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“Io ti salverò”. Storia di Cristian

Pubblicato il: 24/01/2012 17:21:14 -


Salvare i ragazzi più deboli e difficili dall’insuccesso scolastico significa salvarli da un probabile futuro insuccesso nella vita. Trovare tecniche, strategie e personale adatto a tale scopo non è semplice, ma rappresenta il fondamento implicito nell’idea stessa del “fare scuola”. Il racconto della difficile esperienza con Cristian.
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È molto difficile dover prendere atto che tutti i tentativi fatti quest’anno, per modificare il comportamento ostile di Cristian nei confronti della scuola, si sono rivelati improduttivi.

Viene a scuola senza alcun materiale didattico, sporco e impregnato di fumo! Ne combina di tutti i colori, e nemmeno i genitori riescono a tenergli testa. Talvolta, viene a scuola in motorino, senza patentino e senza casco, a velocità sostenuta. È ancora in prima media perché bocciato più volte, insieme a tanti ragazzi piccoli che, pur in condizioni così critiche, gli sorridono, gli offrono la colazione, lo sostengono e lo aiutano.

Ma oggi ha commesso un atto di una gravità estrema, che non si può tacere: si è improvvisato elettricista e ha messo mano agli impianti elettrici, rischiando di farsi male sul serio e di rimanere fulminato! Cristian è stato punito, mediante una sospensione dalle lezioni.

Eppure qualche settimana fa, prima delle vacanze, il coordinatore di classe aveva parlato con sua madre, che si era assunta la responsabilità del colpevole “distacco educativo” della famiglia, con la promessa che avrebbe impiegato più tempo e più cura nella gestione socio-affettiva ed educativa del proprio figlio.

In realtà, nessun cambiamento è avvenuto da allora!

I tentativi di personalizzare le attività educative e didattiche, per coinvolgerlo, non hanno prodotto risultati significativi sugli atteggiamenti di estraneità e indifferenza manifestati da Cristian.

Le sue amicizie sono costituite da ragazzi alla pari, spesso più volte ripetenti come lui, che vivono in famiglie di periferia, diventate povere, e destrutturate sul piano socio-affettivo. Le cattive amicizie, e il tempo pomeridiano e serale trascorso senza alcun custode, non lasciano presagire nulla di buono rispetto agli impegni richiesti per potersi integrare, a pieno titolo, nella nostra comunità scolastica.

Cristian sarà bocciato per la terza volta, oppure, prima ancora, finirà per strada, crescendo come un adulto inconsapevole delle leggi e delle norme che regolano la convivenza civile. Potrà diventare un pericolo per tutti, compiere atti delinquenziali gravi, nuocere alla comunità, farsi coinvolgere dalla malavita organizzata, manifestare indifferenza nei confronti di tutto e di tutti.

Una scuola migliore deve concentrare le sue energie migliori, le più vere, verso gli “ultimi”, gli alunni più fragili e difficili, che non possono contare sul sostegno educativo costante della famiglia. Fondi adeguati, finalizzati all’inclusione e all’integrazione, sono indispensabili per dare maggiore vigore e valore agli interventi e ai progetti pensati in tal senso. Sono estremamente insufficienti quei fondi, previsti dall’art.9 del CCNL 2007/09, per le aree a rischio e per l’inclusione degli alunni immigrati.

Naturalmente è necessario porsi il problema politico di creare nelle scuole le condizioni più opportune, strutturali e logistiche, aggiornando gli insegnanti sulle “tecniche pedagogiche” più efficaci per favorire l’inclusione e l’integrazione della diversità.

Purtroppo, la scuola del primo ciclo è organizzata, soprattutto la scuola media (il gruppo-classe rigido, le classi numerose, “i primi della classe”, la discontinuità degli insegnanti e delle materie di studio ecc.) in termini pseudo-meritocratici (la competizione, il voto, l’esame, la prova Invalsi ecc.); per cui, nonostante gli sforzi spontanei di alcuni insegnanti, la scuola risulta, per quegli alunni come Cristian, poco accogliente, poco interessante e poco motivante.

Salvare i ragazzi più difficili, più deboli, dall’insuccesso scolastico e, conseguentemente, dall’insuccesso nella vita, trovare le tecniche, le strategie e le persone più adatte, opportune, ed efficaci per incidere su questa realtà non sono cose da poco, ma costituiscono il fondamento, implicito nell’idea stessa di fare scuola!

È troppo facile, per la scuola, dire “dei ragazzi più difficili, se ne occupino i genitori”, senza che i genitori “ci siano”; per la società civile, dire “allora se ne occupi la scuola”, senza che quest’ultima metta in atto, realmente, quei meccanismi di compenso necessari.

Questa ipocrisia di fondo, priva di soluzioni, va a scapito di Cristian che così rischia di farsi e … di farci del male!

Gli insegnanti si “schierino” dalla parte dei ragazzi più deboli, più fragili, per ridare senso e valore alla scuola, quella vera! Salviamo tutti i Cristian che ci vengono affidati, riconoscendoli persone uniche, degne di valore e di stima!

“Io ti salverò”.

Saverio Fanigliulo

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