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Il futuro dei licei, con filosofia

Pubblicato il: 29/10/2010 12:45:00 -


Il riordino dei licei ha suscitato un intenso dibattito soprattutto in relazione alle ripercussioni che si attendono, per ogni riforma, sulla didattica delle discipline. Un punto di osservazione privilegiato può essere quello dell’insegnamento della filosofia.
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Le modifiche ordinamentali della scuola secondaria di secondo grado hanno aperto vari fronti di interesse e di dibattito soprattutto in relazione alle variazioni da apportare alla metodologia didattica. La contrarietà che traspare dalle scuole secondarie era ampiamente attesa e, infatti, in prima applicazione l’attenzione delle scuole è stata attratta dalle modalità per mantenere intatto lo status quo nell’ambito di un’azione di mutamento e non a governare in qualche modo lo stesso. A tutt’oggi non mi pare sia chiaro il rapporto che esiste tra Indicazioni nazionali e loro prescrittività e tra curricoli e programmi, applicati a discipline che nell’istruzione secondaria tendono a essere specialistici e poco multidisciplinari. Quello che traspare è una certa insofferenza per un rapporto tra conoscenze e competenze che non si riesce a dirimere per via teorica.

Un buon banco di analisi è la filosofia. I licei italiani non hanno mai insegnato “filosofia”, ma sempre “storia della filosofia” in quanto l’impostazione gentiliana era storicistica e non analitica o teoretica. Nell’ambito della storia della filosofia però lo sviluppo di competenze è necessario quanto nell’ambito della filosofia teoretica. All’università affrontando l’“Ethica” di Spinoza ebbi modo di leggere “Studi sull’ontologia di Spinoza” di Piero Di Vona in cui i concetti portanti o laterali dell’“Ethica” venivano messi in rapporto con la scolastica riformata (per lo più olandese e fiamminga) e con quella riformata (per lo più spagnola). Senza una competenza sull’“Ethica” (di tipo totalmente disciplinare) quel libro sarebbe stato incomprensibile, perché la sola conoscenza dell’“Ethica” avrebbe reso incomprensibile il meccanismo di raffronto fatto da Di Vona. La Storia della filosofia implica competenze che non possono essere sostituite da semplici conoscenze, pena la trasformazione del sapere filosofico – pur storicizzato – in una sorta di “racconto” di idee.

Le Indicazioni nazionali per i Licei avrebbero potuto trasformare l’insegnamento della Storia della filosofia in insegnamento della Filosofia. Non lo hanno fatto e io credo si sia persa una grande occasione. La mediazione storica può nuocere alla comprensione del pensiero filosofico e credo che l’assenza di filosofi di spessore mondiale in Italia in questi ultimi 50 anni nasca soprattutto dall’impostazione data dallo studio della filosofia ai licei. Ma questa è una mia opinione, mentre le Indicazioni nazionali sono una competenza del Ministero.

I licei mi pare abbiano difficoltà a redigere curricoli partendo da Indicazioni che si declinano anche con obiettivi specifici di apprendimento. Tra questi sta facendo un certo scandalo l’elenco generale dei filosofi: Socrate, Platone, Aristotele, Agostino, Tommaso d’Aquino, Galilei, Bacone, Pascal, Vico, Diderot, Cartesio, Hume, Hobbes, Locke, Rousseau, Spinoza, Leibniz, Kant, Hegel, Schopenhauer, Marx, Kirkegaard, Nietzsche, Heidegger, Husserl, Freud, Wittgenstein.

Le Indicazioni nazionali si aprono precisando che: “Si è scelto di orientare la stesura delle Indicazioni secondo un modello scevro da tecnicismi inutili e accessibile all’intera comunità scolastica. (…) La scelta di evidenziare all’interno delle linee generali di ogni disciplina le competenze attese e di redigere obiettivi specifici di apprendimento in cui fossero uniti tutti gli aspetti che entrano in gioco nell’acquisizione di quelle competenze si colloca in continuità con le Indicazioni per il curricolo del primo ciclo attualmente in vigore.”

Per la filosofia più avanti si scrive: “al termine del percorso liceale lo studente è consapevole del significato della riflessione filosofica come modalità specifica e fondamentale della ragione umana che, in epoche diverse e in diverse tradizioni culturali, ripropone costantemente la domanda sulla conoscenza, sull’esistenza dell’uomo e sul senso dell’essere e dell’esistere; avrà inoltre acquisito una conoscenza il più possibile organica dei punti nodali dello sviluppo storico del pensiero occidentale, cogliendo di ogni autore o tema trattato sia il legame col contesto storico-culturale, sia la portata potenzialmente universalistica che ogni filosofia possiede.”

Una domanda che ci si può porre è se i docenti e gli alunni dei licei preferiscano agire nell’ambito di programmi o di indicazioni: l’attuale sconcerto per aver chiesto contemporaneamente lo sviluppo di competenze e l’aver declinato una lista di filosofi “obbligatori” rientra in una difficoltà progettuale che non può essere risvegliata da documenti ministeriali. Progettare curricoli tenendo ferme le competenze da raggiungere e gli obiettivi specifici di apprendimento non è una cosa così complessa se si ragiona con meccanismi di selezione e non di aggregazione. Ma poiché siamo nell’ambito della Storia della filosofia nessuna Indicazione nazionale prescinderà da una qualche impostazione storicistica che di fatto “vieti” di saltare qualche passaggio. Tutto questo nega la possibilità di fare filosofia e costringe i docenti “solo” a “raccontare” tutti quei filosofi (come peraltro stanno già facendo)? Personalmente penso di no, perché l’analisi storico-critica del pensiero di un filosofo non necessariamente passa per l’esposizione in termini metafisici del suo pensiero. Aristotele e Hegel hanno fatto “storia della filosofia”, ma in modo molto diverso: il primo per rimarcare la sua distanza dai presocratici, il secondo per storicizzare tutto il pensiero occidentale. Se analizziamo attentamente però i fatti filosofici possiamo dire che anche il “parricidio” di Parmenide a opera di Platone è Storia della filosofia (non storicistica), ma anche che la trattazione di Spinoza nelle Lezioni di storia della filosofia di Hegel non corrisponde all’inglobamento della filosofia spinoziana fatta nella Scienza della logica. Perché Hegel ha ben distinto la storia della filosofia dalla filosofia.

Pur pensando che le Indicazioni nazionali per la scuola secondaria siano una grande occasione persa non credo non ci sia uno spazio curricolare e progettuale per chi vuole intraprenderlo.

Stefano Stefanel

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