Egle Becchi: una pedagogia del dare senso al mondo
Egle Becchi ci ha lasciato a 91 anni, a pochi mesi dalla pubblicazione del suo ultimo libro in cui affronta il rapporto tra infanzia e pedagogia attraverso la lente dell’approccio psicanalitico di Anna Freud (Becchi, 2021). Leggendo la lista dei libri pubblicati durante la sua lunga carriera accademica si rimane stupiti. Ha esplorato con raffinata competenza territori diversi della pedagogia, che vanno dalla ricerca sulla sperimentazione educativa, alla valutazione del profitto scolastico, all’analisi e valutazione della qualità dei nidi e dei servizi per l’infanzia, alla storia dell’educazione, alla ricostruzione storica delle condizioni dell’infanzia e delle concezioni che hanno formato una cultura dell’infanzia in diversi momenti storici.
Di lei ho ammirato, nei lontani anni del mio dottorato in pedagogia sperimentale, lo spirito critico, la franchezza nell’individuare lacune nell’argomentazione, l’incoraggiamento nell’esplorare ibridazioni tra discipline teoriche diverse, il fermo e rigoroso richiamo a fare i conti con la prassi educativa. Si aspettava che i dettagli di un fenomeno venissero messi in luce, ma poi chiedeva sempre, con un’attitudine che credo le venisse dalla ricerca storica, di non trascurare i più ampi contesti in cui il fare di insegnanti e allievi si inseriva. Questa grande capacità di andare e venire tra una valutazione analitica e il più possibile oggettiva dei dati, e una ricostruzione qualitativa del contesto, emerge in maniera particolarmente felice nei libri sulle scuole dell’infanzia e i servizi educativi del Comune di Pistoia (Becchi e Bondioli, 1997; Becchi, 2010). In questi testi veniva delineata una pedagogia per l’infanzia fondata su un rapporto molto stretto e circolare tra fare e sapere. I concetti di un sapere che Egle Becchi non aveva cercato nelle teorie pedagogiche, ma nei testi prodotti da coordinatori pedagogici, nelle relazioni degli insegnanti e degli operatori dei servizi educativi del comune di Pistoia. Al centro della pedagogia delle scuole dell’infanzia pistoiesi sono le attività proposte ai bambini, ancorate allo specifico contesto della città, volte a stimolare un fare esperienza, e un costruirsi di comportamenti che aiuteranno la maturazione di cittadini intelligenti. Attività e proposte vengono ciclicamente progettate, ripensate, valutate, anche attraverso la consulenza di ricercatori, ma con un’elaborazione continua e partecipata di insegnanti e coordinatori.
In questa pedagogia per l’infanzia la prassi riflessiva di insegnanti e coordinatori condivide l’operazione fondamentale che si cerca di stimolare nei bambini: assegnare un senso all’esperienza avventurandosi nell’incertezza e rielaborando in maniera anche ludica ciò che sembra già noto; entrare in situazioni in cui l’ipotesi e l’immaginazione si attivano, in una ricerca dove non si rimane totalmente racchiusi nella realtà ma neanche si fugge da essa. Egle Becchi illustra un altro aspetto di questo complesso processo attraverso una similitudine con la creazione artistica: “Come chi crea un’opera d’arte deve fare i conti con la realtà, elaborare a fini di comunicazione pubblica quanto ha prodotto, così anche il bambino deve avviarsi a mediare i suoi contenuti psichici, metterli a confronto con il mondo, di cui saggia e verifica interpretazioni. E questo con la guida di persone che hanno fatto, nelle loro stesse relazioni con l’infanzia, un cammino analogo, e sono arrivate nel sicuro porto di un mondo cui hanno assegnato significato, grazie a una serrata opera di riflessione cui ogni buon educatore non deve sottrarsi” (Becchi, Galardini et al., 2010).
La relazione riflettuta con l’infanzia, anche probabilmente con la propria infanzia, nutriva la creatività di Egle, era alla base della sua prontezza nel considerare le situazioni da un altro punto di vista, del coraggio nell’iniziare nuove avventure di riflessione e di studio, dell’asprezza con cui a volte poteva rimettere totalmente in discussione il lavoro compiuto, della dolcezza e rispetto con cui considerava l’esistenza delle persone. Ci eravamo ricontattate per telefono e per posta elettronica dopo tanti anni in cui non ci eravamo più sentite. Mi aveva scritto grazie e grazie di essere rientrata nella mia antichissima vita. Mi stava insegnando, in un modo sempre autoironico, che nel tempo di un’esistenza possono convivere saggezza e sana “follia”, cura del giardino e scrittura, impegno di ricerca e relazioni intense con persone care. Per Egle lo scrivere era gioia e sollievo. La ricordo così, nel suo impegno di ricerca e di scrittura, nell’apertura all’incontro umano autentico, nel piacere di pensare alla bellezza artistica, nell’incoraggiamento a vivere con pienezza.
Note bibliografiche
Becchi, E., e Bondioli, A. (a cura di) (1997). Valutare e valutarsi nelle scuole dell’infanzia del Comune di Pistoia. Un modello di formazione degli insegnanti. Bergamo: Junior.
Becchi, E. con A.L. Galardini et alii (2010). Una pedagogia del buon gusto. Esperienze e progetti dei servizi educativi per l’infanzia del Comune di Pistoia. Milano: Franco Angeli.
Becchi, E. (a cura di) (2021). Anna Freud. Infanzia e Pedagogia. Una psicoanalisi dell’io. Brescia: Editrice Morcelliana-Scholé.
Margherita Orsolini già professore ordinario di Psicologia dello Sviluppo e dell'Educazione, ha insegnato Disturbi dell'apprendimento e bisogni educativi speciali alla Sapienza Università di Roma. Tra le sue ultime pubblicazioni: Orsolini, M. (a cura di)(2019) Pensando si impara- Stimolare l'attenzione, le funzioni esecutive e la memoria di lavoro nei bambini con bisogni educativi speciali. Milano: Franco Angeli.