine conoscitiva attraverso le seguenti fasi:
• “analisi”, cioè scomposizione dell’oggetto o concetto nei suoi elementi funzionali essenziali;
• “esame logico”, cioè indagine sul rapporto “causa-effetto”, ovvero funzione delle singole parti nel contesto globale;
• “sintesi ricostruttiva”, cioè capacità di ricollocare le varie parti in modo da ricostruire l’oggetto o il concetto come prima;
• “esame critico”, cioè indagine sull’efficienza dei singoli elementi rispetto al miglior risultato globale;
• “giudizio valutativo”, cioè capacità di esprimere una propria autonoma valutazione sulla completezza, razionalità ed efficienza del fatto o del concetto;
• “astrazione dei principi”, cioè enucleazione di quelle leggi universali in base a cui funziona il meccanismo fra i vari elementi e il tutto;
• “memorizzazione dei principi che regolano il fatto”, cioè collocazione dei principi nella memoria in modo da poterli avere sempre in vista onde utilizzarli sia nell’attività di critica che in quella di creatività.

A questo punto l’essere intelligente è maturo per l’esercizio della somma capacità intellettiva: La creatività, cioè la capacità demiurgica, ossia la capacità di creare nuove cose o di elaborare nuovi concetti, oppure di migliorare ciò che esiste ed è conosciuto, facendo uso dei “principi” acquisiti.

In parole povere, io, vedendo un’automobile, innanzi tutto debbo essere capace di distinguerla da tutte le altre cose, quindi di collocarla in una precisa categoria, e, infine di memorizzarla in modo che, a domanda, possa essere capace di descriverne il colore, la forma e ciò che la distingue da un ombrello o da altro veicolo. A questo punto, io ho la nozione o conoscenza nozionistica dell’automobile! Se successivamente, invece, io: a) analizzo l’automobile, cioè distinguo le sue parti essenziali (carrozzeria, motore, organi di direzione ecc.), b) comprendo il nesso logico tra le parti (il perchè del motore, delle ruote, del volante, del carburante, dei sedili ecc.), c) sono capace di ricollegare le parti smontate in modo da riottenere una struttura funzionante; d) sono in grado di giudicare (criticare in greco significa “giudicare”) l’efficienza della combinazione ottimale delle parti; e) comprendo e rilevo i principi fisici su cui si basano le ruote, il carburante, il motore ecc.; f) memorizzo detti principi in modo da poterli riutilizzare in oggetti diversi, io, di tale auto, comincio ad avere non la semplice “conoscenza nozionistica”, ma una “conoscenza razionale”, posto che la ragione è il complesso di facoltà intellettive che vanno (in ordine di importanza) dalla mnemonica (memoria), alla capacità di analisi, alla capacità di logica (nesso di “causa-effetto” tra le parti), alla capacità di sintesi ricostruttiva, fino alla capacità di astrazione (o estrazione) dei principi fisici che sfruttano e quindi della capacità di memorizzare detti principi da, eventualmente, utilizzare per costruire (creare) altri oggetti diversamente e/o meglio funzionanti che prima non esistevano (creatività umana).

Circa la terza funzione istituzionale della scuola, cioè l’educazione razionale o iniziazione dei giovani alla vita sociale, il discorso è anche più complesso e controverso, comunque, trattasi della formazione iniziatica dei giovani affinché possano entrare a far parte della comunità in cui vivono, vale a dire “conoscano le regole su cui si fondano i complessi rapporti di ordine etico e, soprattutto, di ordine giuridico ed economico”.

Circa i principi di ordine etico, tutti sanno che è opportuno conoscere gli usi e i costumi degli antenati, ovvero, con un’espressione più scientifica, la “scala dei valori” sociali che ogni giovane dovrebbe razionalmente acquisire per essere un “buon cittadino” dell’italica repubblica.

Posto che è superfluo chiarire che per “valore” deve intendersi “ciò che vale”, cioè “ciò che è apprezzato dalla comunità” e che per “scala dei valori”, la scala gerarchicamente costruita dei diversi valori nei vari settori della vita sociale, ossia della vita di ciascuno quale elemento della complessa entità detta Stato, onde non disperdere eccessivamente l’azione educatrice della Scuola, non dovrebbe essere difficile convenire e stabilire quali sono i settori di più spiccata pertinenza di tale istituzione.

