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Ex cattedra

Pubblicato il: 27/01/2011 17:10:16 -


L’insegnante spesso non sorride, vive ogni giorno le difficoltà di un mestiere in cui bisogna diventare un camaleonte per catturare l’interesse o una qualche forma di partecipazione degli alunni, ragazzi che spesso non si riconoscono più nei modelli educativi che l’istituzione scolastica cerca di proporre.
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Il libro di Starnone ha fatto epoca: reale, dissacrante e profondamente vero nell’ironia che sfuma il grottesco o il patetico. Ma scrivere di scuola è molto diverso dal rappresentarla perché la scrittura scava nell’anima ed esprime sentimenti ed emozioni, lascia il tempo di fantasticare e far volare la mente, filtra il presente con gli occhi del passato, racconta e si lascia raccontare senza cadute di tono, uno sguardo che rappresenta la consapevolezza dell’essere un insegnante, un alunno. Quello che abbiamo visto sul teleschermo non ha niente in comune con il libro di Starnone perché la televisione è diventata ormai virtualmente irreale, intrigante e confusionaria nei messaggi ambivalenti che propone, modello di uniformità che svilisce e allontana dai contenuti che dovrebbero indurre a riflettere sul come e perché la società, la scuola vivono tempi magri e difficili. L’insegnante spesso non sorride, vive ogni giorno le difficoltà di un mestiere in cui bisogna diventare un camaleonte per catturare l’interesse o una qualche forma di partecipazione degli alunni, ragazzi che spesso non si riconoscono più nei modelli educativi che l’istituzione scolastica cerca di proporre. Gli strumenti per l’interpretazione e la comprensione della vera realtà si appiattiscono sempre più, bersagliati come siamo da una ridda di informazioni che destabilizzano gli adulti e ancora di più gli adolescenti che spesso vivono in prima persona il disagio, malessere che nasce dal non avere più quei punti fermi, ideali o sostegni per crescere e riconoscere il bene e il male senza confonderli e farne un tutt’uno. Dalla cattedra si cerca di comunicare e di trasmettere messaggi, segnali di apertura e confronto per allontanare le ombre, l’isolamento e le incertezze del presente e del futuro e per fare tutto questo ci vuole tanto coraggio.

“Ho detto ai miei alunni: ‘Domani portate una cassetta. Di legno possibilmente’. Volevo una cassetta con tre fori da un lato e tre fori dall’altro… ‘Terremo la cassetta qui sulla cattedra, ci metterete dentro le vostre domande’. Poi una ragazza mi ha chiesto: ‘I fori a che servono?’ Ho spiegato che servivano a far respirare le domande; le domande, ho aggiunto, sono vive. ‘Voi imbucate le domande poi ci metteremo a cercare insieme le risposte…’ Con la cassetta delle domande volevo fare un altro tentativo di redenzione, mia e dei miei alunni. Se i miei allievi mi avessero interrogato, avrei saputo qualcosa in più su di loro. Se mi fossi provato a rispondere avrebbero saputo qualcosa in più su di me. Ma la cassetta non è piaciuta: pazienza”.
(Domenico Starnone, “Solo se interrogato”, Feltrinelli 1995)

Laura Alberico

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