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Parole in movimento, ovvero la grammatica dal testo

Pubblicato il: 24/04/2013 11:38:56 -


Domande che “si arricciolano” disegnandosi nell’aria, punti interrogativi che prendono forma nei movimenti di un bambino: attraverso il gioco e l’immaginazione gli alunni riescono a capire meglio i significati delle parole e imparano una grammatica intelligente, quella che parte dall’osservazione e dall’interpretazione del testo. L’esperienza è stata presentata al III Convegno di Education 2.0.
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IL PROBLEMA DI PARTENZA

Come insegnare grammatica nella scuola primaria? Proporre al bambino da subito delle categorie grammaticali o indurlo a riflettere su fenomeni linguistici in uso, reali?
La documentazione si riferisce ad alcune esperienze di insegnamento della grammatica nella Scuola primaria, intesa come riflessione sulla lingua e strettamente integrata con le altre abilità linguistiche (lettura, scrittura, oralità) all’interno di percorsi Linguistici ben strutturati, costruiti da Maria Piscitelli, del CIDI Firenze.

L’ESPERIENZA

La fase iniziale del lungo percorso di scoperta del funzionamento delle parole all’interno del testo è costituita da momenti in cui l’insegnante sollecita i bambini a una costante pratica riflessiva.
Ad esempio, in classe prima, viene posta l’attenzione sull’uso e la funzione del punto fermo, del punto interrogativo e del punto esclamativo, all’interno del Percorso linguistico denominato Messaggeria.

Ciascun bambino scrive un messaggio a un compagno chiedendogli quello che desidera; il compagno dovrà rispondere dando le informazioni richieste. I messaggi scritti vengono letti ad alta voce. Alcuni pongono una domanda. Ci si rende conto che la voce si arricciola sulle ultime parole della domanda.
Si pone il problema di come si può far capire, scrivendo, che la voce si deve arricciolare. Si ascoltano le proposte dei bambini. Si riflette ancora sul significato della parola “domandare”.

La formalizzazione espressa in categorie grammaticali e la regola occupano la parte finale del percorso di osservazione e di riflessione sull’uso della lingua.

Fra la prima fase di riflessione sui fenomeni linguistici reali e la formalizzazione intercorrono momenti in cui l’insegnante “apre” all’immaginario, alla personificazione dei singoli elementi grammaticali che pian piano cominciano a connotarsi, a giochi corporei, a giochi di gruppo che vanno a cogliere la sostanza della scoperta grammaticale.

Tutto questo per avvicinare il bambino all’astrattezza della regola grammaticale attraverso il canale forte dell’immaginazione e della fantasia.
Introdurre l’elemento del gioco e dell’immaginario nella riflessione sulla lingua stimola nel bambino processi di interiorizzazione attraverso la fantasia.
Gli oggetti linguistici diventano soggetti umani, vengono rappresentati con il disegno e descritti nelle loro caratteristiche e situazioni. Sempre facendo riferimento alla scoperta del punto interrogativo in classe prima, imitiamo la voce “arricciolata” con il movimento delle mani e del corpo, immaginando di disegnarla nell’aria come un’onda che si allunga e alla fine si alza per rigirarsi all’ingiù.

Accompagniamo con la voce e con il corpo l’andamento dell’onda, ripetendo la domanda inserita nei messaggi scritti dai bambini. Facciamo notare ai bambini che l’andamento dell’onda è simile a quello della voce che, attraverso quel segno a uncino, chiede qualcosa.
Ricerchiamo altre domande nei messaggi e ci divertiamo a tirarle su a ricciolo. Le pronunciamo muovendoci lentamente e cercando di sentirle con tutto il corpo.

Attraverso l’uso del corpo i bambini capiscono meglio i significati e si rendono conto che il movimento del corpo, le espressioni e i gesti veicolano significati.

Il percorso di apprendimento si conclude con il momento della formalizzazione, cioè della definizione dell’elemento grammaticale.

RIFLESSIONI

Negli esempi riportati nella documentazione ritroviamo alcune indicazioni di Maria Luisa Altieri Biagi:
“L’insegnante deve sollecitare i bambini a riflettere sul significato delle parole e sul modo in cui le mettiamo insieme (le combiniamo, le collochiamo, le modifichiamo formalmente) nel discorso. Bisogna aprire le porte a una grammatica intelligente: quella che parte dall’osservazione del testo e dalla sua interpretazione. Fare grammatica non può e non deve significare ‘ti insegno l’indicativo, ti elenco i pronomi personali, ecc.’, anche perché parlare di forme significa parlare di significati. Per notare questo bisogna partire da un testo, non da un paradigma.” (in “La vita scolastica”, 16/2/2005, pag 16).

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Immagine in testata di Wendy Copley / Flickr (licenza free to share)

Anna Fattori

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