Senza troppi dilungamenti, credo sia possibile convenire che ogni membro della Comunità statale debba innanzi tutto:
• conoscere le regole basilari che lo Stato ha posto per disciplinare i rapporti tra i cittadini e tra i cittadini ed esso Stato, cioè la Costituzione e i principali istituti di diritto Civile, Penale e Amministrativo. Tutti, infatti, sappiamo che: se compriamo un giornale o un paio di scarpe stipuliamo un contratto di compravendita; se si rompe un rubinetto e chiamiamo l’idraulico stipuliamo un contratto d’opera; se vogliamo comprare l’auto, oltre a stipulare un contratto di compravendita spesso con mutuo e ipoteca, dobbiamo stipulare quantomeno anche un contratto di assicurazione ecc.; se cerchiamo lavoro dobbiamo stipulare un contratto di lavoro con tutte le interconnessioni; ma nessuno ci ha mai insegnato cosa sono queste cose. Tutti andiamo a votare e magari tutti ci rimproverano perché mandiamo a legiferare gente che tutto fa fuorché creare buone regole di convivenza, ma… nessuno ci ha spiegato per bene cosa è il voto e cosa è la Democrazia, ovvero ce lo hanno fatto insegnare da chi non aveva la preparazione professionale per farlo e… probabilmente… ce l’ha insegnato molto male!
• conoscere le regole economiche che ispirano le azioni e i rapporti dei singoli membri, come i bisogni, l’utilità, i beni, lo scambio, i fattori produttivi, la produzione e la ripartizione del reddito prodotto, la moneta, la cambiale, l’assegno, la carta di credito, il commercio internazionale, la competitività, la svalutazione, il dumping ecc.
• conoscere i principali atti amministrativi e le modalità per ricorrere contro tali atti se ingiusti ecc.

Tutti, infatti, vorremmo chiedere una licenza o una concessione o un’autorizzazione, ma… non sappiamo cosa sono e se ne abbiamo diritto, come ottenerle senza pagare alcuna “tangente” o come ricorrere contro l’ingiusto diniego; tutti abbiamo avuto la notifica di un accertamento di imposta o di contravvenzione stradale, ma non sappiamo se si può ricorrere e come, tuttavia sappiamo quali sono le virtù teologali e che cosa è una flessione in avanti e a destra!

La risposta che ci sentiamo dare è, in genere, questa: sì, ma le ore di insegnamento sono già troppe! Sì, è vero, forse sono un po’ troppe, ma ogni genitore, ogni studente, ogni insegnante di buon senso, ogni persona che abbia a cuore le sorti della Scuola e del Paese capisce che per la Scuola in generale e per i giovani in particolare, fare 2/3 ore di Diritto ed Economia Politica, ovvero di Educazione alla Vita Collettiva, al posto della Religione e dell’Educazione Fisica… sarebbe una bella cosa!

È vero che, purtroppo, prima Mussolini e poi Craxi, hanno stipulato dei Concordati che prevedono l’insegnamento della Religione in ogni tipo di scuola e in ogni classe, ma se i grandi prelati andassero ad assistere a quell’ora di Religione (in cui si chiacchiera del più e del meno o si fanno solo pettegolezzi inconcludenti) credo che chiederebbero di togliere l’ora di religione dalla scuola e di poter accogliere i giovani in parrocchia nelle ore pomeridiane, senza costrizioni, per educarli veramente ai sacrosanti valori del Cattolicesimo, magari utilizzando i lauti proventi dell’8 per mille sottratto dai nostri sudati stipendi.

Per quanto attiene alla cosiddetta Educazione Fisica, se la signora ministro ricorda quando ella stessa frequentava la scuola, in quelle due ore, a parte la confusione generata dal dividere la classe in due sotto-sezioni, maschi e femminine, si fa più teoria che pratica e si fanno più pettegolezzi sulla vita scolastica che… esercizi utili e graditi! Forse, dare ai giovani un “bonus” per frequentare 1 o 2 ore una palestra o una piscina di loro scelta… sarebbe una cosa più valida e… formativa!

Tutto ciò premesso, è ovvio concludere che, se i nostri giovani sono… quello che sono… non è giusto lamentarsi della loro irrazionalità e del loro cattivo comportamento, piuttosto dovremmo lamentarci dell’incapacità di chi è istituzionalmente preposto alla loro formazione e che, ignorando le funzioni cardine della Scuola, la plasma riempiendola di “aria fritta” e la riforma strutturandola più come un efficiente allevamento di pappagallini che come una basilare Istituzione iniziatica.

Corrado Lemme

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