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La formazione dei cittadini

Pubblicato il: 24/07/2009 16:03:11 - e


Interrogato da una nostra utente, Marco Rossi Doria risponde.
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“Sono un’insegnante di un istituto professionale di Cesena. Vorrei proporre alcune domande al professor Rossi Doria, di cui ho letto recentemente un bell’articolo su un quotidiano:
1. Quale è il ‘minimo sapere che ti rende cittadino’? Che cosa ci rende cittadini?
2. ‘Non fa male ripetere un anno se non hai appreso neanche ciò di cui oggi non si può fare a meno’. Di che cosa oggi non si può fare a meno?
Chiara Malagoli”

Cara Chiara Malagoli,
L’organizzazione mondiale della sanità, l’ONU e la UE ci dicono cose che valgono ovunque nel mondo circa le condizioni minime per accedere alle possibilità nella vita: senso di appartenenza comunitaria e capacità partecipative, senso del limite, cultura materiale: saper fare cose entro una comunità, almento un adulto significativo di riferimento, una rigorosa alfabetizzazione di base, buona esposizione ai nuovi media. Le competenze per essere cittadini e dunque avere una prospettiva di vita dignitosa sono legate, poi, al sapere: saper apprendere insieme agli altri e anche da soli, poter curiosare largamente nelle informazioni, sapere utilizzare molti media, sapere di sapere e non sapere.

Ma alla base di ciò vi sono delle competenze fondative e strutturanti, senza le quali non si riesce a costruire sapere e a imparare davvero e poi a imparare a imparare; in Italia sono, per esempio, codificate bene negli obiettivi – in tutte e ognuna delle aree disciplinari – delle indicazioni nazionali per il curricolo della scuola di base – la parte riguardante la scuola primaria, intanto – ma tutta! E penso che la prima cosa perché ciò possa avere luogo sia conoscere (sapere parlare, scrivere e leggere bene entro i nove anni) la principale lingua veicolare del luogo dove si vive; nel nostro caso l’italiano.

Marco Rossi-Doria

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