Fra politiche per il diritto allo studio e realtà
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L’efficacia delle politiche per il diritto allo studio è condizionata dal loro avvio nel primo segmento di istruzione dell’obbligo, per poter garantire a tutti le stesse opportunità educative è necessario intervenire fin dalla formazione primaria!
Qualche settimana fa, nell’ambito di un workshop tenutosi a Bari, è stato presentato il “Profilo dei diplomati pugliesi”, elaborato sulla base di una indagine svolta tra oltre diecimila studenti che hanno affrontato l’esame di stato lo scorso anno scolastico.
I risultati della rilevazione si presentano conformi a quella più ampia di carattere nazionale e, pertanto, consentono una riflessione di carattere generale.
Dall’indagine emerge che la scelta del diploma secondario superiore ha tuttora forti caratterizzazioni di genere: così, ancora nel 2010, il “gentil sesso” prevale nei licei psico-pedagogici, linguistici, classici e di istruzione artistica, al contrario di quanto accade negli istituti tecnici industriali e per geometri o nei professionali per i servizi alberghieri. Fin qui nulla di stravolgente rispetto a quanto potrebbe emergere da una rilevazione empirica.
Abbastanza prevedibili anche i risultati relativi alla relazione tra contesto familiare di provenienza e scelta della scuola secondaria: la forte presenza di studenti di estrazione borghese caratterizza gli indirizzi liceali classici e scientifici, dove vi è una sotto rappresentazione della classe operaia.
Quello che a mio avviso appare meritevole di considerazione è la lettura congiunta di alcuni fattori che condizionano il percorso scolastico degli studenti già prima del loro ingresso nella scuola secondaria superiore.
I modelli di analisi mostrano che il genere (femminile) e il titolo di studio dei genitori influenzano fortemente l’esito scolastico della scuola media inferiore, laddove la classe sociale ha un effetto solo marginale. In altre parole, la probabilità di concludere la scuola media inferiore col risultato di ottimo è condizionata non dall’essere figli di professionisti/dirigenti, ovvero figli di lavoratori dell’area impiegatizia oppure studenti di estrazione operaia, quanto dal titolo di studio dei genitori (oltre che dal genere).
Questo dato va letto in relazione all’effetto che l’esito scolastico delle media inferiori ha dapprima sulla scelta della scuola superiore e, in seguito, sulla probabilità di iscriversi all’università.
Pertanto, ipotizzando la situazione teorica di una studentessa (quindi di sesso femminile) appartenete alla classe media impiegatizia e con genitori diplomati, la ricerca evidenzia come la probabilità di accedere a un liceo salirebbero dal 7 al 75% se il risultato delle medie inferiori passasse da sufficiente a ottimo.
Si tratta di uno scarto percentuale che non solo induce a riflettere, ma porta a concludere che l’efficacia delle politiche per il diritto allo studio è condizionata dal loro avvio nel primo segmento di istruzione dell’obbligo. Per poter garantire a tutti le stesse opportunità educative è quindi necessario intervenire fin dalla formazione primaria: diversamente le politiche per il diritto allo studio potrebbero essere destinate, nonostante le migliori intenzioni, a rimanere prive di effetto.
(Dati elaborati da AlmaDiploma).
Anna Maria Pani