Lettera a una professoressa, perché conto su di lei!
“Perché chiamiamo la Storia maestra di vita se l'uomo non impara mai la lezione?”
Gentile professoressa,
chi le scrive in questo giorno di domenica non è una ragazza, non è un ragazzo, non è un suo studente di oggi, né del passato. Posso solo dire che io le scrivo dal futuro, ma vengo dal passato. Sempre sono stato/a e sempre sarò, perlomeno finché la razza umana vivrà.
Le do un indizio.
Io sono l’adolescenza, io sono quel vento di primavera che ci accompagna per mano dallo stato infantile a quello adulto.
Io non ho un corpo ma sono una condizione psicologica. Io sono fragile e ho tanta voglia di indipendenza, ma ho un gran bisogno di una persona di riferimento. Ecco perché, professoressa, ho scelto lei, lungo il fiume dei secoli, per farle una domanda.
Chiedo a lei, come chiederei a Socrate o a un insegnante del prossimo millennio come dell’antica Roma:
“Perché chiamiamo la Storia maestra di vita se l’uomo non impara mai la lezione?”.
È forse l’uomo, da sempre, un cattivo alunno? È possibile che, nonostante tutte le ripetizioni che il generoso tempo gli fa, non impara la lezione?
Perché, professoressa, ci sono ancora le guerre se la Storia ci ha insegnato che dipendono sempre da motivi economici? Perché c’è ancora chi muore di fame se le superpotenze potrebbero tutte insieme, volendo, risolvere questo problema?
Perché gli studenti devono tornare ad occupare le scuole a causa di cattivi governi che bistrattano la gioventù e dilaniano i settori più importanti di una nazione, come la scuola e la sanità?
Ho altre mille domande, ma il mio tempo è finito, devo andare. Non lo chiedo per me, professoressa, ma per quei mille volti, quei milioni di volti che da millenni io vedo, ragazzi e ragazze, rattristati, malinconici, incerti del futuro.
Ma forse una cosa l’ho capita. Io, professoressa, io sono quell’incertezza.
Io conto su di lei perché la storia, la storia no, non è maestra!
Dal Futuro
Domenica 25/11/2012
Nota: la lettera è destinata alla prof.ssa Campolongo, docente di lettere, oltre che a Education 2.0.
Martina Di Perna