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POF partecipato e territoriale

Pubblicato il: 04/02/2011 13:01:00 -


Il Piano dell’Offerta Formativa come strumento di autonomia, tra aspirazioni e prorogatio.
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Il periodico dossier di Tuttoscuola “Un anno di scuola dalla A alla Z” ha dedicato quest’anno la lettera “P” alla parola “Prorogatio”, che ha condannato gli organi collegiali territoriali a una inesorabile agonia.

Nell’infinita attesa dei nuovi organi introdotti dal Dlgs 233/99, rimasto privo di decreti attuativi, non vi è più stata per le componenti elettive (studenti, genitori, docenti) né opportunità di rinnovo, né di surroga a causa dell’esaurimento delle liste. Tuttavia mentre i Consigli Scolastici Distrettuali e Provinciali, ormai dimenticati, sono stati progressivamente privati di supporti ed esautorati nelle funzioni, il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, “l’organo collegiale nazionale elettivo di massima rappresentanza scolastica”, al quale però non partecipano genitori e studenti, ancora una volta è stato confermato nella sua composizione dal decreto milleproroghe.

Così, con quegli organi che erano “l’espressione diretta del mondo della scuola” a livello territoriale si perde anche la percezione della loro utilità e dell’importanza di una scuola partecipata che si rapporta e programma con il territorio.

Fa piacere perciò trovare inaspettate conferme che i genitori siano ancora considerati parte integrante del progetto educativo e formativo (1).

Intanto si approssima la scadenza del 12 febbraio per la presentazione delle iscrizioni, quando le scuole dovranno consegnare il POF alle famiglie, e il termine perentorio del 14 febbraio per l’approvazione del programma annuale.

La dettagliata nota ministeriale del 15 novembre 2010 infatti, emessa un mese prima della scadenza del termine ordinatorio, ha fornito istruzioni per la redazione del programma annuale, illustrando inoltre ampiamente il perché della richiesta di inserire “opportunamente” i residui attivi (crediti) di competenza dello Stato nell’aggregato “Z”, peraltro in parte incassati da talune scuole cui il Miur ha cominciato a erogare un finanziamento ulteriore (2).

Attraverso il programma annuale ogni Istituzione scolastica programma l’attività finanziaria, tenendo conto delle effettive possibilità di realizzazione, sulla base degli obiettivi da realizzare e delle risorse disponibili, in coerenza con il POF.

Le fasi e modalità di approvazione del più importante strumento dell’autonomia costituiscono i moderni arcani della nostra scuola.

Il programma deve essere coerente al POF, che a sua volta deve essere coerente alle scelte di gestione espresse dal programma, successivamente all’assegnazione delle risorse. Infatti, in ossequio ai principi della trasparenza e della veridicità dell’art. 2 comma 2 del D.I. 44/01, il programma dovrà prevedere attività che si è sicuri di poter realizzare godendo di adeguata copertura finanziaria. Certezza che si consegue con la comunicazione ministeriale (di regola prima del termine di dicembre).

Sicché la programmazione risente dei diversi tempi della contabilità e dell’istruzione dal momento che l’anno scolastico non corrisponde a quello solare.

Resta l’incognita sul momento in cui dovrebbero essere “formulati” e recepiti, ai sensi dell’art. 3 DPR 275/99, le “proposte ed i pareri” degli organismi di partecipazione e delle associazioni anche di fatto di studenti e genitori. Infatti la loro acquisizione deve precedere l’elaborazione del collegio, che di essi dovrebbe “tenere conto”.

Solo così può dirsi “partecipato” un POF che il consiglio “adotta” ma non “approva”, con i legittimi dubbi conseguenti sul ruolo del consiglio stesso.

In mancanza di organi espressione “diretta” della comunità locale, sembra delinearsi invece un “POF territoriale” (3) che non rappresenta l’offerta scolastica e formativa condivisa e programmata delle scuole di un ambito, ma piuttosto quella delle risorse che l’ente territoriale mette a disposizione sulla base di intese o “conferenze”, espressione della rappresentanza “legale” delle istituzioni scolastiche.

Il CNPI, in un suo recentissimo parere di ottobre 2010, ha ribadito la necessità di garantire la rappresentanza e la partecipazione democratica delle componenti della scuola, in forza del principio “della condivisione delle scelte educative”. Rappresentanza che “a livello territoriale” può “presentare profili giuridici e funzionali differenziati (organi collegiali territoriali, consulte, conferenze di servizio…), a condizione che la rappresentanza legale delle scuole [vale a dire quella propria dei dirigenti] sia opportunamente integrata con quella delle altre componenti scolastiche [genitori, studenti, docenti, ATA]”.

Sorprende quindi che, in recenti proposte, le “reti istituzionali di scuole” sostituiscano a livello territoriale in maniera autoreferenziale organi partecipati, espressione di democrazia diretta, e che inspiegabilmente non si ritengano condivise le opportunità di chiari e collaudati strumenti dell’autonomia (4), che invece costituiscono modelli esemplari di “governo” partecipato del territorio in questa fase di transizione, come la Consulta provinciale dei genitori di Bolzano e la Consulta dei Genitori di Trento.

Genitori in Movimento

Per approfondire:
• (1) Consorzio Aetnanet, I genitori parte integrante del progetto educativo e formativo della scuola italiana, di Angelo Battiato
• (2) Finanziamenti alle scuole. Il Miur restituisce crediti pregressi per 160 milioni di euro

• (3) sul POF territoriale
http://www.comune.grugliasco.to.it/dlFiles/POF%20Territoriale.pdf

http://www.comune.lecce.it/NR/rdonlyres/2A3A44DD-95EF-4570-8867-D04BBEFB6D61/1926/POFT25maggio2006b.pdf

http://www.dirigentiscolastici.com/upload/modelli_e_gli_strumenti_di_cooperazione.pps

• (4) Cinzia Olivieri, “La Consulta provinciale dei genitori: Strumento dell’autonomia ‘nuova’ forma di partecipazione”, in “Rivista dell’istruzione – Scuola e autonomie locali”, n. 6-2010, Editore Maggioli

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