Lacrime prepotenti: a tutti i bambini
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Cari bambini, vi racconto in breve la mia storia.
Sono una maestra e quest’anno seguo alunni di quarta primaria. Lo stile comunicativo che adottiamo in classe è speciale, non manca mai la battuta, la risata, la canzone, il proverbio, la consolazione, il rinforzo positivo, l’incoraggiamento e perché no, anche la commozione unita a qualche sporadica lacrima che si tenta di non far scendere imitando un forzato sorriso. A proposito di lacrime “prepotenti”… un giorno ho raccontato di aver trascorso due lunghi anni ricoverata all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma dai sei agli otto anni a causa della glomerulonefrite, una malattia che colpisce i reni. Negli anni ‘60 non si poteva avere la mamma accanto, non c’erano orari di visita lunghi, e per di più io con la mia famiglia vivevo in campagna, sulle rive del Lago Albano, a Castel Gandolfo, nella provincia di Roma.
Non esisteva la scuola a distanza, né i computer, non avevamo il telefono tantomeno il telefonino, non c’erano videogiochi, né esisteva la scuola in ospedale. Io dovevo frequentare la prima classe ed ero una bambina molto interessata alla conoscenza: cercavo di leggere e di scrivere sin da quando frequentavo l’asilo, l’attuale scuola dell’infanzia. Peggior condanna non poteva toccarmi! Proprio a me che aspettavo con ansia il momento di entrare a scuola con la voglia di imparare, era capitata una cosa tremenda. Sapete allora come mi sono organizzata? La mia mamma e mia sorella Anna mi portarono un gioco: i chiodini; consisteva in una lavagnetta forata e in una serie di chiodi a testa grande colorati blu, rossi, verdi e gialli, con i quali si potevano realizzare disegni vari, poi disfarli e farne di nuovi. Io li ho usati per iniziare a comporre lettere e numeri; non solo! Nell’Ospedale venivano dei sacerdoti americani a giocare con i bambini, ma non parlavano italiano. Io li torturavo per farmi spiegare come si componevano le parole. In questo modo, attraverso un semplice gioco, la creatività, la voglia di imparare superando quell’isolamento forzato, e questi sacerdoti, arrivai a seconda inoltrata con le abilità di tutte le altre mie compagne di classe. Addirittura leggevo meglio delle altre, non tenevo il segno con il dito e leggevo senza sillabare! Fantastico.
Sono arrivate le ‘lacrime prepotenti’: I miei alunni mi hanno consolata, chi mi portava un fazzolettino per asciugare le lacrimucce, chi mi portava un disegnino, chi diceva per fortuna ce l’hai fatta e sei la nostra maestra…
Recuperata la freddezza necessaria, ho proseguito il mio racconto comunicando che da quell’esperienza ho appreso che dalle difficoltà si può imparare qualcosa e che da allora mi ero ripromessa che sarei diventata una maestra MAESTRA comprensiva e capace di aiutare tutti i bambini, i più dotati ma soprattutto i meno dotati. In fondo i meno dotati li considero come considero me da bambina, ossia qualcuno a cui, senza colpa alcuna, manca qualcosa, ma che, se viene aiutato, supportato arriverà dove arrivano tutti gli altri e anche oltre.
Ogni volta che racconto la mia storia da bambina, le lacrime ‘“prepotenti” escono da sole e, i miei alunni comprendono la commozione, mi consolano e mi ringraziano ogni giorno per tutto quello che faccio per loro. Ecco, non è un caso se parlo di questo evento personale proprio in questo periodo. Oggi siete voi che avete bisogno della mia consolazione. So che siete bambini coraggiosi e forti e che con l’aiuto dei genitori, delle Maestre, dei nonni, dei compagni, ce la farete a superare questo brutto periodo della sospensione della scuola. Vi invito a pensare di più alla scuola ora che manca; a ricordare tutte le cose che ci mancano, in modo che, quando torneremo in classe saremo grati al cielo di essere là tutti insieme a condividere gioie, ansie, preoccupazioni, incertezze, e la vostra crescita.
Mi auguro che si mettano da parte una volta per tutte le antipatie, gli atti orrendi dei bulli di turno, le prese in giro, la voglia di primeggiare, per far spazio a una nuova e riscoperta umanità, alla capacità di sentirsi uguali e bisognosi degli altri, tutti nessuno escluso. Siamo esseri sociali e ora più che mai ci mancano tutti gli altri, anche quelli che ci facevano arrabbiare. Allora forza e coraggio bambini. Voi siete il futuro, la forza del nostro Paese, le nostre speranze. Un giorno anche voi racconterete a qualcuno la vostra storia. Aiutatevi e aiutateci a diventare persone migliori.
Un abbraccio a tutti tutti, come se ci conoscessimo da sempre,
la Maestra Laura
Laura Mazzone Docente di scuola primaria, esperta in glottodidattica, formatrice settore scuola per il UISP CONI, promotrice e coordinatrice di progetti come il Giocagin