La nottola di Minerva
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Lo studio della storia della filosofia consente ai ragazzi del liceo di familiarizzare con le diverse prospettive interpretative della realtà. L’interrogarsi è esercizio-chiave dell’apprendimento della storia della filosofia: momento in cui il pensiero dei ragazzi si esprime e si costruisce.
Esporre concetti e questioni filosofiche attraverso i nuovi strumenti multimediali è una sfida del nostro tempo, non l’unica né la più importante, ma tra le più significative;e se la filosofia è, hegelianamente, “il proprio tempo appreso col pensiero”, essa si misura anche con la realtà nuova della comunicazione.
La mia personale esperienza didattica con materiali audiovisivi predisposti per l’apprendimento della storia della filosofia è maturata negli ultimi anni, favorita dalla partecipazione a periodici seminari sulla metodologia dell’insegnamento filosofico.
Il sito web “La nottola di Minerva”, da me ideato per gli studenti del liceo, non intende sostituire suoni, immagini e video alla parola scritta. Il libro conserva tutto il suo valore e risulta sempre lo strumento privilegiato del sapere, soprattutto filosofico.
Il contenuto delle pagine del sito rimanda piuttosto ai contributi, in ambito filosofico, dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli, dell’Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche, del Dipartimento Scuola Educazione della Rai: agenzie fra le più note impegnate direttamente nel campo della ricerca, cultura ed educazione nel nostro paese.
Alcune sezioni del sito: Lo sguardo di Ipazia; Jacques Derrida e il d ecostruzionismo; Foucault e le nuove forme del potere; La scuola di Atene: Socrate, Platone, Aristotele; Umanesimo italiano; Giordano Bruno e la filosofia rinascimentale; La nascita della filosofia greca.
Lo studio della storia della filosofia consente ai ragazzi del liceo di familiarizzare con le diverse prospettive interpretative della realtà. L’interrogarsi è esercizio-chiave dell’apprendimento della storia della filosofia: momento in cui il pensiero dei ragazzi si esprime e si costruisce. Il rischio di una banalizzazione del dialogo in classe, ridotto a semplice conversazione, è frequente quando si perde di vista il carattere filosofico del discorso, quando non lo si riesce a trasformare in con-filosofare… quando la com-partecipazione diventa disordinata.
Il sito “La nottola di Minerva” risponde anche a questa esigenza: testimoniare una forma alta di dialogo riportando in una specifica sezione le discussioni filosofiche con i ragazzi. Lo sguardo di Ipazia (Raffaello Sanzio, la Scuola di Atene) e la Missione del Dotto (Fichte) rappresentano i primi passi in questa direzione.
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LO SGUARDO DI IPAZIA
La parola ai ragazzi: studenti del IV anno di Liceo Scientifico ‘De Carlo’ Giugliano di Napoli, età compresa tra i 16/17 anni.
Rita: “Lo sguardo di Ipazia è uno sguardo intenso, propenso a guardare oltre”.
Daniela: “È uno sguardo che dice dell’importanza di andare avanti”.
Carlotta: “Siamo noi che dobbiamo saperci soffermare con attenzione sul dipinto per vedere in Ipazia colei che spinge il suo sguardo oltre”.
Mario: “Lo sguardo di Ipazia interpreta la filosofia che sempre guarda ciò che ad altri sfugge”.
Simone: “Ipazia esprime la volontà di non uniformarsi alle idee degli altri”.
Raffaele: “Significativa la scelta di una donna. Alla donna appartiene la curiosità”.
Rita: “La scelta dell’abito bianco potrebbe indicare la purezza di pensiero”.
Pasquale: “Ipazia vuole superare i limiti del suo tempo”.
Simone: “Lo sguardo afferma la nascita di una nuova visione della donna”.
Luigi: “Non le importa la conoscenza degli altri, né ricerca consenso per le proprie idee”.
Valeria: “Il suo sguardo è un messaggio velato per chi vedrà poi quel dipinto”.
Simone: “L’artista si rivolge sempre a un pubblico vasto”.
Andrea: “La scelta di Raffaello di rappresentare una donna che guarda lo spettatore è una strategia perché lo spettatore si senta partecipe, profondamente coinvolto”.
Tommaso: “Occorre non fermarsi all’apparenza, ma andare oltre, per cogliere l’essenza delle cose”.
Nello: “Cogliere l’essenza delle cose è guardarla in faccia come fa Ipazia. Per capirla dobbiamo guardarla negli occhi”.
Raffaele: “Il suo sguardo è come se ci lasciasse il testimone, un modo per richiamare l’uomo alla propria responsabilità di conoscere”.
Giuseppe: “Una voce fuori dal coro. Non sta guardando lo spettatore ma l’infinito”.
Antonella: “Per guardare l’infinito doveva voltarsi verso il punto luce nel dipinto”.
Tommaso: “La luce che si trova nel dipinto è l’illusione della realtà. Guardando fuori guarda la realtà in sé”.
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Se le discussioni dei ragazzi possono essere accolte come “prova oggettiva” per di-mostrare cosa pensano i ragazzi che dica la filosofia, è storia ancora da scrivere.
Pina Montesarchio