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La riscrittura a scuola: una piacevole rilettura della realtà

Pubblicato il: 11/05/2022 06:23:17 -


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Da tempo e da diverse parti sentiamo dire che i ragazzi di oggi non sono più in grado di scrivere, leggere, non conoscono l’italiano corretto e in conseguenza di ciò manifestano carenze nell’organizzazione delle idee e nella strutturazione di collegamenti per argomentare, nel rispetto delle strutture sintattiche e morfologiche.

La difficoltà dei nostri giovani è forse causata dal non potersi immergere completamente nella lettura dei testi fonte di stimolo, crescita, ricchezza umana e culturale.

Forse semplicemente i nostri “nativi digitali” sperimentano sistemi e metodi di apprendimento radiale che esulano dai più tradizionali schemi dai quali noi docenti siamo stati formati e plasmati.

Assistiamo giornalmente a continui e repentini cambiamenti di mentalità e della società stessa, e di questi i nostri alunni sono testimonianza viva e diretta. Le cause di questo ‘imbarbarimento’ sono state spesso indicate nell’uso spasmodico dei social, costantemente demonizzati dai più che propongono un nostalgico ritorno alla tradizione. 

Nel nostro Istituto, “Giudici Saetta e Livatino” di Ravanusa, un Istituto di Istruzione secondaria Superiore con diversi indirizzi di studio, in realtà le esperienze vissute oramai da tanti, finora hanno dimostrato il contrario:

i social non sono il male che tutti pensano, la scrittura per i nostri alunni non è un demone da rifuggire ed al contrario entrambi, se adattati moderatamente alla più classica delle tradizioni, fungono da stimolo e volano per una notevole crescita umana e culturale.

Una tra le diverse esperienze portate avanti nella nostra scuola è stata la riscrittura al biennio dei Licei di testi classici quali le fiabe e le favole della tradizione. Tali testi, spesso snobbati e giudicai infantili dai nostri alunni, si sono trasformati in un utilissimo campo di sperimentazione letteraria e linguistica; i ragazzi chiamati ad attualizzare i contenuti tradizionali si sono sentiti protagonisti di un’innovazione e di una personalizzazione del tutto originale. Hanno compreso che riscrivere non vuol copiare o ricopiare un testo già esistente, bensì avere la possibilità di allenare, migliorare, ed esercitare le proprie capacità narrative coniate da un abile estro creativo: “Cappuccetto rosso perdutasi nel bosco attiva il suo gps  per trovare casa della nonna, la mamma non vedendola rincasare inizia a chiamarla insistentemente al telefonino…”; I Promessi sposi, sempre criticati e vissuti come un mattone indigeribile da intere generazioni di alunni, nella nostra scuola sono stati rivisitati secondo una più nuova e moderna concezione della vita, rappresentata anche teatralmente: la Perpetua tanto detestata ha lasciato il posto ad un Perpetuo, comico e bizzarro; attraverso il nuovo, e più vicino alle nuove generazioni, canale del musical l’amore ha trionfato in una perfetta sintonia di suoni, musica e colori. E che dire poi del romantico Catullo, le cui lamentele d’amore sono state oggetto di studio e di riscrittura in dialetto siciliano poi messo in musica! Proprio la musica per la nostra istituzione scolastica è una preziosa alleata per l’apprendimento delle strategie poetiche e delle tante figure retoriche! Basta citare Blanco, Gabbani ed uno dei loro testi per trasformare una lezione tecnica e apparentemente noiosa, in un’ora ritmata e fortemente partecipata…e in quest’ottica le figure retoriche non fanno più paura!

Se da una parte la Scuola deve perseguire obiettivi tradizionali, dall’altro è pur vero e oltremodo necessario che questi vengano calibrati sull’utenza, sulle Persone nell’ottica di una centralità dell’alunno in un continuo processo di apprendimento.

L’esperienza vissuta ha certamente insegnato loro che l’approccio nuovo ad un testo già esistente va vissuto come opportunità di arricchimento, così come Italo Calvino nel suo “Perché leggere i classici” invita a riflettere sulla tradizione non in modo malinconico bensì come occasione irrinunciabile di crescita e come possibilità di conoscenza e sviluppo di nuovi punti di vista sulla realtà. Anche la lettura di un testo, di un moderno fotoracconto di un viaggio in Africa, si trasforma per i nostri ragazzi in un’opportunità straordinaria in cui fare ricerca e metacognizione. 

E’ così che il racconto di due missionari diventa fonte di ispirazione di poesie inedite in cui l’io diventa protagonista:

 

Io e Te

Io sono bianco, tu sei nero, 

ci siamo persi sul sentiero 

tu a destra, io a sinistra 

in due territori a vista. 

 

Due bambini così diversi 

ma che sanno di appartenersi 

il mondo li tiene lontani 

ma loro sanno che sono umani.

 

Uno a casa: vita facile, comodità e affetto

l’altro in strada: sacrifici, sudori e senza tetto. 

Io gioco senza impegno, 

mentre tu lavori con il freddo. 

 

Io ho tutto, una casa accogliente 

tu niente, una casa assente.

Siamo fratelli ma tu non lo sai

in questo mondo pieno di guai. 

 

Due occhi, due nomi, una bocca per ridere

 nel petto un gran cuore che i sogni fa vivere

problemi, progetti, speranze ideali

sembriamo diversi ma siamo uguali. 

Non c’è differenza e sai che ti dico?

ti guardo negli occhi e ti sento già AMICO!

 

 

 

Giusi Abbruscato, Giusi Brancato, Simona Iannicelli, Maria Grazia Intorre, Maria Pia Lo Vullo, Vincenza Napoli, Patrizia Tornambé e Luisa Vinci

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