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Geopolitica e globalizzazione

Pubblicato il: 11/12/2009 16:47:00 -


Gianni degli Antoni è impegnato da tempo nella costruzione di una cultura dell’informatica in Italia. Ha insegnato discipline teoriche e applicate, ha fatto ricerca teorica e sperimentale: fisica dello spazio, strumentazione elettronica, elaborazione numerica dei dati, informatica, web, globalizzazione e crisi sono stati e sono tutt'ora i suoi principali interessi. Ritiene che la didattica via web e le comunità elettroniche cambieranno tutto. L’esperienza acquisita lo ha convinto che dopo la deframmentazione delle discipline ora si debba trasmettere un messaggio per ridare unità al sapere.
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I sogni dell’umanità vanno rivisti a fronte delle evoluzioni in corso che ciascuno di noi ha gli elementi per giudicare. Le utopie umanistiche (giustizia, uguaglianza, libertà…) sembrano in crisi. Guardiamoci attorno e parliamone. A parte momenti gioiosi, troveremo visioni un po’ cupe e molta paura. Il ridimensionamento delle utopie sembra andare di pari passo con l’evoluzione della popolazione e questa a sua volta sembra determinare gli sviluppi delle tecnologie. Ma forse, con la stessa evoluzione, cresce soprattutto la consapevolezza dei limiti umani.

Certo la morte è una delle certezze, ma la qualità di vita è compromessa, e se guardiamo poco più in là del recinto in cui viviamo, vediamo guerre, fame e sete. Cose che non ci riguardano. Il problema che ci riguarda è la coscienza: siamo ormai tutti convinti che molti mali oltre il nostro recinto siano dovuti almeno in parte all’incapacità umana di affrontare e risolvere i problemi. E a una concezione egoista del diritto e della proprietà. Abbiamo imparato a non soffrire per il crollo delle nostre utopie che non sono più delle linee guida per tutti. A quella spinta morale ci stiamo abituando a non tenerne conto. E, ahimè, così quella forma di attitudine si riflette anche nel recinto in cui viviamo. Inevitabilmente l’ipocrisia dilaga.

Il vecchio che fare? Va ripreso. Non certo in chiave marxista. Tuttavia dobbiamo guardare in faccia al mondo, non più solo al nostro. Non prendere atto degli enormi sviluppi demografici della Cina, dell’India, del Brasile, dell’Africa e di altre realtà è pura follia. I nostri egoismi vanno confrontati con le conseguenze future su di noi. Ma è oggi che dobbiamo porvi rimedio. Domani sarà troppo tardi. E non potremo più lamentarci, potremo solo subire le conseguenze della volontà di crescita di immense forze spesso povere che cercheranno diversi equilibri fra ricchezza e povertà. Certo noi viviamo sotto l’ombrello nucleare, che ha certo più importanza oggi che non al tempo del confronto fra il mondo capitalista e quello sovietico. Ma nessuno può trascurare le bombe umane che stanno ancora dilagando e forse non si fermeranno. E poi l’armamento nucleare è abbastanza distribuito. pur se in modo difforme. Di fatto l’armamento nucleare ha dato all’umanità un lungo periodo di relativa tranquillità accanto a immagini di immani tragedie (Hiroshima e Nagasaki, che oggi sono un monito per tutti coloro che pensano al conflitto come soluzione).

Ma gli equilibri nucleari di oggi sembrano avere lo steso ruolo che avevano nel conflitto fra capitalismo e mondo sovietico. Ovvero abbiamo ombrelli nucleari sotto cui si combatte molto seppure senza far ricorso ad armi assolute. E qui compare il ruolo delle tecnologie che hanno reso possibile il mondo cosiddetto globale. Queste tecnologie diffondono competenze, scelte di mercato, modelli di civiltà e anche potenziali possibilità di gestione di equilibri economici ambientali e commerciali oltre che militari.

Ne segue da poca logica che il mondo politico ha compiti gravi e difficili responsabilità. Quel mondo basa infatti il proprio consenso sul conflitto fra egoismi. Questi accecheranno tutti. La forza di un egoismo distruttivo potrà prendere corpo per disastri.

Ma questa situazione ha in fondo germi di soluzione dei problemi. Il mondo politico tiene ben nascosti le ragioni dei confronti militari, la valutazione degli sviluppi demografici nonché la valutazione dei problemi di immigrazione con i relativi rischi di conflitti oggi e domani e per i nostri nipoti. Forse è utopia, ma la trasparenza geopolitica dei governi potrà aiutarci. La chiusura verso il mondo degli immigrati è un caso di attualità impellente. Già si manifestano fenomeni irreversibili: le varie etnie presenti in Europa e nei Paesi più ricchi si chiudono, forse anche come conseguenza delle nostre tendenze separatiste. Eppure cittadini di oggi devono affermarsi anche attraverso Internet e la globalizzazione dei mercati.

La nozione di Stato sta di fatto già cambiando: il territorio sarà frazionato in vari sottostati delle varie etnie e confessioni, tanto più quanto più le isoleremo. Ovviamente è difficile immaginare oltre. Ma certo l’intelligenza umana e la povertà sono irrefrenabili nel bene e nel male. Spetta ora agli egoismi fare un esame di coscienza su chi siamo. E su cosa possiamo fare. Una cosa è sicura: la tendenza alla violenza ci vedrà perdenti anche se la violenza tarderà a manifestarsi.

Per approfondire:
• Lectio magistralis del professor Degli Antoni
http://www.novaglobal.it/webTV/index.php?idDoc=327&idChan=1&idProg=89

Gianni Degli Antoni

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